Don Paolo Zamengo, SDB "Il tesoro nel cuore"
Il tesoro nel cuore Mt 13, 44-52
Oggi, tre parabole, in rapida successione, descrivono una terra, la nostra, terra dove abita la gioia. Il
ritrovamento del tesoro nel campo e della perla sembra frutto del caso. In realtà, è il risultato dell’operosità del contadino e del mercante. I due personaggi vivono, non stanno con le mani in mano. Il primo fa il contadino, lavora il terreno e lo prepara per la semina. Il secondo è un infaticabile e insoddisfatto cercatore di bellezza e va per il mondo “in cerca di perle preziose”.
La mente del contadino è fissa in quel podere, quel campo che egli da anni lavorava e che, dopo la scoperta, è deciso ad acquistare e fare proprio. Là, per quel campo, batte il suo cuore. Anche il mercante di perle è felicemente sconvolto da una perla mai vista prima. La sua bellezza lo conquista.
Attenti però. Protagonisti delle parabole non sono il contadino e neppure il mercante di perle, ma Gesù stesso. Protagonista indiscusso delle parabole è Gesù. È lui, Gesù, il tesoro nascosto. È Gesù la perla preziosa.
E i verbi usati da Matteo sono movimento. “trovano, vanno, vendono, comprano”. Sono le azioni di chi vuole seguire Gesù. Non basta cercare o trovare, bisogna decidersi. Tre parabole piene di movimento, quasi di frenesia, per dirci qualcosa di molto importante.
Ammaliato dalla vera bellezza, il discepolo lascia tutto e parte. Non si lascia frenare da legami e non ascolta sirene passeggere. Per Gesù vale la pena di rinunciare alle luccicanti cianfrusaglie appese alle pareti del proprio cuore. La gioia mette fretta e fa decidere. Nella parabola del tesoro trovato nel campo, la gioia è il primo tesoro che il tesoro regala. La nostra vita cristiana è un pellegrinaggio verso il luogo del cuore, dove maturano i veri tesori.
Ma per accogliere Gesù nella propria vita occorre fare discernimento. Non basta la sete di avventura perché, in agguato, ci sono i miraggi di potere o di protagonismo o la nevrotica curiosità per il nuovo. C’è chi fugge dalla realtà dura e impegnativa della vita quotidiana o, peggio, ha paura di essere solo.
Seguire Gesù dà gioia. Il contrario della gioia non è il dolore ma la paura, è lo scrupolo, l’inquietudine, il nervosismo e, purtroppo la mediocrità. Chi ha iniziato il viaggio interiore deve mettere in conto qualche rinuncia personale. È necessario che qualcosa mi bruci e mi consumi sull’altare della fede.
E infine il discepolo di Gesù si sente spinto a raccontare la straordinaria esperienza della scoperta, come i protagonisti di queste parabole. Non si può privatizzare il vangelo. Privatizzare la fede è far torto a Dio venuto per tutti. La fede è un banchetto al quale tutta l’umanità ha diritto di partecipare. Il messaggio cristiano è dono universale, l’esperienza di vita cristiana è gioia da condividere. C’è nel cuore di ogni uomo la nostalgia di Dio o almeno il desiderio di una esistenza più limpida e pulita.
La terza parabola quella della rete gettata in mare che raccoglie ogni genere di pesci, è invito a mettere ordine nella propria storia, a selezionare ciò che merita di essere conservato e ciò che invece appesantisce inutilmente il cammino. Perché il cuore, dietro a Gesù, non deve solo camminare, il cuore dietro a Gesù deve volare.
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