FIGLIE DELLA CHIESA, Lectio "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso" (Mt 16,21-27)

XXII Domenica del Tempo Ordinario
Antifona d’ingresso
Abbi pietà di me, Signore,
perché ti invoco tutto il giorno:

tu sei buono e pronto al perdono,
sei pieno di misericordia con chi ti invoca. (Sal 86,3.5)



Colletta
O Dio, nostro Padre,
unica fonte di ogni dono perfetto,
suscita in noi l’amore per te
e ravviva la nostra fede,
perché si sviluppi in noi il germe del bene
e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza.

Oppure:
Rinnovaci con il tuo Spirito di verità, o Padre,
perché non ci lasciamo deviare
dalle seduzioni del mondo,
ma come veri discepoli,
convocati dalla tua parola,
sappiamo discernere ciò che è buono e a te gradito,
per portare ogni giorno la croce
sulle orme di Cristo, nostra speranza.

PRIMA LETTURA (Ger 20,7-9)
La parola del Signore è diventata per me causa di vergogna.

Dal libro del profeta Geremìa

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 62)
Rit: Ha sete di te, Signore, l’anima mia.



O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua. Rit:

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode. Rit:

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Rit:

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene. Rit:



SECONDA LETTURA (Rm 12,1-2)
Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.

Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.



Canto al Vangelo (Ef 1,17-18)
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.



VANGELO (Mt 16,21-27)
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».



Preghiera sulle offerte
Santifica, Signore, l’offerta che ti presentiamo,
e compi in noi con la potenza del tuo Spirito
la redenzione che si attua nel mistero.
Per Cristo nostro Signore.



Antifona di comunione
Quant’è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per quelli che ti temono. (Sal 31,20)

Oppure:
Beati gli operatori di pace: saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia: di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,9-10)

Oppure:
“Il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli
e renderà a ciascuno secondo le sue azioni”. (Mt 16,27)



Preghiera dopo la comunione
O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa,
fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore
e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.

Appendice
Seguire Gesù è opera libera di amore

Nel Vangelo di Giovanni si legge: “Se il chicco di grano cadendo in terra non muore, resta solo; ma se muore dà grande frutto” (Gv 12,24). Qui, trattando con maggior ricchezza di argomenti questa verità, Gesù aggiunge che non solo lui stesso deve morire, ma che pure i suoi discepoli debbono essere pronti a patire e a morire. Vi sono – egli fa capire – talmente tanti vantaggi in queste passeggere sofferenze che sarebbe un danno e una disgrazia per voi il non voler morire; mentre sarebbe un bene e una grazia se foste disposti al supremo sacrificio. Ma ciò è reso manifesto con evidenza dalle parole che seguono: per ora Cristo tratta solo una parte di tale verità. Notate come non mette costrizioni nelle sue parole. Non dice, ad esempio: Sia che lo vogliate, sia che non lo vogliate, è necessario che affrontiate gravi sofferenze. Dice soltanto: “Chi vuol venire dietro a me…” (Mt 16,24), cioè: Io non costringo né obbligo alcuno a seguirmi, ma lascio ciascuno padrone della propria scelta; perciò dico «chi vuole». Io infatti vi invito ai beni, non vi chiamo ai mali e alle pene, né al castigo e al supplizio, perché io debba costringervi. La stessa natura di questo bene ha forza sufficiente per trascinarvi. Parlando in tal modo il Signore li attira ancor più fortemente. Chi usa violenza, invece, chi costringe con la forza, finisce spesso con l`allontanare. Al contrario, chi lascia alla volontà dell`ascoltatore la libertà di accettare o di respingere una cosa, l`attira a sé più sicuramente. Il rispetto e l`ossequio della libertà è più forte della violenza. Ecco perché Gesù dice qui: «Chi vuole». I beni che offro – egli fa intendere – sono così grandi ed eccezionali, che dovreste correre spontaneamente verso di essi. Se qualcuno vi offrisse dell`oro e vi mettesse davanti un tesoro, non userebbe certo violenza nel proporvi di accettarlo. Ebbene, se andiamo verso quei doni senza esser spinti da nessuna costrizione, tanto più spontaneamente dovremmo correre ai beni del cielo. Se, da sola, la natura di questi beni non vi convince ad accorrere per ottenerli, vuol dire che siete indegni di riceverli: e qualora li riceviate ugualmente, non sarete in grado di apprezzarne a fondo il valore. Ecco perché Cristo non costringe, ma con indulgenza ci esorta. Siccome Gesù nota che i discepoli sussurrano tra di loro, sono turbati per le sue parole, aggiunge: Non occorre agitarsi così. Se non siete convinti che quanto vi propongo, qualora si compia non solo in me, ma anche in voi, sia causa di infiniti beni, io non vi forzo, né vi costringo, ma chiamo soltanto chi vuol seguirmi. E non crediate che «seguirmi» significhi ciò che voi avete fatto sinora, accompagnandomi nelle mie peregrinazioni. E` necessario che voi sopportiate molte fatiche, innumerevoli pericoli, se volete davvero venire dietro a me. Tu, o Pietro, che mi hai riconosciuto Figlio di Dio, non devi certo pretendere di ottenere la corona soltanto perché hai fatto questa professione di fede, né devi credere che essa sia sufficiente per assicurarti la salvezza, e che tu puoi vivere d`ora in avanti tranquillamente come se già avessi compiuto tutto. Io potrei sicuramente, in quanto sono Figlio di Dio, esimerti dal subire sciagure e prevenire tutti i pericoli cui sarai esposto, ma non voglio farlo nel tuo stesso interesse, perché tu possa portare qualcosa di tuo, contribuendo alla tua salvezza e procurandoti così maggior gloria. Se qualcuno di coloro che presiedono ai giochi olimpici ha un amico atleta, non vorrà certo proclamarlo vincitore solo per pura grazia e amicizia, ma piuttosto per i suoi sforzi personali: e proprio per questo motivo si comporterà così, in quanto è suo amico e gli vuol bene. Nello stesso modo agisce Cristo: quanto più ama un`anima, tanto più vuole che essa contribuisca con le sue forze alla propria gloria e non solo che l`ottenga grazie al suo aiuto. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 55, 1)



Il ritorno sulla via della giustizia

Voi sapete, fratelli, che il nostro pellegrinaggio in questa carne, su questo mondo, è breve e dura pochi giorni; la promessa di Cristo, invece, è grande, meravigliosa, come grande e meraviglioso è il riposo nella vita eterna. Che cos`altro dovremo compiere, allora, per conseguire questi beni, se non perseverare a vivere nella santità e nella giustizia, tenendo ben presente che tutti i valori riconosciuti tali da parte di questo mondo sono estranei a noi cristiani? Poiché è quando desideriamo possedere tali beni che disertiamo la via della giustizia.

Ammonisce, infatti, il Signore: “Nessuno può servire due padroni” (Mt 6,24; Lc 16,13). Se noi, pertanto, avremo la pretesa di servire sia Dio che Mammona, ne riceveremo un grave danno: “Che cosa giova“, infatti, “guadagnare tutto il mondo, se, poi, si perde la propria anima?” (Mt 16,26; Mc 8,36; Lc 9,25). (Pseudo-Clemente, Sec. Epist. ad Corinth. 5)



Libertà dal mondo nella solitudine

Assomiglio a quelli che, per la poca abitudine a navigare, sul mare si sentono male e son presi dalla nausea: non sopportando la grandezza della nave col suo forte rollio, trasbordano su un canotto o una scialuppa, ma anche ivi soffrono il mal di mare, perché la nausea e la bile viaggia con loro. Tale è dunque la nostra situazione. Portiamo con noi i nostri mali interni e ovunque siamo tribolati allo stesso modo.

Ecco dunque ciò che si deve fare e come ci è possibile seguire le orme di colui che ci è guida alla salvezza: “Se qualcuno vuol venire dietro a me“, dice, “rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). (Basilio di Cesarea, Epist. 2, 1)



L’invito di Gesù è per tutti

Guarda dunque a questa uscita, o discepolo, e che la tua sia come quella, e non tardare a rispondere alla voce vivente di Cristo che ti ha chiamato. Là, egli chiamava solo Abramo: qui, nel suo Vangelo, egli chiama e invita ad uscire dietro di lui tutti quelli che lo vogliono; ha infatti fatto sentire un appello generale a tutti gli uomini quando ha detto: “Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24); e mentre là non ha scelto che Abramo, qui, invita tutti a divenire simili ad Abramo. (Filosseno di Mabbug, Hom. 4, 76)



Ciò che è veramente essenziale

Ecco perché tutto è pieno di confusione, di disordine e di turbamento: perché si trascura l`anima, si dimentica ciò che è necessario e fondamentale, per occuparsi con grande sollecitudine di ciò che è secondario e disprezzabile. Non sai che il più grande favore che puoi fare a tuo figlio è di conservarlo immune dall`impurità della fornicazione? Nessuna cosa infatti è così preziosa quanto l`anima. “Che giova all`uomo” – dice Cristo -“guadagnare il mondo intero, se poi perde l`anima?” (Mt 16,26). Ma l`amore delle ricchezze ha pervertito e sovvertito tutto: come un tiranno s`impossessa della cittadella così l`avarizia occupa l`anima degli uomini e vi bandisce il giusto timor di Dio. Ecco perché trascuriamo la nostra salvezza e quella dei nostri figli, avendo come unica preoccupazione quella di arricchire sempre più. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 59, 7)



La via regale della croce

1) A molti sembrano assai dure queste parole: «Sacrifica te stesso, prendi la tua croce e segui Gesù» (cf.Mt 16,24). Ma saranno assai più aspre queste estreme parole: “Andate lontano da me, voi maledetti, nel fuoco eterno!” (Mt 25,41).

Quelli che adesso ascoltano e praticano le parole circa la croce, allora (al giudizio finale) non temeranno di sentirsi gridare quelle altre parole di eterna dannazione.

Quando il Signore verrà all`ultimo giudizio, “allora comparirà nel cielo il segno del figlio dell`uomo (la croce)” (Mt 24,30).

Allora tutti i servi della Croce, che in questa vita imitarono il Crocifisso, si avvicineranno a Cristo giudice con grande fiducia.

2) Perché dunque hai tanta paura di accostarti alla croce, per mezzo della quale si va al regno?

Nella croce vi è la salvezza, nella croce la vita, nella croce la protezione dai nemici. Attraverso la croce viene infusa nell’anima la celeste soavità, vien data la robustezza alla mente, gaudio allo spirito. Nella croce vi è il compendio delle virtù, nella croce la perfezione della santità. Non vi è salvezza per l’anima, né speranza di vita eterna se non nella croce.

Prendi su dunque la tua croce e segui Gesù; e andrai alla vita eterna.

Ti ha preceduto Lui portando la sua croce, ed è morto Lui prima in croce, affinché anche tu porti la tua croce e muoia volentieri sulla croce; ché se lo imiterai morendo come Lui, lo imiterai anche vivendo parimenti con Lui. E se gli sarai stato compagno nella pena, lo sarai anche nella gloria.

3) Tutto dunque si riduce alla croce e al morire sulla croce e per giungere alla vita e alla vera pace interna non vi è altra via che quella della santa croce e della quotidiana mortificazione.

Va` pure dove vuoi, cerca pure quello che ti pare, ma non troverai lassù una via più alta e quaggiù una via più sicura che la via della croce.

Disponi pure e comanda che tutto sia fatto secondo la tua volontà e il tuo parere, ma non potrai che fare questa costatazione: bisogna sempre soffrire qualche cosa o per amore o per forza: vedi dunque che sempre troverai la croce. Difatti: ora dovrai patire qualche dolore nelle membra, ora dovrai subire qualche tribolazione di spirito nell`anima.

4) Talvolta ti sentirai oppresso per l`abbandono di Dio; talvolta sarai tormentato dal prossimo, e, quel che è più, spesso tu stesso sarai di fastidio a te.

E non potrai sollevarti un po` o liberarti dal male con qualche rimedio o con qualche conforto, ma ti toccherà sopportare finché a Dio piacerà; poiché Dio vuole che tu impari a soffrire il dolore senza consolazione e che tu ti sottometta a lui senza riserva e che soffrendo tu diventi più umile.

Nessuno partecipa con tanto cordoglio alla passione di Gesù, se non colui a cui sarà toccato di patire qualche cosa di simile a lui.

La croce dunque è sempre pronta e ti aspetta dappertutto. Per quanto tu scappi via non potrai mai sfuggirle; anche perché, dovunque tu vada, per lo meno porterai appresso te e sempre troverai te stesso. Guarda pure in alto, guarda pure in basso, guarda pure fuori, guarda pure dentro… in ogni punto troverai sempre la croce. Ed è necessario che dappertutto tu porti pazienza se vuoi mantenere in te la pace e meritare l`immortale corona.

5) Ma se tu la porti volentieri, la croce porterà te; e ti condurrà alla desiderata mèta, ove, cioè, non c`è più da soffrire, anche se questo non sarà certo quaggiù.

Se invece tu la porti con ripugnanza, la troverai più pesante e aggraverai di più la tua pena, mentre poi non risolvi niente, perché già, tanto, non puoi fare a meno di portarla. Se poi getti via una croce, ne troverai senza dubbio un`altra, e forse più gravosa.

6) Come puoi tu pensare di poter sfuggire a ciò che nessun uomo ha mai potuto evitare? Chi mai ci fu tra i Santi nel mondo che abbia vissuto senza croce?

Nemmeno Nostro Signore Gesù Cristo, in tutto il tempo in cui visse sulla terra, fu mai un`ora sola senza croce e dolore. “Era necessario” – dice – “che il Cristo patisse tutto questo e risorgesse dai morti per entrare così nella sua gloria” (Lc 24,26.46).

E allora come puoi tu pensare di cercare una via diversa da quella che è la via maestra, cioè la via della santa croce?

7) L`intera vita di Cristo non fu che croce e martirio… e tu cerchi per te ozio e piacere?

T`inganni, t`inganni, se cerchi qualcos`altro all`infuori del patire dolori: perché l`intera nostra vita mortale è piena di sofferenze e limitata tutt`intorno da una fila di croci. E quanto più in alto uno avrà progredito nella vita dello spirito, tanto più pesanti croci troverà, perché quanto più cresce in lui l`amore verso Dio, tanto più penoso gli riuscirà l`esilio quaggiù.

8) Costui peraltro, anche se afflitto da tanti lati, non è del tutto privo di sollievo di qualche consolazione: perché, dal sopportare la sua croce, sente che gli viene un accrescimento di merito grandissimo; infatti siccome egli si sottopone alla croce con amore, tutta l`acerbità della pena gli si converte in fiducia di consolazione divina. E quanto più la carne viene straziata dai dolori, tanto più lo spirito si corrobora per l`interna grazia.

Anzi talvolta si è talmente confortati nello stato di tribolazione e contrarietà causate dal desiderio della conformità con la croce di Cristo, che non si vorrebbe più vivere senza dolori e avversità, perché si è convinti di essere tanto più graditi a Dio quanto più numerose e dolorose pene si saranno tollerate per suo amore. Certamente però una cosa simile non è virtù umana, ma è la grazia di Cristo che tali meraviglie opera nella debole carne, conducendola al punto di farle accettare ed amare col fervore dello spirito, ciò che, naturalmente, sempre aborre e fugge.

9) Non è certo secondo natura portare la croce, amare la croce, castigare e ridurre in schiavitù il proprio corpo, fuggire gli onori, ricevere contumelie serenamente, disprezzare se stesso e desiderare di essere disprezzato, sopportare tranquillamente le cose più avverse e dannose e non desiderare nessuna prosperità in questo mondo.

Se tu riguardi solo a te stesso, vedi subito che con le sole tue forze, non saresti capace di nessuna di queste cose; ma se confidi in Dio, ti sarà data dal cielo la forza; e il mondo e la carne ti diverranno soggetti. Non solo, ma non temerai nemmeno il demonio, il tuo nemico, se sarai armato di fede e segnato col segno della croce di Cristo.

10) Mettiti dunque come uno scudiero fedele e coraggioso a portare virilmente la croce del tuo Signore, crocifisso per tuo amore. Sii pronto ad affrontare molte avversità e molte angustie in questa misera vita: perché dappertutto così sarà per te; e così troveresti in realtà, dovunque tu volessi fuggire.

E` necessario che sia così; e non c`è altro rimedio per liberarsi dalla tribolazione, dai mali, dai dolori, che sopportarli. Bevi dunque con amore il calice del Signore se vuoi essere suo amico e se desideri aver parte con lui. Quanto alle consolazioni, affidale a Dio; ne disponga lui come più gli piacerà.

Tu, dal canto tuo, disponiti a sopportare le sofferenze e figurati che siano grandissime gioie; perché “le sofferenze del tempo presente non possono essere paragonate alla gloria futura” (Rm 8,18) che dobbiamo meritarci, anche se un solo uomo li dovesse patire tutti!

11) Quando sarai giunto a questo punto, che cioè il soffrire ti sembrerà dolce e gustoso per amore di Cristo, allora puoi star sicuro che hai raggiunto la perfezione, perché hai già trovato il paradiso in terra.

Ma finché il patire ti riuscirà odioso e cercherai di fuggirlo, sarai sempre oppresso dal male; e il patimento ti seguirà dovunque tu fugga.

12) Se al contrario ti decidi a vivere come devi, cioè a patire e a morire, tosto tutto andrà meglio per te e troverai la pace.

Ricordati che, anche se tu fossi stato rapito fino al terzo cielo come Paolo, non saresti certo per questo assicurato dal patire! Gesù infatti disse a riguardo di lui: “Io gli mostrerò quante pene dovrà soffrire per il mio nome” (At 9,16).

Se dunque vuoi amare Gesù e servirlo in perpetuo sappi che devi soffrire.

13) Ma del resto, magari tu fossi degno di patire qualche cosa per il nome di Gesù! Quale grande gloria sarebbe per te, quanta letizia per tutti i santi di Dio, e, anche, quale mirabile esempio per il prossimo!

Infatti tutti ammirano la forza nel sostenere i dolori, anche se poi sono pochi quelli che vogliono farlo. A ragione poi dovresti soffrire qualche piccola cosa per amore di Cristo, dal momento che tanta gente soffre cose più penose per il mondo.

14) Sii persuaso che tu devi vivere come chi sta per morire; e che quanto più uno muore a se stesso, tanto più comincia a vivere per Dio. Nessuno è atto a comprendere le cose di Dio, se non si sarà sottoposto a tollerare per Cristo le avversità. Nulla vi è di più gradito a Dio, nulla vi è di più salutare per te in questo mondo, che patire volentieri per Cristo.

E se ti fosse lasciata libertà di scelta, ti converrebbe piuttosto desiderare di soffrire contrarietà per amore di Cristo, che esser deliziato da tante consolazioni; perché, così, saresti più simile a Cristo e più conforme ai santi; infatti il nostro merito e la perfezione del nostro stato non consiste nell`avere molte soavi consolazioni, ma piuttosto nel saper sostenere i grandi dolori e le avversità.

15) E, a onor del vero, se per la salvezza dell`umanità ci fosse stato qualche metodo migliore e più utile che il soffrire, certamente Cristo ce lo avrebbe insegnato con la parola e con l`esempio! Ma invece Egli ai discepoli che lo seguivano e a tutti quelli che desiderano seguirlo, non dà altra esortazione, ben chiara, che quella di portare la croce: “Se uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23)

Dopo aver dunque letto attentamente e meditato tutte queste cose, ecco qual è la conclusione: “Si entra nel regno di Dio solo attraverso molte tribolazioni” (At 14,21). (Imitat. Christi, II, 12, 1-15)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nell’itinerario domenicale con il Vangelo di Matteo, arriviamo oggi al punto cruciale in cui Gesù, dopo aver verificato che Pietro e gli altri undici avevano creduto in Lui come Messia e Figlio di Dio, «cominciò a spiegare [loro] che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto …, venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (16,21). E’ un momento critico in cui emerge il contrasto tra il modo di pensare di Gesù e quello dei discepoli. Pietro addirittura si sente in dovere di rimproverare il Maestro, perché non può attribuire al Messia una fine così ignobile. Allora Gesù, a sua volta, rimprovera duramente Pietro, lo rimette “in riga”, perché non pensa «secondo Dio, ma secondo gli uomini» (v. 23) e senza accorgersene fa la parte di satana, il tentatore.

Su questo punto insiste, nella liturgia di questa domenica, anche l’apostolo Paolo, il quale, scrivendo ai cristiani di Roma, dice loro: «Non conformatevi a questo mondo – non entrare negli schemi di questo mondo – ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio» (Rm 12,2).

In effetti, noi cristiani viviamo nel mondo, pienamente inseriti nella realtà sociale e culturale del nostro tempo, ed è giusto così; ma questo comporta il rischio che diventiamo “mondani”, il rischio che “il sale perda il sapore”, come direbbe Gesù (cfr Mt 5,13), cioè che il cristiano si “annacqui”, perda la carica di novità che gli viene dal Signore e dallo Spirito Santo. Invece dovrebbe essere il contrario: quando nei cristiani rimane viva la forza del Vangelo, essa può trasformare «i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita» (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 19). E’ triste trovare cristiani “annacquati”, che sembrano il vino allungato, e non si sa se sono cristiani o mondani, come il vino allungato non si sa se è vino o acqua! E’ triste, questo. E’ triste trovare cristiani che non sono più il sale della terra, e sappiamo che quando il sale perde il suo sapore, non serve più a niente. Il loro sale ha perso il sapore perché si sono consegnati allo spirito del mondo, cioè sono diventati mondani.

Perciò è necessario rinnovarsi continuamente attingendo la linfa dal Vangelo. E come si può fare questo in pratica? Anzitutto proprio leggendo e meditando il Vangelo ogni giorno, così che la parola di Gesù sia sempre presente nella nostra vita. Ricordatevi: vi aiuterà portare sempre il Vangelo con voi: un piccolo Vangelo, in tasca, nella borsa, e leggerne durante il giorno un passo. Ma sempre con il Vangelo, perché è portare la Parola di Gesù, e poterla leggere. Inoltre partecipando alla Messa domenicale, dove incontriamo il Signore nella comunità, ascoltiamo la sua Parola e riceviamo l’Eucaristia che ci unisce a Lui e tra noi; e poi sono molto importanti per il rinnovamento spirituale le giornate di ritiro e di esercizi spirituali. Vangelo, Eucaristia e preghiera. Non dimenticare: Vangelo, Eucaristia, preghiera. Grazie a questi doni del Signore possiamo conformarci non al mondo, ma a Cristo, e seguirlo sulla sua via, la via del “perdere la propria vita” per ritrovarla (v. 25). “Perderla” nel senso di donarla, offrirla per amore e nell’amore – e questo comporta il sacrificio, anche la croce – per riceverla nuovamente purificata, liberata dall’egoismo e dall’ipoteca della morte, piena di eternità. (Papa Francesco, Angelus del 31 agosto 2014)

Fonte:http://www.figliedellachiesa.org

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