p. José María CASTILLO"LASCIATE CHE L’UNA E L’ALTRO CRESCANO INSIEME FINO ALLA MIETITURA"

XVI TEMPO ORDINARIO – 23 luglio 2017 - Commento al Vangelo
LASCIATE CHE L’UNA E L’ALTRO CRESCANO INSIEME FINO ALLA MIETITURA
di p. José María CASTILLO
Mt 13,24-43
[In quel tempo Gesù] espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un
uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
1. L’insegnamento di questa parabola è chiaro: a giudizio di Gesù, in questa vita nessuno ha il diritto di ergersi a giudice del bene e del male. Nessuno ha quindi il diritto di decidere dove sta il bene (il grano) e dove sta il male (la zizzania). Ed ancor meno, nessuno ha il diritto di considerarsi con il potere di voler estirpare il male dalla radice (strappare la zizzania). Perché può ben capitare che, pensando di strappare la zizzania, in realtà sta strappando il grano.
2. Quindi nessuno può costituirsi come giudice degli altri. Nessuno ha il diritto di fare questo. Nessuno può condannare nessuno, respingere nessuno, rimproverare chiunque. Perché corre il pericolo di sbagliarsi. In maniera tale che, pensando di fare una cosa buona, in realtà fa un danno. In questo modo Gesù condanna il puritanesimo e l’intolleranza. Tutti abbiamo il pericolo di incorrere in questo tipo di comportamenti. E sappiamo ampiamente fino a che punto la gente va in giro condannando, respingendo, offendendo, insultando….Ma questo pericolo aumenta nella misura in cui una persona diventa più religiosa, soprattutto se la sua religione è di tipo fondamentalista. Allora l’intolleranza supera tutti i limiti ed giunge a creare ambienti nei quali non si può neanche respirare. Questo mondo è pieno di fanatici, che si considerano con il diritto ed il dovere di obbligare gli altri a cambiare, persino a pensare ed a vivere come pensa e vive il fanatico intollerante. La gente “molto religiosa” fa paura. E rende la vita insopportabile e la convivenza amara.
3. In fondo, il problema sta nel fatto che in fin dei conti il bene ed il male sono categorie che dipendono da coloro che hanno il potere per definirle. Friederich Nietzsche lo ha detto molto bene: “Sono stati gli stessi «buoni», cioè i nobili, i potenti, gli uomini di ceto superiore e di sentimenti elevati a sentire e definire se stessi e le loro azioni come buoni, cioè di prim'ordine, e in antitesi a tutto ciò che è volgare, di sentimenti volgari, comune e plebeo” (Genealogia della morale, I, 2). Ed è così che puliremo il campo del Signore dalla presunta zizzania? In fin dei conti l’essenza del fanatismo consiste nel desiderio (e persino nell’impegno) ad “obbligare gli altri a cambiare” (Amos Oz). Questo è il punto su cui sono d’accordo tutti i fanatici del mondo, che frequentemente degenerano verso la violenza ed il terrore.

Fonte:http://www.ildialogo.org

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