#PANEQUOTIDIANO, «Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me»
La Liturgia di Lunedi 17 Luglio 2017 VANGELO (Mt 10,34-11,1) Commento:Rev. D. Valentí ALONSO i Roig (Barcelona, Spagna)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada.
Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Parola del Signore
«Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me»
Rev. D. Valentí ALONSO i Roig
(Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci offre una miscela esplosiva di raccomandazioni; è come uno di quei banchetti di moda dove i piatti sono piccole “razioni” da assaggiare. Si tratta di consigli profondi e duri da digerire, destinati ai suoi discepoli nel bel mezzo di un processo di formazione e preparazione missionaria (cf. Mt 11,1). Per degustarli, dobbiamo contemplare il testo in gruppi separati.
Gesù incomincia facendo conoscere l’effetto del suo insegnamento. Oltre agli effetti positivi, evidenti nella azione del Signore, il Vangelo evoca i contrattempi e gli effetti secondari della sua predicazione: «i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa» (Mt 10,36). Questo è il paradosso di vivere nella fede: la possibilità di affrontarsi gli uni contro gli altri, compresi quelli più vicini a noi, quando non capiamo chi é Gesù, il Signore, e non lo capiamo come il Maestro della comunione.
In un secondo momento, Gesù ci chiede di occupare il massimo grado nella scala dell’amore: «chi ama padre o madre più di me...» (Mt 10,37), «chi ama figlio o figlia più di me...» (Mt 10,37). Così, ci propone lasciarci accompagnare da Lui come in presenza di Dio, poiché «chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato» (Mt 10,40). L’effetto di vivere accompagnati dal Signore, accolto nella nostra casa, è godere della ricompensa dei profeti e dei giusti, perché abbiamo ricevuto a un profeta e un giusto.
La raccomandazione del Maestro finisce per dar valore ai piccoli gesti di aiuto e di appoggio per chi vive nella compagnia del Signore, ai suoi discepoli, che siamo tutti i cristiani. «E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo...» (Mt 10,42). Da questo consiglio nasce una responsabilità: riguardo al prossimo, dobbiamo essere coscienti del fatto che chi vive con il Signore, chiunque essi sia, deve essere trattato come tratteremmo il Signore. Dice San Giovanni Crisostomo: «se l’amore fosse sparso dappertutto, nascerebbero da lui un’infinità di beni».
Sfida impegnativa
La tristemente famosa croce da portare, non consiste in qualche sofferenza terribile che ci può capitare, ma in uno stile di vita di chi, come Gesù, è disposto a donare la propria vita. È come se Gesù dicesse: solo donando la tua vita come me puoi fare esperienza di quanto io ti possa amare! Sfida impegnativa, la sua, ma ricca di conseguenze. Se proprio non riusciamo a donare tutta la nostra vita, a portare la croce dell'abbandono al Padre, cerchiamo almeno, in questa giornata, di vivere la provocazione di Gesù che ci dice di poter diventare più grande della più grande gioia che possiamo vivere...
Paolo Curtaz
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada.
Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Parola del Signore
«Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me»
Rev. D. Valentí ALONSO i Roig
(Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci offre una miscela esplosiva di raccomandazioni; è come uno di quei banchetti di moda dove i piatti sono piccole “razioni” da assaggiare. Si tratta di consigli profondi e duri da digerire, destinati ai suoi discepoli nel bel mezzo di un processo di formazione e preparazione missionaria (cf. Mt 11,1). Per degustarli, dobbiamo contemplare il testo in gruppi separati.
Gesù incomincia facendo conoscere l’effetto del suo insegnamento. Oltre agli effetti positivi, evidenti nella azione del Signore, il Vangelo evoca i contrattempi e gli effetti secondari della sua predicazione: «i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa» (Mt 10,36). Questo è il paradosso di vivere nella fede: la possibilità di affrontarsi gli uni contro gli altri, compresi quelli più vicini a noi, quando non capiamo chi é Gesù, il Signore, e non lo capiamo come il Maestro della comunione.
In un secondo momento, Gesù ci chiede di occupare il massimo grado nella scala dell’amore: «chi ama padre o madre più di me...» (Mt 10,37), «chi ama figlio o figlia più di me...» (Mt 10,37). Così, ci propone lasciarci accompagnare da Lui come in presenza di Dio, poiché «chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato» (Mt 10,40). L’effetto di vivere accompagnati dal Signore, accolto nella nostra casa, è godere della ricompensa dei profeti e dei giusti, perché abbiamo ricevuto a un profeta e un giusto.
La raccomandazione del Maestro finisce per dar valore ai piccoli gesti di aiuto e di appoggio per chi vive nella compagnia del Signore, ai suoi discepoli, che siamo tutti i cristiani. «E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo...» (Mt 10,42). Da questo consiglio nasce una responsabilità: riguardo al prossimo, dobbiamo essere coscienti del fatto che chi vive con il Signore, chiunque essi sia, deve essere trattato come tratteremmo il Signore. Dice San Giovanni Crisostomo: «se l’amore fosse sparso dappertutto, nascerebbero da lui un’infinità di beni».
Sfida impegnativa
La tristemente famosa croce da portare, non consiste in qualche sofferenza terribile che ci può capitare, ma in uno stile di vita di chi, come Gesù, è disposto a donare la propria vita. È come se Gesù dicesse: solo donando la tua vita come me puoi fare esperienza di quanto io ti possa amare! Sfida impegnativa, la sua, ma ricca di conseguenze. Se proprio non riusciamo a donare tutta la nostra vita, a portare la croce dell'abbandono al Padre, cerchiamo almeno, in questa giornata, di vivere la provocazione di Gesù che ci dice di poter diventare più grande della più grande gioia che possiamo vivere...
Paolo Curtaz
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