fr. Massimo Rossi"Il segreto messianico vale anche per noi."

Commento su Matteo 16,13-20
fr. Massimo Rossi  
XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/08/2017)
Vangelo: Mt 16,13-20 
Ecco il famoso segreto messianico, ormai lo sappiamo: il Signore proibisce ai Dodici di dire ad
alcuno che Egli è il Cristo, perché non era ancora giunta la sua ora, l'ora del Calvario, l'ora in cui sarebbe diventato a pieno titolo il Cristo.
Questo non lo diciamo solo di Gesù, lo diciamo di tutti, anche di noi! Nell'ultimo istante di esistenza terrena, noi diventiamo pienamente noi stessi; la nostra vita è del tutto compiuta; non ci manca più nulla; siamo finalmente pronti per il Cielo.
Questo modo di concepire la morte è decisamente in controtendenza rispetto alla mentalità del mondo: per raggiungere questa convinzione ci vuole una gran fede, e parecchio impegno ascetico: liberarsi dalla zavorra di ciò che appesantisce il corpo, la mente, il cuore...
Tenere solo ciò che è essenziale.
È un tirocinio che dobbiamo cominciare fin da ora: vivere in prospettiva del compimento. Come dice il Signore durante la cena di addio: “Ora l'anima mia è turbata; e che cosa dirò: Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!...” (Gv 12,27).
Chiuso il discorso sul segreto messianico, ma non la riflessione personale sul senso cristiano della morte, concentriamoci sul dialogo tra Gesù di Nazareth e Pietro: le domande che Gesù rivolge ai suoi sono separate dalla congiunzione avversativa ‘ma', segno che le due risposte sono diverse; mentre la gente pensa che si tratti del ritorno di uno dei profeti redivivo - ritorno annunciato peraltro dalle Scritture -, Pietro confessa che Gesù è il Cristo, il Messia atteso da sempre, ed ora finalmente arrivato. Ma anche le domande erano formulate in modo diverso: nella prima Gesù chiede a proposito del Figlio dell'uomo; nella seconda chiede a proposito di sé.
Chissà, forse Gesù un po' ci sperava che qualcuno tra gli Apostoli rispondesse correttamente...
Al tempo stesso, il Signore si rendeva conto che l'uomo non è in grado da solo di capire ciò che sta dietro - o dentro - la Sua persona; il massimo che può fare, che possiamo fare, è ricondurre a qualcosa, a qualcuno di già visto, di già conosciuto... come appunto faceva la gente, vedendo in Lui la reincarnazione o, più genericamente, il ritorno di un eroe del passato.
Per intuire, per credere che l'uomo di Nazareth fosse il Messia in persona, ci voleva, ci vuole un'ispirazione del Padre. Gesù lo sa e a Pietro glielo dice chiaro e tondo.
Ma ecco il colpo di scena: per quella risposta, Pietro si guadagna il primato sugli Apostoli, e anche le chiavi del Regno dei Cieli, metafora che allude al potere di assolvere, o non assolvere i peccati.
Si tratta di un potere che, solo a pensarci, fa tremare le vene ai polsi...
Con questa dichiarazione, il Signore si impegna a rispettare le scelte dei suoi ministri...
L'assoluzione validamente data in terra dal prete, Dio la sottoscrive anche in Cielo; se il prete non assolve in terra, neanche Dio assolverà in Cielo.
Riflettendo su questo tremendo potere, potremmo aprire la questione della maturità dei ministri ordinati necessaria ad amministrare discrezionalmente il sacramento del perdono...
Ma non è il luogo, né il momento...
Chiedo una preghiera per tutti i preti, affinché non si montino la testa, non si lascino imprigionare da moralismi infantili, o facili condanne; ma servano il Vangelo di Cristo con intelletto docile, cuore puro e coraggio apostolico.
Ci consola in parte la dichiarazione fatta da Gesù prima di consegnare la Sua Chiesa nelle mani di Pietro: “Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”; qualunque cosa dicano e facciano i preti, ma anche i missionari, le religiose, coloro che hanno ricevuto un incarico di responsabilità nella Chiesa, piccolo o grande che sia, la Chiesa è più grande delle nostre meschinità...
Ci vuole altro per affondare la navicella di Cristo! È ancora e sempre Lui, Cristo, a guidarla; con buona pace di chi parla e agisce non quale amministratore fedele e saggio, ma come se fosse il padrone.
Stiamo parlando della Storia della Salvezza, la stessa che si dipana attraverso le pagine della Bibbia, ma che non finisce in quei testi ispirati; continua fino a noi e ci supera...
All'interno di questa grandiosa storia, c'è la Chiesa, la quale ha una sua storia, lunga ormai più di venti secoli; ma sarebbe un errore separare la storia dell'umanità da quella della Chiesa; così come sarebbe ugualmente un errore ricondurre, o per affinità, o per contrasto, la storia dell'umanità dentro quella della Chiesa. È un po' come impastare il pane, dimenticando di metterci il lievito; oppure esagerare con il lievito... È stato anche detto: “I cristiani sono il sale della terra; ma guai se la terra diventasse una gigantesca saliera!!”...
Come vedete, gli esempi tratti dal Vangelo si possono moltiplicare.
Il senso è sempre lo stesso: è questione di misura!
Ma la misura i libri di teologia non la insegnano...per fortuna.
La misura si impara con l'esercizio, talvolta rischiando, talvolta anche sbagliando...
Il segreto di una brava cuoca non sta dentro un libro di ricette altrui, ma nel saper dosare lei stessa gli ingredienti, magari, aggiungendone uno che nessuno conosce...
Il nostro ingrediente segreto è il Vangelo di Cristo!
Ma non è il caso di rivelarlo... almeno non subito.
Il segreto messianico vale anche per noi.
Fonte:http://www.qumran2.net

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