DON Tonino Lasconi, "Il Dio che cammina in mezzo a noi"

Santissima Trinità - Anno A - 2017
La festa della Trinità crea sempre difficoltà, se ci si lascia prendere dal tentativo di spiegare e di
capire ciò che non è possibile spiegare e capire. Seguiamo, perciò, un'altra strada: quella della fantasia, che può arrivare più in là di dove la ragione è costretta a fermarsi.

Immaginiamo, arditamente, di essere almeno per qualche istante, gratificati come Mosè dal dono incredibile di Dio che scende dalla nube (cioè dall'alto dei cieli, dove i nostri occhi non possono raggiungerlo e i nostri orecchi non possono sentirlo) e passa accanto a noi, dichiarando la sua carta di identità: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà". Approfitteremmo per chiedergli cosa? Quale grazia? Quale dono? La salute? La ricchezza? La vita lunga? Il perdono?

Probabilmente una di queste. O forse, perdendo l'attimo fuggente nel tentativo di individuare il desiderio più impellente, rimarremmo muti, sprecando la straordinaria opportunità.

Mosè, invece, ha la richiesta pronta, perché ha a cuore prima di tutto e sopra tutto il bene del suo popolo. Perciò dice: "Che il Signore cammini in mezzo a noi". Chiede la compagnia di Dio per il suo popolo, anzi la intercede, consapevole come è che il suo popolo sembra fare di tutto per non meritarla: "Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa' di noi la tua eredità".

Dio esaudisce Mosè. Nel deserto: "Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco, per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte" (Es 13,21). Evento grandioso che sarebbe rimasto per sempre nella memoria del popolo. Però, questo camminare insieme, pur così straordinario, era soltanto un piccolo segno di un evento immensamente più grande che Mosè non poteva nemmeno immaginare: Dio sulle nostre strade con i passi di Gesù che cammina in mezzo a noi, non per "condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui".

Nemmeno Mosè, l'uomo che Dio conosceva faccia a faccia (Dt 34,10) poteva immaginare un camminare di Dio accanto a noi così. Poteva, invece, prevedere che anche noi, come il suo popolo nel deserto, saremmo stati di "dura cervice" nel riconoscere, nonostante la vicinanza e la compagnia di Gesù, la sua misericordia, la sua pietà, la sua pazienza, la ricchezza del suo amore e della sua fedeltà. Avendo, però, fatto esperienza di come la grandezza di Dio non si lascia mai vincere dalla nostra piccolezza, e di come lo Spirito di Dio è capace di sconvolgere i nostri meschini pensieri e calcoli (Nm 11,24-30: Eldad e Medad che profetizzano senza essere dei Settanta) avrà sicuramente gioito nel vedere lo Spirito Santo, inviato per farci comprendere i passi di Gesù, e per rifornirci la forza di seguilo.

Questo Dio che vuole camminare con noi, che per farlo manda Gesù, e Gesù che per darci luce e coraggio di seguilo manda il suo Spirito, è il Dio che noi chiamiamo Trinità. Un nome che ci lascia perplessi, perché contraddice le nostre conoscenze logiche e matematiche nelle quali tre non può essere uno, e uno non è mai tre.

Perciò, lasciamo da parte il nome, e lasciamoci prendere dal fascino di un Dio che non si accontenta di averci creati, ma vuole camminare in mezzo a noi, con la testimonianza del Figlio e con la consolazione dello Spirito Santo.

Così accetteremo l'invito di Paolo: "Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi"; e il suo "la grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi", non sarà soltanto un saluto, ma il motivo della nostra gioia, perché: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo camminano in mezzo a noi".
Fonte:http://www.qumran2.net/

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