Monsignor Nunzio Galantino, "ALLA TUA MENSA, SIGNORE, RICEVIAMO IL PANE DI VITA"
ALLA TUA MENSA, SIGNORE, RICEVIAMO IL PANE DI VITA
Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, 18 giugno 2017
Le letture bibliche di oggi ci aiutano a cogliere il senso e l’importanza di questa solennità liturgica,
attualizzando le motivazioni che portarono Papa Urbano IV (Bolla “Transiturus”) a istituirla, nel XIII secolo. Ed è proprio il riferimento alla Liturgia della Parola a farci legare la festa del Corpus Domini al Giovedì Santo. In quella sera, infatti, Gesù si consegnò ai suoi discepoli, invitandoli ad entrare in piena comunione con Lui: Prendete… Mangiate… Bevete…
Ma quella comunione era orientata a portare frutti concreti, a spingere gli apostoli a familiarizzare con quanto Gesù stesso avrebbe fatto di lì a poco, prendendo una brocca, un catino e uno straccio, e lavando i piedi ai suoi: la comunione con Gesù è anche servizio nella carità.
Andare in Chiesa per partecipare all’Eucaristia, infatti, è ritrovarsi insieme, seduti alla stessa mensa, come i discepoli in quel primo Giovedì Santo. Una mensa apparecchiata per noi, su cui troviamo la Parola, il pane ed il vino consacrati, tutti elementi essenziali al nutrimento della nostra fede.
Dunque, che senso ha per noi celebrare nell’oggi questa festa e, più in generale, celebrare l’Eucaristia? Che senso ha ritrovarci insieme ad adorare e contemplare Gesù, presente nel pane e vino consacrati, segni della vita quotidiana? Anzitutto, significa prendere sul serio le sue parole, le promesse e gli inviti di quella sera del Giovedì santo: “Fate questo in memoria di me”. Poi, significa essere certi che, attraverso il pane e il vino che Gesù ha spezzato e condiviso – e che continua a spezzare e condividere ogni volta che celebriamo l’Eucaristia – passa la nuova Alleanza, che è comunione con Lui e tra noi. Chi aderisce ad essa, attraverso la partecipazione all’Eucaristia, si impegna a tradurla nella propria vita, contribuendo con le proprie azioni a costruire la storia secondo il cuore di Dio. Quante Eucaristie, invece, sembrano finalizzate solo alla convocazione assembleare e cultuale, senza rimandi alla vita e alle vicende della gente!
Noi invece siamo invitati ad adorare e contemplare la presenza di Gesù, pane spezzato e donato, che è condanna di ogni atteggiamento egoistico, del dare in vista del contraccambio, della noncuranza verso gli altri. L’Eucaristia è il Sacramento del “cuore aperto”, è educazione al dono gratuito e senza riserve, è il pane che ridona energia e voglia di rimettersi in cammino, dopo ogni sosta o caduta. “Se non mangiate… se non bevete…”. Gesù è lì per essere nostro nutrimento, per essere assimilato, per entrare dentro di noi ed essere quella forza rinnovatrice che trasforma noi stessi, il nostro mondo ed il nostro modo di fare Chiesa. Ma ciò richiede il nostro assenso, la nostra disponibilità; altrimenti avremo ridotto le Eucaristie a cui partecipiamo a dei riti vuoti e formali.
Fonte:http://www.nunziogalantino.it
Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, 18 giugno 2017
Le letture bibliche di oggi ci aiutano a cogliere il senso e l’importanza di questa solennità liturgica,
attualizzando le motivazioni che portarono Papa Urbano IV (Bolla “Transiturus”) a istituirla, nel XIII secolo. Ed è proprio il riferimento alla Liturgia della Parola a farci legare la festa del Corpus Domini al Giovedì Santo. In quella sera, infatti, Gesù si consegnò ai suoi discepoli, invitandoli ad entrare in piena comunione con Lui: Prendete… Mangiate… Bevete…
Ma quella comunione era orientata a portare frutti concreti, a spingere gli apostoli a familiarizzare con quanto Gesù stesso avrebbe fatto di lì a poco, prendendo una brocca, un catino e uno straccio, e lavando i piedi ai suoi: la comunione con Gesù è anche servizio nella carità.
Andare in Chiesa per partecipare all’Eucaristia, infatti, è ritrovarsi insieme, seduti alla stessa mensa, come i discepoli in quel primo Giovedì Santo. Una mensa apparecchiata per noi, su cui troviamo la Parola, il pane ed il vino consacrati, tutti elementi essenziali al nutrimento della nostra fede.
Dunque, che senso ha per noi celebrare nell’oggi questa festa e, più in generale, celebrare l’Eucaristia? Che senso ha ritrovarci insieme ad adorare e contemplare Gesù, presente nel pane e vino consacrati, segni della vita quotidiana? Anzitutto, significa prendere sul serio le sue parole, le promesse e gli inviti di quella sera del Giovedì santo: “Fate questo in memoria di me”. Poi, significa essere certi che, attraverso il pane e il vino che Gesù ha spezzato e condiviso – e che continua a spezzare e condividere ogni volta che celebriamo l’Eucaristia – passa la nuova Alleanza, che è comunione con Lui e tra noi. Chi aderisce ad essa, attraverso la partecipazione all’Eucaristia, si impegna a tradurla nella propria vita, contribuendo con le proprie azioni a costruire la storia secondo il cuore di Dio. Quante Eucaristie, invece, sembrano finalizzate solo alla convocazione assembleare e cultuale, senza rimandi alla vita e alle vicende della gente!
Noi invece siamo invitati ad adorare e contemplare la presenza di Gesù, pane spezzato e donato, che è condanna di ogni atteggiamento egoistico, del dare in vista del contraccambio, della noncuranza verso gli altri. L’Eucaristia è il Sacramento del “cuore aperto”, è educazione al dono gratuito e senza riserve, è il pane che ridona energia e voglia di rimettersi in cammino, dopo ogni sosta o caduta. “Se non mangiate… se non bevete…”. Gesù è lì per essere nostro nutrimento, per essere assimilato, per entrare dentro di noi ed essere quella forza rinnovatrice che trasforma noi stessi, il nostro mondo ed il nostro modo di fare Chiesa. Ma ciò richiede il nostro assenso, la nostra disponibilità; altrimenti avremo ridotto le Eucaristie a cui partecipiamo a dei riti vuoti e formali.
Fonte:http://www.nunziogalantino.it
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