Monsignor Nunzio Galantino,"DONACI, SIGNORE, LA GIOIA DI CONDIVIDERE IL PERDONO"

DONACI, SIGNORE, LA GIOIA DI CONDIVIDERE IL PERDONO
XXIV domenica del Tempo Ordinario, 17 settembre 2017
Le letture di questa domenica sono incentrate sul tema cruciale del perdono cristiano. La parabola
raccontata dall’evangelista Matteo vuol farci comprendere, sullo sfondo della tradizione sapienziale, come il perdono e la misericordia siano atteggiamenti nuovi, che la preghiera autentica fa nascere nel cuore dell’uomo.

Intorno ai temi del perdono e della misericordia con facilità si scatena il bisogno di… “distinguere”, nel tentativo di trovare ragioni valide per non viverli fino in fondo! E questo non sempre per cattiva volontà o per calcolo meschino; più semplicemente, perché spesso la risposta di Gesù a Pietro (“Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”) getta alle ortiche i nostri calcoli e le nostre presunte sicurezze.

Già facciamo fatica ad accettare che Dio Padre non ponga limiti al perdono (ne sono triste testimonianza alcune reazioni negative ai gesti e alle parole di misericordia di papa Francesco); già ci è difficile credere che non esistano, davanti al Signore, situazioni di peccato compromesse una volta per sempre. Immaginarsi se possiamo ritenerci capaci di perdonare, come ci chiede di fare oggi Gesù! E allora eccoci lì, nella migliore dell’ipotesi, da una parte ad invocare il perdono per noi e, dall’altra, a riprodurre lo stile di vita del servo impietoso del Vangelo. Il suo grande peccato non è stato quello di essere ingiusto o disonesto! No! Il suo grande peccato è stato quello di non aver imparato niente dal gesto e dal cuore del suo padrone. E dire che tra il perdono ricevuto e l’incontro con l’altro servo debitore passano appena pochi attimi (“appena uscito”, sottolinea Matteo)!

Il comportamento del servo ci ciò che può capitare – e di fatto spesso capita – a ciascuno di noi: di essere persone che pregano e invocano Dio e, “appena usciti”, di mettere in atto una grande cattiveria.

Finché continueremo a trovare giustificazioni per non perdonare, dimostriamo di non aver capito che il perdono è un mezzo delicato e provocatorio – forse l’unico che ci è rimasto! – per agire in maniera veramente costruttiva nella storia. Del resto, il perdono verso chi ci ha offeso e danneggiato è l’atto che più ci rende simili a Dio. Il fatto che il Vangelo di oggi ci inviti a trovare in Dio la fonte e, soprattutto, la misura e i criteri per esercitare il perdono, rende il gesto e la decisione di perdonare più ardui, essendo la decisione di perdonare quella che, più di ogni altra, oltrepassa le nostre tendenze naturali. Ma con la grazia di Dio tutto è possibile, anche il perdono autentico!

Qualcuno obietta: “Ma se perdoniamo ‘settanta volte sette’ dove vanno a finire le esigenze di giustizia?”. Beh, forse facciamo bene a ricordare che senza giustizia non si vive; ma attenzione che… di sola giustizia – senza misericordia – si muore!
Fonte:http://www.nunziogalantino.it

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