don Marco Pedron"Vado verso la vita"
don Marco Pedron
XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
Vangelo: Mt 10,26-33
Questo brano fa parte del capitolo 10 di Mt, che contiene il discorso missionario, apostolico
(l'abbiamo sentito anche domenica scorsa). Il discorso comprende una serie di istruzioni precise all'imperativo: sono cioè un comando, un'esigenza per non affogare in situazioni difficili.
Nei primi anni e nei primi secoli non fu facile essere cristiani! E l'esserlo era una scelta esigente, una scelta che comportava coraggio e conseguenze pericolose. Non era una scelta fra le tante ma una scelta che determinava la vita.
Oggi per molte persone essere cristiani o non esserlo non fa molto la differenza. Andare in chiesa o non andarci è un po' lo stesso. Che Gesù ci sia stato o meno non tocca le nostre esistenze. Allora è come la scelta di quale supermercato utilizzare per la spesa, di quale negozio per il vestito o di quale spiaggia per le vacanze (a volte le spiagge sono ricercate con più cura che non il Signore): una o l'altra fa lo stesso. Ma ciò che è "lo stesso" non può dare nulla.
Qui ci sono quattro contrapposizioni (nascosto-svelato, segreto- manifesto, tenebre-luce, orecchio-tetti) che corrispondono a ciò che i primi cristiani vivevano. Dovevano vivere la loro fede nel nascondimento, nel segreto, nelle catacombe e manifestarla in pubblico era pericoloso, molto pericoloso. E ci voleva molto coraggio!
Per noi oggi è un invito a portare alla luce ciò che è nascosto, a non aver paura di compiere quest'operazione di messa in luce, di far vedere, di mostrare ciò che è tenuto nel buio.
Non temere di svelare ciò che è nascosto. C'è un ragazzino che mangerebbe sempre. I suoi genitori lo hanno messo a dieta e lui, appena può, si rimpinza fino a stare male. E' chiaro che il suo problema non è il cibo. Di che cosa ha fame? Di che cosa ha bisogno perché il cuore e la sua anima siano pieni? A che serve far finta di niente? A che serve chiedere una dieta al dottore? Finché non verrà fuori, il vero problema, ciò che è nascosto, continuerà a mangiare. Dio, se qualcosa ti dice, è di guardare la realtà e di non nasconderti dietro a false scuse.
C'è un ragazzo che ruba i cinque euro dal portafoglio del papà. Scoperto, sgridato (giusto!), ripreso, continua a farlo. I genitori gli dicono: "Diventerai un delinquente!". E se continuano a dirgli così lo diventerà. Ma dobbiamo chiederci: "Qual è il vuoto che ha dentro che colma rubando, impossessandosi dei soldi?". E' vuoto perché non ha soldi o è vuoto perché ha bisogno di riconoscimento, di autonomia, di amore? Perché se fosse così (ed è così!) lui, spinto da questo bisogno, continuerà a rubare e noi, accusandolo e non comprendendolo, creeremo davvero un delinquente. A che serve accusarlo e non cogliere il messaggio che ci sta lanciando?
Un'altra ragazzina non vuole venire al camposcuola perché il bagno non è pulito, perché si mangia male, perché non può telefonare quando vuole. Credere a ciò che dice è non ascoltarla. Cosa ci sta dicendo dietro a questi messaggi? Non è che faccia fatica a staccarsi da casa per cui tutte le scuse sono buone per non andare? Non è che ci sta dicendo di non sentirsi poi così tanto sicura di sé?
Una donna corre sempre e fa un sacco di cose. Chi la vede da fuori la stima perché è energica, solare, simpatica. Sembra un vulcano, un tornado di forza. Ma sotto sotto, invece, ha una paura folle. In casa sua molti dei suoi parenti hanno avuto malattie psichiche. Lei sente una "certa tristezza" e fa di tutto per non sentirla perché teme di far la loro stessa fine. E se non l'ascolta, la farà! Non temere di svelare, di vedere, ciò che senti. Perché ciò che vedi non ti può più distruggere. Solo ciò che lasci nell'ombra ti può colpire e ti colpirà. A che serve far finta di niente?
Un uomo sente che la sua fede ha bisogno di nuova vitalità, di nuova energia, di qualcosa di nuovo. Ma è da tanti anni che fa le solite pratiche religiose e frequenta i soliti incontri. Sente che c'è qualcosa che non va ma si dice sempre: "Ho sempre fatto così perché dovrei cambiare? Se finora mi è sempre andata bene così me la farò andare bene ancora". Ma così finge, non si ascolta, fa finta di non vedere. Non temere ciò che senti, non temere di portare in luce nuove esigenze. La vita si rinnova ogni giorno e ciò che non si rinnova deperisce. A che serve far finta che tutto vada bene quando invece non è così?
Ci sono molte persone che dicono sempre con le parole e con l'atteggiamento: "Va benissimo". E, invece, non è vero niente. Va benissimo perché non vogliono vedere che il rapporto con il partner si sta inaridendo, che avrebbero bisogno di mettere ordine alla propria vita, che avrebbero bisogno di silenzio, che certi sentimenti proprio non li conoscono, non li vivono: stupore, meraviglia, entusiasmo, passione, lasciarsi andare, sentirsi grati della vita, sentirsi nelle mani di Dio. A che serve far finta di niente? Forse che i nodi non arriveranno al pettine? Forse che non verrà il momento in cui dovrai rendere conto di ciò che hai tenuto nascosto?
Non temere di manifestare i tuoi segreti. C'è un uomo che un giorno in un momento di debolezza ha ceduto alla passione e ha avuto una relazione con un'altra donna. Se ne è pentito tantissimo; ha capito di aver fatto uno sbaglio enorme; si è accorto di cercare qualcosa che non esiste, di illusorio (la donna ideale); si è accorto di amare profondamente la propria moglie, la quale non è perfetta ma lo ama, lo cura, lo ascolta, lo stima e ci crede proprio al loro rapporto. E' un segreto enorme; è un macigno tremendo che si tiene dentro e che ha bisogno di raccontare a qualcuno. Il senso di colpa, la vergogna di ciò che ha fatto lo sta soffocando. Manifesta i tuoi segreti altrimenti ti schiacceranno! Dio è più grande dei tuoi segreti e delle tue paure. Dio può accogliere e raccogliere i tuoi segreti. Ha bisogno di trovare qualcuno che lo possa ascoltare senza giudicare; ma ha bisogno ancor di più di trovare la forza per raccontare tutto questo, per liberarsi da questo peso.
Un ragazzo di vent'anni sente delle "tendenze strane" dentro di sé: pensa di essere attratto dagli altri ragazzi. Si vergogna da morire di ciò che prova e non lo vuole dire a nessuno. Ma così facendo il fantasma si materializza. Il giorno in cui ne parla scopre solo di essere un po' timido e di non avere un buon rapporto con la madre. Quando scopre tutto questo dice: "Tutto qui?". E va a casa leggerissimo. Dio è più grande dei tuoi segreti e delle tue paure.
Alcune donne non riescono più a vivere dopo un aborto. Magari non lo sa nessuno ma la coscienza sì che lo sa. E siccome la vita è vita – e per quante leggi ci siano che lo permettano la nostra coscienza sa che uccidere la vita è contro natura perché la vita vuol vivere – vivono ogni giorno con un gigantesco senso di colpa, di indegnità, di sporco, di essere sbagliate. Se questo segreto rimane dentro può veramente distruggere la vita e l'anima di una donna.
E' come un piccolo buco nella diga: sembra nulla rispetto all'enorme massa di cemento, ma quel piccolo buchetto corrode e distrugge la grande diga.
I nostri segreti sono spesso dei sensi di colpa che ogni mattina ci perseguitano (e anche ogni notte: a volte ci inseguono e noi scappiamo nei sogni!). Sono segreti per gli altri ma non per il nostro inconscio, per la nostra coscienza: tutto ciò che facciamo la nostra coscienza lo sa e non se lo dimentica. Tutto viene registrato e si imprime lì. Anche se lo so solo io quella voce lì ogni mattina mi accusa: "Se gli altri sapessero... bastardo!... guarda cos'hai fatto!... ma come fai a vivere dopo ciò che hai fatto... ma non ti vergogni...". E siccome noi sappiamo che ciò che dice è vero, le permettiamo di distruggerci, di disonorare la nostra dignità. E' come se le dicessimo: "Dì pure perché, in fin riconti, hai ragione". E lei lo fa.
Allora io ho bisogno di manifestare a qualcuno i miei segreti per sentirmi liberato, perché qualcuno mi dica: "Adesso basta, perdonati che Dio ti perdona. Finiscila. Chiuso".
Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce. Quello che ti pare, sia confrontato; quello che ti sembra, sia verificato. Quante volte ci pare di aver capito qualcosa di noi, di aver messo a fuoco qualcosa di importante per la nostra vita. Ma non ne siamo sicuri. Ci sembra, ci appare vero ma ne siamo un po' dubbiosi. E che si fa? Se ciò che hai colto è ancora un po' buio allora bisogna schiarirlo, portargli luce, perché appaia per quello che è.
Mi sembra di dover fare quella scelta, ad es. uscire di casa. Ma non ne sono sicuro: ho un po' di buio dentro. Mi sembra che ci sia qualcosa che fra me e mio figlio non "vada più". Ma non riesco a distinguere se è solo una normalità poiché non si può vivere sempre al 100%, se è solo una paranoia mia o se è un dato di fatto. Avverto che dovrei cambiare lavoro. Ma non sono sicuro se il problema è il lavoro o qualcos'altro. Mi sembra che la mia fede sia superstizione: ho questo dubbio, che si fa? Quando c'è buio, quando nell'oscurità intravedi qualcosa, c'è bisogno di luce.
Un nostro professore di seminario ci raccontò un fatto molto simpatico. C'era una nebbia fittissima e lui era in bicicletta (o in motorino?). C'era anche un amico con un'altra bici. Vide due luci rosse e pensò: "Quelle, mi pare siano due biciclette. Io ci passo in mezzo". Purtroppo era un camion in sosta e l'impatto fu tremendo. Ma perché non chiedere? Perché non cercare chiarificazioni?
Quando una cosa è nebulosa cerca luce. Quando una cosa "ti sembra" trova chiarificazioni.
Quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.
Quante volte abbiamo delle intuizioni. Le sentiamo dentro di noi, le ascoltiamo come un desiderio del cuore, dell'anima, come un sussurro che ci parla all'orecchio e che ci entusiasma il cuore.
A volte sentiamo che dovremmo cambiare vita, stile di vita. Sentiamo che così non possiamo andare avanti, che è distruttivo, che non ci lascia niente dentro. E' un'intuizione pericolosa ma vitale.
Predicarla sui tetti vuol dire portarla a compimento: far sì che non ci rimanga solo dentro ma che diventi realtà. A volte intuiamo che dovremmo fare quella cosa, quella scelta, quel corso; intuiamo che dovremmo dire certe cose a quella persona, che dovremmo chiarire con quell'altra. Ma temiamo le conseguenze; temiamo d'agire, di fare, di concretizzare ciò che è solo un'intuizione del cuore o dell'anima.
Predicare sui tetti vuol dire far passare ciò che è interno, un'intuizione, all'esterno. Traduci in realtà le tue intuizioni profonde. E' importante che ciò che abbiamo nella mente, ciò che accarezziamo come desiderio diventi azione, realtà, si concretizzi.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non hanno potere di uccidere l'anima.
Questa frase di Gesù esprime una verità profonda che Gesù visse: Lui era ancorato nel Padre. E tutto ciò che il mondo gli faceva (attacchi, umiliazioni, derisioni, persecuzioni) feriva profondamente Gesù. Ma c'era un luogo dove tutto questo non poteva giungere. E quando era stanco, sfiduciato, "giù", si ritirava a pregare per tornare in quel luogo.
Gli uomini possono ferirci profondamente: possono "sbandierare" alla piazza le nostre miserie, possono far girare voci false, possono mettere sospetti, possono umiliarci, possono farci paura, possono farci pressioni, possono disonorarci e tanto altro. Ma c'è un posto dove non possono arrivare: "Qui non arrivi!". Nella mia parte più vera, più profonda, più divina, dove regna Dio, io sono nelle sue mani e tutte le accuse non giungono. Lì io mi sento al sicuro, tranquillo, al riparo. Lì la mia dignità non può essere colpita.
Gli uomini possono farti tutto ma non ti possono togliere la tua anima a meno che tu non glielo permetta. Gesù lo hanno addirittura ucciso ma prima di morire ha detto: "Padre nelle tue mani affido l'anima mia". Come a dire: "Mi avete ucciso ma l'anima è rimasta viva. La ri-affido, la ri-dono, a mio Padre".
C'è qualcosa di noi che è solo nostro: nessuno può uccidere la nostra anima se non che noi. Per quanto io sia oggetto di pressioni e di paure, rimane uno spazio di libertà, uno spazio dove io regno, dove io decido per me e per la mia vita. Nessuno mi può togliere l'anima. Io la posso perdere ma nessuno me la può sottrarre. Gesù dice: "Senti, ti possono togliere tutto, ma sta attento che non ti tolgano il tuo cuore, la tua coscienza, quello che hai dentro, la tua anima, che non la uccidano". Questa è la tua ricchezza.
Tu non sei il tuo lavoro, la laurea, la posizione sociale, il ruolo, la fama: tu sei la tua anima! "Non svendere mai te stesso. Quando hai perso te stesso, la tua coscienza, quando non sai più chi sei o cosa sei, che ti rimane?".
Quanta gente vende la propria anima per così poco: per i soldi, la ricchezza, la fama la gloria la superiorità. Nella Bibbia c'è una storia di uno che vendette la primogenitura, che era la cosa più grande per un ebreo, per un piatto di lenticchie.
Poi ci sono due immagini poetiche: quella dei passeri e dei capelli del capo.
Vogliono dire: "Nulla accade al mondo senza che Dio lo sappia. Dio è più grande. Dio è più forte". "Tu non ti preoccupare. Guarda, Dio ti ha creato. Dio ha creato i passeri e i capelli del tuo capo. I passeri e i capelli del tuo capo sono cari e preziosi a Dio. Vuoi non esserlo tu? Ma se Dio ti ha creato, vuoi proprio che ti abbandoni? Che prima ti faccia nascere e poi ti faccia morire? Ma non ti preoccupare!!!". Per me è molto importante quando le tensioni e le preoccupazioni iniziano a salire e a invadermi dirmi: "Ma non ti preoccupare! ma vivi tranquillo! sta' sereno! Dio è più grande". Non è un banalizzare le situazioni ma un ritrovare una grande fiducia nei momenti difficili. So che Dio lavora e agisce anche se io non capisco. Ma poiché so che c'è Lui, anche se non capisco, me ne sto tranquillo.
Poi Gesù chiude con due raccomandazioni, una in positivo e l'altra in negativo: "Chi mi riconoscerà... anch'io lo riconoscerò; chi mi rinnegherà... anch'io". A prima vista sembrano una vendetta di Dio: "Tu mi fai così? Io ti ripago con la stessa moneta". In realtà vogliono semplicemente dire: "Sii fedele a ciò che sei". Non dir di no al Gesù che è in te, alla tua anima, alla tua parte divina, profonda. Riconosciti in tutte le tue dimensioni: tu sei corpo, mente, psiche, ma tu sei soprattutto anima.
Vivere senz'anima (facendo finta di non averla, disinteressandoci) ci porta alla disperazione, all'insoddisfazione, all'inquietudine continua. Noi non la riconosciamo e lei non ci può dare ciò di cui più abbiamo bisogno: un'anima alla vita, un senso, un significato, una passione la linfa.
Il vangelo di oggi è segnato da questa grande frase che si ripete tre volte: "Non abbiate paura". Il 9 Aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossenburg viene condannato a morte, ingiustamente, il pastore teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer per aver tentato di sovvertire e di resistere al regime nazista. In quella mattina saluta i compagni di cella dicendolo loro con grande serenità queste parole: "Vado verso la vita". E andava a morire.
Allora io credo che, forse, noi chiamiamo morte ciò che è vita. E magari chiamiamo vita ciò che, forse, è morte. Allora io credo che non c'è motivo di temere qualunque cosa succeda. Mi fido di Gesù e dico come Bonhoeffer oggi: "Vado verso la vita" qualunque cosa mi stia succedendo.
Qualunque cosa io stia vivendo e mi stia capitando – proprio qualunque! – dico: "E' per la vita tutto questo. Non capisco ma non ho paura: c'è Lui. Non mi devo spaventare". E vorrei smettere di controllare le giornate, le persone, l'età che passa, l'essere perfetto, cosa dice la gente. Smetto di controllare perché tanto c'è già Lui che controlla ogni cosa: ci pensa Lui. C'è Lui, non ho devo temere e anche se sembra morte mi dico: "Vado verso la vita".
Pensiero della settimana
Tutto ha un senso.
Elaborare significa trovare il senso delle cose.
Ciò che non elaboriamo rimane pericoloso.
Da ciò che è pericoloso ci difendiamo.
Ciò da cui ci difendiamo sembra attaccarci.
Ciò che ci attacca ci ferisce.
Tutto è vivibile, accettabile, se ha un senso!
Fonte:http://www.qumran2.net/
Commenti
Posta un commento