p. José María CASTILLO, “GLI ULTIMI SARANNO PRIMI E I PRIMI SARANNO ULTIMI”
XXV TEMPO ORDINARIO – 24 settembre 2017 - Commento al Vangelo
“GLI ULTIMI SARANNO PRIMI E I PRIMI SARANNO ULTIMI”
di p. José María CASTILLO
Mt 20, 1-16
[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:] «Il regno dei cieli è simile a un padrone
di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, E disse loro: “Andate anche voi nella vigna, quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state lì tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino a primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
1. L’interpretazione più corretta di questa parabola ci spiega come è il comportamento di Dio con gli uomini. Dio non ci tratta secondo i criteri logici della produttività (che si misura con le ore di lavoro), ma per le motivazioni che sgorgano da un cuore buono e generoso. Il cuore, che è così profondamente buono, che privilegia gli ultimi, i più disgraziati della vita, quelli che la logica degli uomini non privilegia mai.
2. Ma questa parabola ci rimanda anche ad un’altra lettura, secondo la quale le leggi dell’«economia umana», perché sia veramente umana, devono prendere ad esempio i progetti dell’«economia divina». L’economia non è una scienza esatta. Ed è stata scardinata fino ad eccessi che non abbiamo mai potuto immaginare. L’economia, così come funziona, è la scienza (?) che privilegia i privilegiati e affonda sempre più quelli che già sono affondati. Da qui derivano gli squilibri crescenti e scandalosi che conosciamo. E che sopportiamo quando si distribuiscono i guadagni ed i benefici che producono la terra ed il lavoro umano.
3. Urge trovare e mettersi a praticare altre forme di gestione dell’economia mondiale. E, se crediamo nel Vangelo, dobbiamo smetterla con lo scandalo che ci sono tante persone pie, o amiche dei pii, che non consentono che gli ultimi guadagnino quello che loro guadagnano e che vivano come loro vivono. Ci può essere una contraddizione più grande e anche una spudoratezza più grande? Anche in questo il Vangelo è norma di sapienza e criterio determinante di umanità.
“GLI ULTIMI SARANNO PRIMI E I PRIMI SARANNO ULTIMI”
di p. José María CASTILLO
Mt 20, 1-16
[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:] «Il regno dei cieli è simile a un padrone
di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, E disse loro: “Andate anche voi nella vigna, quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state lì tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino a primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
1. L’interpretazione più corretta di questa parabola ci spiega come è il comportamento di Dio con gli uomini. Dio non ci tratta secondo i criteri logici della produttività (che si misura con le ore di lavoro), ma per le motivazioni che sgorgano da un cuore buono e generoso. Il cuore, che è così profondamente buono, che privilegia gli ultimi, i più disgraziati della vita, quelli che la logica degli uomini non privilegia mai.
2. Ma questa parabola ci rimanda anche ad un’altra lettura, secondo la quale le leggi dell’«economia umana», perché sia veramente umana, devono prendere ad esempio i progetti dell’«economia divina». L’economia non è una scienza esatta. Ed è stata scardinata fino ad eccessi che non abbiamo mai potuto immaginare. L’economia, così come funziona, è la scienza (?) che privilegia i privilegiati e affonda sempre più quelli che già sono affondati. Da qui derivano gli squilibri crescenti e scandalosi che conosciamo. E che sopportiamo quando si distribuiscono i guadagni ed i benefici che producono la terra ed il lavoro umano.
3. Urge trovare e mettersi a praticare altre forme di gestione dell’economia mondiale. E, se crediamo nel Vangelo, dobbiamo smetterla con lo scandalo che ci sono tante persone pie, o amiche dei pii, che non consentono che gli ultimi guadagnino quello che loro guadagnano e che vivano come loro vivono. Ci può essere una contraddizione più grande e anche una spudoratezza più grande? Anche in questo il Vangelo è norma di sapienza e criterio determinante di umanità.
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