Don Paolo Zamengo, SDB"Senza se e senza ma "

Senza se e senza ma   Mt 10,37-42

Vangelo oggi di parole dure e impegnative. Parole che sono un invito a donarsi, a camminare sulla via
della croce, a spendersi sino alla fine. Nel nostro tempo siamo portati a cercare la nostra realizzazione nell’autoaffermazione piuttosto che nel dono, nel successo ad ogni costo piuttosto che nello spendersi per gli altri, nel ricevere e ottenere piuttosto che nel dare e nell’accogliere.
Seguire Gesù viene prima di tutto. È un invito che sembra relativizzare o addirittura mettere in discussione i legami familiari e le relazioni affettive. Sicuramente seguire il Signore significa metterlo al primo posto e anche al di sopra di questi legami.
L’altra parola sul seguire Gesù sulla via della croce non significa semplicemente la fedeltà al Signore accettando anche la sofferenza, quando questa si presenta da sola nella vita; significa piuttosto un camminare senza limiti, condizioni o riserve, senza “se” e senza “ma”. Come per Gesù la croce ha rappresentato il culmine della sua missione e il dono totale di sé. Seguirlo prendendo la propria croce significa accogliere la sua chiamata sino alla fine, anche sino al dono della vita.
Seguire Cristo non si riduce nell’osservanza di un insieme di regole, ma in una fondamentale scelta di vita che porta a compiere secondo Cristo sia le piccole scelte di ogni giorno, che in realtà piccole non sono, sia quelle di portata esistenziale.
Non amare padre o madre, figlio o figlia più di Gesù non significa ovviamente sminuire questi legami, ma significa essere disposti a revisionarli, per verificarli alla luce della fede nel Signore. Ciò significa saper vedere Cristo negli altri, soprattutto nelle persone più vicine, chiedendoci che cosa cambia nelle relazioni se le viviamo alla luce del Signore. Mettere Cristo al primo posto non solo non pregiudica i rapporti con gli altri, semmai dona un valore aggiunto e li sublima nella dimensione del dono.
Gesù invita ad accogliere due categorie di persone: da un lato i profeti e gli inviati da Dio, dall’altro i piccoli che hanno bisogno anche solo di un bicchiere d’acqua. C’è un legame che va scoperto o ritrovato. Forse i poveri che hanno bisogno di tutto sono da considerare come i mandati da Dio. A noi, proprio a noi così distratti e spensierati. Seguire Cristo coincide nell’accoglienza che riconosce Gesù nel fratello, soprattutto nei più piccoli e poveri.
Non perdono attualità le opere di misericordia corporale e spirituale. L’Anno della misericordia da poco concluso le ha riscoperte dopo che sembravano dimenticate da tempo. È il caso di non rimandarle nel dimenticatoio, ma di tenerle sempre deste perché sono una concretizzazione facilmente comprensibile del vangelo.
Partecipare alla liturgia significa anzitutto accogliere la presenza del Signore, la sua parola, il dono che si riceve nel sacramento. E poi significa accogliere l’assemblea dei fratelli e sorelle, nella quale il Signore vuole essere presente e chiede di essere riconosciuto.
Accogliere Cristo nella celebrazione liturgica significa riconoscere che lui è il centro della preghiera della Chiesa. Accoglierlo nei fratelli significa mettere al centro le loro necessità prima delle nostre.
02.07.2017

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