mons. Roberto Brunelli"Valutare uomini e cose col metro di Dio"
Valutare uomini e cose col metro di Dio
mons. Roberto Brunelli
XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/09/2017)
Visualizza Mt 16,21-27
Quando quel semplice pescatore di nome Pietro - l'abbiamo sentito domenica scorsa - ha riconosciuto
Gesù come "il Cristo, il Figlio del Dio vivente", si è espresso con tanta acutezza, che le sue parole non potevano essere farina del suo sacco. Non l'hai capito da te, gli risponde Gesù: te l'ha rivelato "il Padre mio che sta nei cieli".
Una prova viene dal passo odierno (Matteo 16,21-27), in cui il pescatore, lasciato alla sua sola intelligenza, dimostra di non saper bene neppure lui quello che aveva dichiarato. La sua personale idea del Cristo, vale a dire il Messia annunciato dai profeti, si conformava in tutto all'opinione corrente, che ignorando certi passi della Bibbia preferiva interpretarne altri come la promessa di un salvatore politico-militare, un capo potente che avrebbe liberato la nazione dall'oppressione straniera (nella fattispecie, quella dei Romani) e avrebbe ridato vita all'antico glorioso regno di Davide. Così, quando "Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto", sino alla morte, per di più da parte proprio dei capi della nazione, Pietro respinse una tale prospettiva, esclamando: "Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai"!
A quelle parole, la reazione di Gesù fu tra le più severe che gli si conoscono: lo allontanò da sé, chiamandolo satana e motivo di scandalo. E ne diede la motivazione, con una frase che fissò una regola fondamentale nella vita di ogni credente: così dicendo tu, Pietro, "non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Ecco: il credente è chi pensa secondo Dio, vale a dire si fida di lui, gli si affida, ha fede; per questo si uniforma alla sua volontà, valuta uomini e cose col suo metro, e quand'anche l'umano giudizio, la personale convenienza o l'opinione dei più contrastasse con la chiara volontà di Dio, sa bene quale sia la scelta da fare.
Il credente "pensa secondo Dio": cerca sempre di conoscere il pensiero di Dio per uniformarsi ad esso, e di conseguenza agire come lui vuole. Dicendo la cosa in altri termini, la seconda lettura di oggi (Romani 12,1-2) riporta una raccomandazione di Paolo ai cristiani di Roma: "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto".
Ma come si fa, viene spontaneo chiedersi, a conoscere la volontà di Dio? La risposta è facile: seguendo la propria coscienza, illuminata dalla Parola che Dio si è paternamente degnato di rivolgerci. Soprattutto, guardando alla Parola incarnata, il suo stesso Figlio: ciò che egli ha detto, ciò che ha fatto. Viene dal Medio Evo un aureo libretto sempre d'attualità, che già nel titolo condensa il concetto: è "L'imitazione di Cristo". Chi vuole dirsi cristiano ha un modello da seguire che è il suo Signore, il quale anche per questo si è fatto uomo: si è messo al nostro livello anche proprio perché possiamo agire come lui. Per applicarlo alla pratica quotidiana, un quasi infallibile vademecum deriva dal darsi una sincera risposta a una domanda: che cosa penserebbe, direbbe, farebbe Gesù se fosse qui, ora, al posto mio?
Certo non è sempre agevole pensare, e dunque agire, come farebbe Gesù; il groviglio di pulsioni che si agita in ogni uomo a volte è molto riluttante a farsi domare; l'attrattiva di un tornaconto immediato talora abbatte le barriere della logica, della riflessione. Lo sapeva bene lo stesso Gesù, il quale per questo concluse l'episodio di oggi invitando a non essere miopi, a considerare gli effetti ultimi dei nostri comportamenti. Disse: "Chi vuole salvare la propria vita", cioè pensa solo a sé e a quanto gli conviene nella vita presente, "la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà". Pensare come Dio, imitare il suo Figlio: può significare umane rinunce, ma è la garanzia della vita che solo lui ci assicura.
Fonte:http://www.qumran2.net
mons. Roberto Brunelli
XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/09/2017)
Visualizza Mt 16,21-27
Quando quel semplice pescatore di nome Pietro - l'abbiamo sentito domenica scorsa - ha riconosciuto
Gesù come "il Cristo, il Figlio del Dio vivente", si è espresso con tanta acutezza, che le sue parole non potevano essere farina del suo sacco. Non l'hai capito da te, gli risponde Gesù: te l'ha rivelato "il Padre mio che sta nei cieli".
Una prova viene dal passo odierno (Matteo 16,21-27), in cui il pescatore, lasciato alla sua sola intelligenza, dimostra di non saper bene neppure lui quello che aveva dichiarato. La sua personale idea del Cristo, vale a dire il Messia annunciato dai profeti, si conformava in tutto all'opinione corrente, che ignorando certi passi della Bibbia preferiva interpretarne altri come la promessa di un salvatore politico-militare, un capo potente che avrebbe liberato la nazione dall'oppressione straniera (nella fattispecie, quella dei Romani) e avrebbe ridato vita all'antico glorioso regno di Davide. Così, quando "Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto", sino alla morte, per di più da parte proprio dei capi della nazione, Pietro respinse una tale prospettiva, esclamando: "Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai"!
A quelle parole, la reazione di Gesù fu tra le più severe che gli si conoscono: lo allontanò da sé, chiamandolo satana e motivo di scandalo. E ne diede la motivazione, con una frase che fissò una regola fondamentale nella vita di ogni credente: così dicendo tu, Pietro, "non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Ecco: il credente è chi pensa secondo Dio, vale a dire si fida di lui, gli si affida, ha fede; per questo si uniforma alla sua volontà, valuta uomini e cose col suo metro, e quand'anche l'umano giudizio, la personale convenienza o l'opinione dei più contrastasse con la chiara volontà di Dio, sa bene quale sia la scelta da fare.
Il credente "pensa secondo Dio": cerca sempre di conoscere il pensiero di Dio per uniformarsi ad esso, e di conseguenza agire come lui vuole. Dicendo la cosa in altri termini, la seconda lettura di oggi (Romani 12,1-2) riporta una raccomandazione di Paolo ai cristiani di Roma: "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto".
Ma come si fa, viene spontaneo chiedersi, a conoscere la volontà di Dio? La risposta è facile: seguendo la propria coscienza, illuminata dalla Parola che Dio si è paternamente degnato di rivolgerci. Soprattutto, guardando alla Parola incarnata, il suo stesso Figlio: ciò che egli ha detto, ciò che ha fatto. Viene dal Medio Evo un aureo libretto sempre d'attualità, che già nel titolo condensa il concetto: è "L'imitazione di Cristo". Chi vuole dirsi cristiano ha un modello da seguire che è il suo Signore, il quale anche per questo si è fatto uomo: si è messo al nostro livello anche proprio perché possiamo agire come lui. Per applicarlo alla pratica quotidiana, un quasi infallibile vademecum deriva dal darsi una sincera risposta a una domanda: che cosa penserebbe, direbbe, farebbe Gesù se fosse qui, ora, al posto mio?
Certo non è sempre agevole pensare, e dunque agire, come farebbe Gesù; il groviglio di pulsioni che si agita in ogni uomo a volte è molto riluttante a farsi domare; l'attrattiva di un tornaconto immediato talora abbatte le barriere della logica, della riflessione. Lo sapeva bene lo stesso Gesù, il quale per questo concluse l'episodio di oggi invitando a non essere miopi, a considerare gli effetti ultimi dei nostri comportamenti. Disse: "Chi vuole salvare la propria vita", cioè pensa solo a sé e a quanto gli conviene nella vita presente, "la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà". Pensare come Dio, imitare il suo Figlio: può significare umane rinunce, ma è la garanzia della vita che solo lui ci assicura.
Fonte:http://www.qumran2.net
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