Don Mario MORRA SDB"Ma i giusti si rallegreranno, trionferanno in presenza di Dio, ed esulteranno di gioia"
25 giugno 2017 | 12a Domenica T. Ordinario - A | Omelia
12a Domenica T. Ordinario
Ma i giusti si rallegreranno, trionferanno in presenza di Dio,
ed esulteranno di gioia
Fermiamoci a riflettere brevemente sul messaggio che ci viene dalla 1a lettura, tratta dal libro del
profeta Geremia, che tocca un problema molto sentito ed attuale: quello della sofferenza e della crisi di sfiducia e di scoraggiamento nei momenti della prova, che tutti possiamo attraversare.
Il profeta Geremia vive 650 anni prima di Cristo, in un'epoca tormentata sia politicamente che religiosamente, che culminerà con la distruzione di Gerusalemme da parte dei Babilonesi, e la deportazione del re e della maggior parte della popolazione. Geremia ha il triste destino di parlare a nome di Dio e di non essere ascoltato; gli eventi danno ragione alle sue parole, ma purtroppo egli deve subire le conseguenze degli errori che i suoi connazionali commettono, non ascoltandolo. Geremia rimane nella città distrutta, con i poveri scampati all'esilio, ed è oggetto di ostilità e di percosse da parte dei rappresentanti ufficiali del culto ebraico, che non comprendono il suo annuncio profetico.
Oppresso dalle sofferenze che si abbattono su di lui da ogni parte, egli si rivolge al Signore con espressioni veramente audaci. Rinfaccia a Dio di essere stato da Lui non solo abbandonato, ma illuso ed ingannato: "Tu mi hai sedotto e io mi lasciai sedurre; tu mi hai fatto forza e hai prevalso". Parole forti che esprimono tutta l'amarezza del profeta deluso, e che riflettono anche il nostro stato d'animo nei momenti di prova, quando anche noi siamo tentati di ribellarci a Dio e di protestare con Lui. Perché Dio impone all'uomo che chiama vicino a sé, una vita di persecuzioni, di dolori, di prove? Come mai l'uomo amato e scelto da Dio deve sopportare tante contraddizioni, tanti rifiuti e dolori? Pensiamo un istante alle vite dei Santi/e che conosciamo: sono tutte irte di sofferenze e di difficoltà. Nessuno va in paradiso in carrozza! Pensiamo a Don Bosco, al Cottolengo; pensiamo a S. Pio da Pietrelcina: quante difficoltà, quante incomprensioni e quante sofferenze... Una vita che è un vero calvario, spesso reso visibile anche dalle piaghe delle stimmate! Perché?
La risposta del profeta Geremia è che l'uomo viene chiamato non solo ad una missione profetica di annuncio della verità a nome di Dio, ma anche ad una missione di sofferenza, in quanto la sofferenza ha un valore di mediazione e di intercessione.
Geremia prefigura Gesù: in Lui, in Gesù, la sofferenza umana è assunta da parte di Dio e diventa strumento di salvezza.
Ecco allora che l'animo del profeta, dopo lo sfogo che è quasi un grido di rivolta contro Dio, si placa in un sentimento di fiducia e di abbandono: "Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori cadranno e non potranno prevalere".
Di conseguenza la risposta di Geremia è di fedeltà a Dio e di sottomissione al suo volere, nonostante tutto: "Io pensavo - dice - Non mi ricorderò più di Lui (di Dio); non parlerò più in suo nome! Ma nel mio cuore c'era un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa: mi sforzavo invano di contenerlo, ma non riuscivo!"
Chi non è passato per una crisi di fiducia in Dio? chi nella sua vita non ha fatto l'esperienza del dolore? Chi non ha passato momenti di oscurità fitta, in cui si è sentito dimenticato da Dio, o addirittura da Lui ingiustamente punito? Chi non ha provato la tentazione di ribellarsi contro Dio?
Tutto si risolve quando, come il profeta Geremia, come P. Pio e tutti i Santi/e, come Gesù nell'Orto degli olivi, anche noi comprendiamo che la nostra sofferenza ha un valore di espiazione e di redenzione; quando sappiamo accettare la volontà del Padre e unire le nostre sofferenze a quelle di Gesù, sicuri che, nonostante tutto, il Signore è sempre al nostro fianco. Allora, a poco a poco ritorna la fiducia e la serenità anche in mezzo alle prove della vita. Anzi attraverso ad esse l'anima si avvicina sempre più a Dio e si arricchisce di meriti.
È questo il "Mistero pasquale" evidente nella vita di S. Pio da Pietrelcina, e che riguarda la vita di tutti i Santi/e, e di tutti i cristiani: P. Pio ha vissuto, in unione con Gesù, la Passione, portandone anche i segni visibili nelle stimmate, ed è giunto alla gioia della gloria del Paradiso. Così è per tutti i Santi/e; così è anche per noi.
La Madonna, che abbiamo invocato in questi giorni come Consolatrice nostra, ci sostenga nel cammino difficile del seguire l'esempio dei nostri Santi, sulla via della Croce che porta alla gioia del Paradiso.
Don Mario MORRA SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it
12a Domenica T. Ordinario
Ma i giusti si rallegreranno, trionferanno in presenza di Dio,
ed esulteranno di gioia
Fermiamoci a riflettere brevemente sul messaggio che ci viene dalla 1a lettura, tratta dal libro del
profeta Geremia, che tocca un problema molto sentito ed attuale: quello della sofferenza e della crisi di sfiducia e di scoraggiamento nei momenti della prova, che tutti possiamo attraversare.
Il profeta Geremia vive 650 anni prima di Cristo, in un'epoca tormentata sia politicamente che religiosamente, che culminerà con la distruzione di Gerusalemme da parte dei Babilonesi, e la deportazione del re e della maggior parte della popolazione. Geremia ha il triste destino di parlare a nome di Dio e di non essere ascoltato; gli eventi danno ragione alle sue parole, ma purtroppo egli deve subire le conseguenze degli errori che i suoi connazionali commettono, non ascoltandolo. Geremia rimane nella città distrutta, con i poveri scampati all'esilio, ed è oggetto di ostilità e di percosse da parte dei rappresentanti ufficiali del culto ebraico, che non comprendono il suo annuncio profetico.
Oppresso dalle sofferenze che si abbattono su di lui da ogni parte, egli si rivolge al Signore con espressioni veramente audaci. Rinfaccia a Dio di essere stato da Lui non solo abbandonato, ma illuso ed ingannato: "Tu mi hai sedotto e io mi lasciai sedurre; tu mi hai fatto forza e hai prevalso". Parole forti che esprimono tutta l'amarezza del profeta deluso, e che riflettono anche il nostro stato d'animo nei momenti di prova, quando anche noi siamo tentati di ribellarci a Dio e di protestare con Lui. Perché Dio impone all'uomo che chiama vicino a sé, una vita di persecuzioni, di dolori, di prove? Come mai l'uomo amato e scelto da Dio deve sopportare tante contraddizioni, tanti rifiuti e dolori? Pensiamo un istante alle vite dei Santi/e che conosciamo: sono tutte irte di sofferenze e di difficoltà. Nessuno va in paradiso in carrozza! Pensiamo a Don Bosco, al Cottolengo; pensiamo a S. Pio da Pietrelcina: quante difficoltà, quante incomprensioni e quante sofferenze... Una vita che è un vero calvario, spesso reso visibile anche dalle piaghe delle stimmate! Perché?
La risposta del profeta Geremia è che l'uomo viene chiamato non solo ad una missione profetica di annuncio della verità a nome di Dio, ma anche ad una missione di sofferenza, in quanto la sofferenza ha un valore di mediazione e di intercessione.
Geremia prefigura Gesù: in Lui, in Gesù, la sofferenza umana è assunta da parte di Dio e diventa strumento di salvezza.
Ecco allora che l'animo del profeta, dopo lo sfogo che è quasi un grido di rivolta contro Dio, si placa in un sentimento di fiducia e di abbandono: "Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori cadranno e non potranno prevalere".
Di conseguenza la risposta di Geremia è di fedeltà a Dio e di sottomissione al suo volere, nonostante tutto: "Io pensavo - dice - Non mi ricorderò più di Lui (di Dio); non parlerò più in suo nome! Ma nel mio cuore c'era un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa: mi sforzavo invano di contenerlo, ma non riuscivo!"
Chi non è passato per una crisi di fiducia in Dio? chi nella sua vita non ha fatto l'esperienza del dolore? Chi non ha passato momenti di oscurità fitta, in cui si è sentito dimenticato da Dio, o addirittura da Lui ingiustamente punito? Chi non ha provato la tentazione di ribellarsi contro Dio?
Tutto si risolve quando, come il profeta Geremia, come P. Pio e tutti i Santi/e, come Gesù nell'Orto degli olivi, anche noi comprendiamo che la nostra sofferenza ha un valore di espiazione e di redenzione; quando sappiamo accettare la volontà del Padre e unire le nostre sofferenze a quelle di Gesù, sicuri che, nonostante tutto, il Signore è sempre al nostro fianco. Allora, a poco a poco ritorna la fiducia e la serenità anche in mezzo alle prove della vita. Anzi attraverso ad esse l'anima si avvicina sempre più a Dio e si arricchisce di meriti.
È questo il "Mistero pasquale" evidente nella vita di S. Pio da Pietrelcina, e che riguarda la vita di tutti i Santi/e, e di tutti i cristiani: P. Pio ha vissuto, in unione con Gesù, la Passione, portandone anche i segni visibili nelle stimmate, ed è giunto alla gioia della gloria del Paradiso. Così è per tutti i Santi/e; così è anche per noi.
La Madonna, che abbiamo invocato in questi giorni come Consolatrice nostra, ci sostenga nel cammino difficile del seguire l'esempio dei nostri Santi, sulla via della Croce che porta alla gioia del Paradiso.
Don Mario MORRA SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it
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