#PANEQUOTIDIANO, «Il seminatore uscì a seminare»


La Liturgia di Domenica 16 Luglio 2017 VANGELO (Mt 13,1-23) Commento:P. Jorge LORING SJ (Cádiz, Spagna)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì
su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
Parola del Signore.

«Il seminatore uscì a seminare»
P. Jorge LORING SJ 
(Cádiz, Spagna)
Oggi, consideriamo la parabola del seminatore. Ha una forza e una bellezza speciali perché è parola dello stesso Signore Gesù.

Il messaggio è chiaro: Dio è generoso seminatore, ma la concrezione dei frutti della sua semina dipendono pure –e allo stesso tempo- dalla nostra libera corrispondenza. Che il frutto dipende dal terreno dove cade è un qualcosa che l'esperienza di tutti i giorni ce lo conferma. Per esempio, tra gli allievi di una stessa scuola e di una stessa classe, alcuni finiscono con vocazione religiosa ed altri atei. Hanno ascoltato lo stesso, ma il seme è caduto in differente terreno.

Il buon terreno è il nostro cuore. Da una parte è cosa della natura; ma soprattutto dipende dalla nostra volontà. Ci sono persone che preferiscono godere anziché essere migliori. In esse si compie quello che ci vuol dire la parabola: le cattive erbe (cioè, le preoccupazioni mondane e la seduzione delle ricchezze «soffocano la parola ed essa non dà frutto» (Mt 13,22).

Ma quelli che valorizzano l'essere, ricevono con amore il seme di Dio e lo fanno fruttificare. Sebbene per questo debbano mortificarsi. L'ha già detto Cristo: «In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Ci avverte pure il Signore che la strada della salvezza è stretta e scomoda (cf. Mt 7,14): quello che vale molto, costa molto. Nessuna cosa di valore si acquista senza sforzo.

Chi si lascia portare dai propri desideri avrà il cuore come una selva selvaggia. Invece gli alberi fruttiferi che vengono podati danno dei frutti migliori. Così le persone sante non hanno avuto una vita facile, ma sono modelli per l'umanità «Non tutti siamo chiamati ad essere martiri, certo, ma sì a raggiungere la perfezione cristiana. Ma la virtù esige una forza che (…) richiede un lavoro lungo e molto diligente, e che non dobbiamo interrompere mai, fino alla morte. Per cui questo può essere denominato come un martirio lento e continuo» (Pío XII).

Pioggia feconda
Isaia, il terzo Isaia, parla allo scoraggiato popolo di Israele profugo in Babilonia. Sono passati molti decenni dalle promesse di ritorno fatte dal profeta Ezechiele, nessuno pensa seriamente che si possa tornare a Gerusalemme, ormai.
La profezia, allora, si alza con fermezza: la pioggia e la neve fecondano la terra e tornano in cielo solo dopo avere compiuto la propria missione. Così sarà della Parola di Dio.
Certo: i tempi di Dio non sono i nostri, ma l'efficacia delle sue promesse è indiscutibile.
Isaia invita anche noi, esiliati dal Regno di Dio, a non scoraggiarci in questi tempi difficili, ma a perseverare nella lettura e nella meditazione quotidiana della Bibbia.
Forse la Parola che studiamo e ascoltiamo, che approfondiamo e preghiamo, al momento, non ci dice nulla. Ma, credetemi, l'ho sperimentato cento volte, una Parola accolta nel cuore torna alla mente quando meno ce lo aspettiamo.
È efficace la Parola di Dio, ma se non la conosciamo, se la ignoriamo, se la lasciamo accanto alle tante, troppe parole umane, non può fecondare il nostro cuore e portare frutto
Paolo Curtaz  

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