p. José María CASTILLO, “I PUBBLICANI E LE PROSTITUTE VI PASSANO AVANTI NEL REGNO DI DIO”
XXVI TEMPO ORDINARIO – 1 ottobre 2017 - Commento al Vangelo
“I PUBBLICANI E LE PROSTITUTE VI PASSANO AVANTI NEL REGNO DI DIO”
di p. José Maria CASTILLO
Mt 21, 28-32
[In quel tempo, disse Gesù ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:] "Che ve ne pare? Un uomo
aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, Signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Risposero: "Il primo". E Gesù disse loro: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi nella via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli".
Dopo l’entrata di Gesù a Gerusalemme e la violenta cacciata dei mercanti dal tempio (Mt 21,1-27), la gran “parodia del potere” (W. Carter), il vangelo di Matteo colloca tre parabole tremende, tutte e tre dirette contro i dirigenti religiosi (non contro il popolo di Israele): la parabola dei due figli (Mt 21,28-32), quella dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-46) e quella del banchetto del Regno (Mt 22,1-14). Con questo Gesù rende più tesa la situazione di scontro con i responsabili della religione. E dice loro che sono: 1) quelli che non fanno quello che Dio chiede loro; 2) quelli che si sono impadroniti del potere ed uccidono chi li ostacola; 3) quelli che non entreranno nel banchetto di Dio. Si comprende che proprio in quel momento avrebbero voluto uccidere Gesù (Mt 21,46). E non lo hanno fatto perché il popolo stava dalla parte di Gesù e gli uomini del tempio avevano paura della gente (Mt 21,46b).
La parabola si capisce subito: l’etica di Gesù non è l’etica dei propositi e delle parole, ma è l’etica dei fatti. Per Gesù ciò che “si dice” non conta; ciò che conta è ciò che “si fa”. Soprattutto quando quello che si dice è esattamente il contrario di ciò che si fa. Che è ciò che è successo con quei due fratelli. Ed è quello che accade tante volte all’élite religiosa: nelle loro predicazioni parlano contro l’amore al denaro quelli che assomigliano a qualunque cosa meno che ad un povero; parlano contro l’orgoglio quelli che occupano sedi di potere e di dignità; sono severi censori del sesso quelli che nascondono e proteggono delinquenti sessuali.
Gesù accentua la sua denuncia affermando che i gruppi più disprezzati dall’élite religiosa (pubblicani e prostitute) precederanno quest’élite nel cammino verso il Regno. L’aspetto notevole è che il verbo greco proágousin (Mt 21,31b) sta al presente, cioè ”già ora” (M. Zerwick) i pubblicani e le prostitute “vi precedono” nel cammino verso il Regno. A giudizio di Gesù, quelli che sono più in ritardo nel cammino verso Dio sono proprio quelli che pensano di precedere gli altri e quelli che vedono se stessi come l’esempio da seguire.
“I PUBBLICANI E LE PROSTITUTE VI PASSANO AVANTI NEL REGNO DI DIO”
di p. José Maria CASTILLO
Mt 21, 28-32
[In quel tempo, disse Gesù ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:] "Che ve ne pare? Un uomo
aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, Signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Risposero: "Il primo". E Gesù disse loro: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi nella via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli".
Dopo l’entrata di Gesù a Gerusalemme e la violenta cacciata dei mercanti dal tempio (Mt 21,1-27), la gran “parodia del potere” (W. Carter), il vangelo di Matteo colloca tre parabole tremende, tutte e tre dirette contro i dirigenti religiosi (non contro il popolo di Israele): la parabola dei due figli (Mt 21,28-32), quella dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-46) e quella del banchetto del Regno (Mt 22,1-14). Con questo Gesù rende più tesa la situazione di scontro con i responsabili della religione. E dice loro che sono: 1) quelli che non fanno quello che Dio chiede loro; 2) quelli che si sono impadroniti del potere ed uccidono chi li ostacola; 3) quelli che non entreranno nel banchetto di Dio. Si comprende che proprio in quel momento avrebbero voluto uccidere Gesù (Mt 21,46). E non lo hanno fatto perché il popolo stava dalla parte di Gesù e gli uomini del tempio avevano paura della gente (Mt 21,46b).
La parabola si capisce subito: l’etica di Gesù non è l’etica dei propositi e delle parole, ma è l’etica dei fatti. Per Gesù ciò che “si dice” non conta; ciò che conta è ciò che “si fa”. Soprattutto quando quello che si dice è esattamente il contrario di ciò che si fa. Che è ciò che è successo con quei due fratelli. Ed è quello che accade tante volte all’élite religiosa: nelle loro predicazioni parlano contro l’amore al denaro quelli che assomigliano a qualunque cosa meno che ad un povero; parlano contro l’orgoglio quelli che occupano sedi di potere e di dignità; sono severi censori del sesso quelli che nascondono e proteggono delinquenti sessuali.
Gesù accentua la sua denuncia affermando che i gruppi più disprezzati dall’élite religiosa (pubblicani e prostitute) precederanno quest’élite nel cammino verso il Regno. L’aspetto notevole è che il verbo greco proágousin (Mt 21,31b) sta al presente, cioè ”già ora” (M. Zerwick) i pubblicani e le prostitute “vi precedono” nel cammino verso il Regno. A giudizio di Gesù, quelli che sono più in ritardo nel cammino verso Dio sono proprio quelli che pensano di precedere gli altri e quelli che vedono se stessi come l’esempio da seguire.
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