Don Attilio GIOVANNINI SDB"Sconfitti o vincitori?"

9 luglio 2017 | 14a Domenica T. Ordinario - A | Omelia

Sconfitti o vincitori?
È abbastanza consueto che, quando si persegue un obiettivo o si combatte una battaglia, all'inizio si
venga sconfitti, si fallisca l'obiettivo, ma col tempo le buone ragioni si facciano strada e, un giorno, per lo più inaspettatamente, arrivi la vittoria. È normale.
Proprio così è capitato anche a Gesù. La sua campagna di rinnovamento della fede di Israele per un avvicinamento al Regno di Dio è sostanzialmente fallita. La gente, all'inizio galvanizzata, ha presto perso l'entusiasmo; le autorità, per natura conservatrici, lo hanno squalificato e respinto. Ma Gesù non si turba, non si amareggia, non si scoraggia. Al contrario, giunge ad alzare un grido di esultanza:

*Ti benedico, o Padre!
Sì, mi rallegro proprio, perché non sta affatto andando male. Sta solo succedendo che gli "intelligenti" non capiscono niente, e i sempliciotti capiscono tutto, perché tu sempre ti compiaci di rovesciare le posizioni, di mettere gli ultimi ai primi posti e i primi agli ultimi, di scambiare i poveri e i ricchi. Perché così li obblighi a uscire da se stessi e a lasciarsi portare più vicino a te.
In effetti la nostra sapienza non ci porta molto lontano, non ci conduce a conoscere veramente Dio. Anzi, fa da ostacolo: invece di innalzarci a Dio, abbassa Dio alla nostra misura.
Gesù ci offre la via buona per arrivare a Dio, perché lui lo conosce davvero. Infatti è il Figlio di Dio. Allora l'invito è:

*Venite a me … imparate da me...
Avete letto tante volte nel libro del Siracide l'invito della Sapienza che vi chiama alla sua mensa. Ora potete capire che la Sapienza sono io. Perché il mio rapporto con il Padre è di pura trasparenza, onde conoscere me equivale a conoscere lui.
Allora non andate più dagli scribi e dai dottori della Legge, che vi complicano la vita senza portarvi più vicino a Dio; venite a me

*che sono mite e umile di cuore
che sono anch'io "piccolo", nel senso che ricevo tutto dal Padre e tutto affido a lui. Imparate da me. Non cercate il favore di Dio con le buone abitudini o le osservanze esatte... perché Dio vi ama già. Semplicemente fate le cose che vi ispira di fare, che sono quelle che vedete in me, cioè tutti gli atti di amore e di misericordia che potete, e non lo deluderete, e lui non deluderà voi.
Il mondo vi darà addosso. Ma quando sarete tribolati, non arrabbiatevi, rendete invece gloria al Padre, perché la vittoria è sicura. Vedete come io sarò martirizzato ma non sconfitto, e per questo rendo grazie al Padre, già adesso lo lodo per la mia croce, con cui si salverà il mondo.
Rendere grazie per la croce. Possibile? Ma è esattamente quello che ci è dato di fare ora: non siamo qui per unirci al perenne rendimento di grazie di Cristo? Non è l'eucaristia l'attualizzazione della sua consegna al Padre, in cui veniamo anche noi offerti in unione con lui e rendiamo con lui grazie?
Sì, è cosa buona e giusta rendere grazie per Cristo e con Cristo e in Cristo, perché in questo mondo veniamo continuamente sconfitti, ma alla fine siamo più che vincitori, a lode della sua grazia.

Don Attilio GIOVANNINI SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it

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