fr. Massimo Rossi "Il Crocifisso è simbolo di vita donata!"
Commento su Matteo 11,25-30
fr. Massimo Rossi
XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/07/2017)
Visualizza Mt 11,25-30
Mentre riflettevo sulle Letture di questa XIV Domenica, la radio trasmetteva la notizia dell'ennesimo
attentato terroristico, già rivendicato dagli integralisti islamici: una bomba esplosa a Manchester, fuori dall'arena, ove si era appena esibita Ariana Grande - venti morti, quasi tutti ragazzi-adolescenti e decine di feriti, il primo bilancio, destinato a salire nelle ore successive... -.
Intanto il profeta Zaccaria parla di gioia, parla dell'avvento di un Regno di pace, parla di archi da guerra spezzati...
Poi arriva san Paolo, a rincarare la dose di ottimismo: l'apostolo dei pagani dichiara ai cristiani che vivono a Roma: "Voi non siete sotto il potere della carne, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.".
Quando sentiamo parlare di carne, di desideri della carne, istintivamente pensiamo al sesso e agli abusi sessuali... Con tutto il rispetto per le vittime di questi abusi: che siano bambini, adolescenti, donne, omosessuali,... sono tutte vittime innocenti - e sottolineo: innocenti -, la carne è colpevole di abusi ben più diffusi e perniciosi, che mettono addirittura i Governi con le spalle al muro e li giudicano: mi riferisco alle guerre, al succitato terrorismo, alla delinquenza organizzata, alle lobby di potere, ai signori della finanza, a coloro che speculano sui drammi dei profughi... Anche questa è carne, carne contaminata, carne manipolatrice, carne malvagia, carne fanatica, carne impazzita...
Quanto è difficile pensare che il Buon Dio perdoni anche loro! Quanto è difficile credere che Dio ha mandato suo Figlio per gli empi, cioè per loro, proprio per loro!...
E noi preti, più degli altri cristiani, dobbiamo credere in questa bontà infinita di Dio, per annunciarla con slancio, con convinzione; soprattutto quando i fatti vanno in tutt'altra direzione e intaccano la fede, anche quella di noi preti... così pure la speranza, le buone intenzioni, il pensare positivo, il desiderio di comunione,...
Zaccaria promette il dono della pace; Paolo ne indica la via: diventare schiavi dello Spirito Santo. Un famoso maestro di spirito, scrive che se non diventiamo schiavi di Dio - cioè liberi in Dio, ma liberi davvero! -, diventeremo schiavi - ma schiavi davvero! - di tutto ciò che non è Dio.
Meno male che almeno il Signore ci dà atto di essere stanchi e oppressi!
Ebbene sì, siamo stanchi di patire violenza, stanchi di essere noi stessi violenti... nel modo di pensare, nel modo di parlare, nei giudizi, nelle critiche, nelle reazioni impulsive, istinto 100%...
Siamo oppressi, al pensiero che Dio ha promesso...
Sì, son quattromila anni che continua a promettere che la storia cambierà...
Ma la storia continua ad essere sempre la stessa.
Per superare questa stanchezza, per reagire a questo stato di oppressione mortale, Gesù ha la sua ricetta: "Venite a me; prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore.": "Ma come?!? Già siamo aggiogati e soggiogati dai pesi della vita... ciascuno c'ha i suoi... E ora ci tocca pure prendere la croce di Cristo?...e per di più ci viene detto che il giogo di Cristo è leggero, addirittura dolce!...".
In verità Cristo non ci chiede di prendere la Sua croce: nessuno potrebbe farlo!
Quella croce, soltanto Lui, Cristo, la poteva portare per noi e per tutti, in remissione dei peccati.
A noi, Cristo chiede di portare le croci nostre, di non scansarle, di non rifiutarle. E di portarle con dignità, senza lamentarci, senza recriminare... tanto, lamentarsi e recriminare non serve a niente; le croci rimangono ed è tutto più difficile. Col tempo diventiamo pure antipatici; ci si stampa in faccia quella smorfia di tristezza, di disgusto, addirittura di risentimento verso coloro che non condividono la fede, e sembrano più liberi e più disinvolti di noi, svincolati dai doveri religiosi, e dalle trappole della morale cattolica...
Insomma, è questa la fede che il Vangelo presenta e propone?
Una fede così, una fede nella croce non attrae nessuno...e forse non salva nessuno.
Altro è la fede nella croce; altro è la fede nel Crocifisso!
La croce è simbolo di morte patita. Il Crocifisso è simbolo di vita donata!
Non sono sottigliezze, e non sto giocando con le parole!!
In ultima analisi, il metro di obbedienza alla volontà di Dio consiste nell'aderire alla persona di Gesù Cristo, conformandoci ai suoi insegnamenti e ripetendo i suoi gesti... un giorno dopo l'altro, un giorno alla volta. Sette giorni, una settimana, e viene domenica... E Domenica c'è la Messa, il frutto maturo della Passione di Gesù, il dono più prezioso dell'Amore del Padre, il segno efficace della Grazia dello Spirito.
La nostra fame è saziata; la nostra sete si estingue.
Siamo pronti a riprendere il cammino; un giorno dopo l'altro, un giorno alla volta....E domenica prossima, di nuovo tutti qui, intorno all'altare, a celebrare la Pasqua settimanale!
È così che un atto diventa habitus: l'habitus non è l'abitudine, l'habitus non è il tran tran; l'habitus è la virtù, la migliore delle (nostre) energie, la più preziosa, l'unica per cui valga la pena camminare a testa alta.
Fonte:http://www.qumran2.net
fr. Massimo Rossi
XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/07/2017)
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Mentre riflettevo sulle Letture di questa XIV Domenica, la radio trasmetteva la notizia dell'ennesimo
attentato terroristico, già rivendicato dagli integralisti islamici: una bomba esplosa a Manchester, fuori dall'arena, ove si era appena esibita Ariana Grande - venti morti, quasi tutti ragazzi-adolescenti e decine di feriti, il primo bilancio, destinato a salire nelle ore successive... -.
Intanto il profeta Zaccaria parla di gioia, parla dell'avvento di un Regno di pace, parla di archi da guerra spezzati...
Poi arriva san Paolo, a rincarare la dose di ottimismo: l'apostolo dei pagani dichiara ai cristiani che vivono a Roma: "Voi non siete sotto il potere della carne, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.".
Quando sentiamo parlare di carne, di desideri della carne, istintivamente pensiamo al sesso e agli abusi sessuali... Con tutto il rispetto per le vittime di questi abusi: che siano bambini, adolescenti, donne, omosessuali,... sono tutte vittime innocenti - e sottolineo: innocenti -, la carne è colpevole di abusi ben più diffusi e perniciosi, che mettono addirittura i Governi con le spalle al muro e li giudicano: mi riferisco alle guerre, al succitato terrorismo, alla delinquenza organizzata, alle lobby di potere, ai signori della finanza, a coloro che speculano sui drammi dei profughi... Anche questa è carne, carne contaminata, carne manipolatrice, carne malvagia, carne fanatica, carne impazzita...
Quanto è difficile pensare che il Buon Dio perdoni anche loro! Quanto è difficile credere che Dio ha mandato suo Figlio per gli empi, cioè per loro, proprio per loro!...
E noi preti, più degli altri cristiani, dobbiamo credere in questa bontà infinita di Dio, per annunciarla con slancio, con convinzione; soprattutto quando i fatti vanno in tutt'altra direzione e intaccano la fede, anche quella di noi preti... così pure la speranza, le buone intenzioni, il pensare positivo, il desiderio di comunione,...
Zaccaria promette il dono della pace; Paolo ne indica la via: diventare schiavi dello Spirito Santo. Un famoso maestro di spirito, scrive che se non diventiamo schiavi di Dio - cioè liberi in Dio, ma liberi davvero! -, diventeremo schiavi - ma schiavi davvero! - di tutto ciò che non è Dio.
Meno male che almeno il Signore ci dà atto di essere stanchi e oppressi!
Ebbene sì, siamo stanchi di patire violenza, stanchi di essere noi stessi violenti... nel modo di pensare, nel modo di parlare, nei giudizi, nelle critiche, nelle reazioni impulsive, istinto 100%...
Siamo oppressi, al pensiero che Dio ha promesso...
Sì, son quattromila anni che continua a promettere che la storia cambierà...
Ma la storia continua ad essere sempre la stessa.
Per superare questa stanchezza, per reagire a questo stato di oppressione mortale, Gesù ha la sua ricetta: "Venite a me; prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore.": "Ma come?!? Già siamo aggiogati e soggiogati dai pesi della vita... ciascuno c'ha i suoi... E ora ci tocca pure prendere la croce di Cristo?...e per di più ci viene detto che il giogo di Cristo è leggero, addirittura dolce!...".
In verità Cristo non ci chiede di prendere la Sua croce: nessuno potrebbe farlo!
Quella croce, soltanto Lui, Cristo, la poteva portare per noi e per tutti, in remissione dei peccati.
A noi, Cristo chiede di portare le croci nostre, di non scansarle, di non rifiutarle. E di portarle con dignità, senza lamentarci, senza recriminare... tanto, lamentarsi e recriminare non serve a niente; le croci rimangono ed è tutto più difficile. Col tempo diventiamo pure antipatici; ci si stampa in faccia quella smorfia di tristezza, di disgusto, addirittura di risentimento verso coloro che non condividono la fede, e sembrano più liberi e più disinvolti di noi, svincolati dai doveri religiosi, e dalle trappole della morale cattolica...
Insomma, è questa la fede che il Vangelo presenta e propone?
Una fede così, una fede nella croce non attrae nessuno...e forse non salva nessuno.
Altro è la fede nella croce; altro è la fede nel Crocifisso!
La croce è simbolo di morte patita. Il Crocifisso è simbolo di vita donata!
Non sono sottigliezze, e non sto giocando con le parole!!
In ultima analisi, il metro di obbedienza alla volontà di Dio consiste nell'aderire alla persona di Gesù Cristo, conformandoci ai suoi insegnamenti e ripetendo i suoi gesti... un giorno dopo l'altro, un giorno alla volta. Sette giorni, una settimana, e viene domenica... E Domenica c'è la Messa, il frutto maturo della Passione di Gesù, il dono più prezioso dell'Amore del Padre, il segno efficace della Grazia dello Spirito.
La nostra fame è saziata; la nostra sete si estingue.
Siamo pronti a riprendere il cammino; un giorno dopo l'altro, un giorno alla volta....E domenica prossima, di nuovo tutti qui, intorno all'altare, a celebrare la Pasqua settimanale!
È così che un atto diventa habitus: l'habitus non è l'abitudine, l'habitus non è il tran tran; l'habitus è la virtù, la migliore delle (nostre) energie, la più preziosa, l'unica per cui valga la pena camminare a testa alta.
Fonte:http://www.qumran2.net
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