Don Paolo Zamengo,SDB "Grano e zizzania, convivenza difficile"
Grano e zizzania, convivenza difficile Mt 13, 24-43
La zizzania che noi chiamiamo gramigna è un’erba infestante, ingombrante, soffocante, dannosa.
Nella lingua di Gesù ha la stessa radice della parola ‘satana’ e richiama l’idea del dividere. La zizzania si mimetizza e si radica così bene nel terreno che lo occupa e lo invade fino a impadronirsene.
Il grano e la zizzania sono, da sempre, il simbolo del bene e del male. Il bene ha a che fare con il male, deve combatterlo. Il male abita nell’uomo e vive nella comunità cristiana. È presente nella chiesa. Dio semina in abbondanza il bene ma il suo nemico semina con astuzia il male.
Noi vorremmo la comunità cristiana perfetta, senza difetti, pura e invece ci addolorano tante rughe, tante macchie e spesso anche tantissime ferite. La chiesa non è un’isola felice, esente da ombre anche gravi. La chiesa è dei santi e dei peccatori: nella chiesa c’è posto per tutti. Il bene vincerà ma solo alla fine e avverrà per opera di Dio.
Il male non vince. Il male rallenta, devia, contrasta ma non vince. Dio permette il male e ci chiede di trasformarlo in occasione di riflessione e di conversione. S. Paolo arriva a dire che tutto coopera al bene (Rm 8,28) e che dove sovrabbonda il peccato, là sovrabbonda la grazia (Rm 5,20).
Che cosa ha ispirato il gesto riprovevole del nemico in quell’azione notturna? L’invidia. Questo lo ha indotto a dare sfogo alla sua concorrenza sleale e a infestare di zizzania il campo. Sa scegliere anche il tempo, quello dell’ombra per non lasciare tracce o segni di riconoscimento. “Tutti dormivano”.
Oggi il male è esibito anche alla luce del sole e se molti cristiani continuano a dormire. Il padrone del campo invece è vigile, non perde di vista il suo campo, agisce, parla, spiega, incita e non abbandona la sua opera. È padrone anche del tempo. Non si lascia afferrare dall’impazienza.
La zizzania non gli piace e si oppone con fermezza allo zelo sconsiderato di chi vorrebbe entrare nel campo a sradicare tutto e subito. Spesso confondiamo drasticità con opportunità. Il grano è cosa troppo preziosa e Dio sa aspettare. I servi invece sono gli stessi che dormivano mentre il nemico agiva indisturbato.
Decidersi d’impulso, sradicare, strappare, giudicare, condannare, separare, bruciare…. Gesù non separa mai, Gesù non si separa mai dai peccatori, ma va con loro, li chiama, li invita, li accoglie e li perdona. Sa che un nemico ha fatto questo ma non vuole che i suoi discepoli si assumano il compito di mietitori. Il compito di separare il grano dalla zizzania non spetta a loro.
La novità e la bellezza di questa parabola sta in questo comando inatteso “lasciate…” accompagnato dalla raccomandazione “per non distruggere anche il grano”. La parabola racconta due sguardi, quello dei servi che si fissano sull’erba cattiva e quello di Dio che vede il buon grano. Occorre vedere prima di tutto il bello e il buono, soprattutto il bello e il buono.
Altre qualità sono necessarie per i discepoli di Gesù, una ferma capacità di amare, un forte ideale, senso vivo di misericordia, spirito di accoglienza e di tolleranza. Il giudizio finale non sarà tanto sulla zizzania, sul lato oscuro della vita, ma sul grano buono, che profuma di pane. Dio ama fare così.
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