padre Gian Franco Scarpitta, "Le vie di Dio e i criteri dell'uomo"

 Le vie di Dio e i criteri dell'uomo
padre Gian Franco Scarpitta  
XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/09/2017)
  Visualizza Mt 20,1-16
“Le mie vie non sono le vostre vie e i miei pensieri non sono i vostri pensieri”; questa è una frase
abbastanza famosa della Bibbia, nella quale Dio intende sottolineare l'incompatibilità fra i criteri divini di scelta e di decisione e quelli propriamente umani. Dio prende le distanze dai parametri decisionali puramente nostri, non si attiene alle nostre “linee guida” incentrate sulla gelosia, sulla presunzione e l'invidia con cui siamo soliti interpretare la giustizia, ma semplicemente si lascia guidare dal suo essere Amore e Misericordia. Di conseguenza non importa quanto si lavori e quanto tempo e quanta fatica si impieghi nel servizio: ciò che conta è l'aspetto qualitativo del lavoro, il valore dell'impegno, il “cuore” e la passione con cui ogni cosa viene eseguita. Non importa quanto lavoro si svolga e quanta fatica si impieghi nel portarlo a termine. Ci si può anche industriare a fare un lavoro con affanno e con dispendio di energie e di sforzo fisico, ma quando esso viene realizzato con spirito di esibizionismo e di vanagloria, peggio ancora mirando ai profitti e agli interessi personali, ebbene, nella logica di Dio equivale a non aver lavorato per nulla. Così pure si può lavorare anche una sola ora, lo spazio limitato di un breve periodo o un tempo assai circoscritto, ma se in quel brevissimo tempo il nostro impegno rivela dedizione, abnegazione, impegno e generosità, questo nella logia del Signore equivale a lavorare sodo e meritoriamente.
Con questo argomento non si vuole affatto svalutare la fatica di chi si adopera ore e ore soprattutto nei lavori servile e neppure si vuole screditare l'opera di chi si affanna giornate intere sfidando l'afa, la spossatezza e il consumo di sé in un determinato servizio: qualsiasi attività svolta con fatica estrema e per lungo tempo merita il massimo rispetto. Ciò non toglie tuttavia che possono esservi varie ragioni per cui un servizio viene svolto, varie motivazioni personali che inducono ad eseguirlo, vari stati d'animo e sentimenti. Solo il servizio svolto con amore e disinteresse, in ogni caso, è il più meritorio di ricompensa e tale è la logica di Dio.
Prestiamo attenzione: nella parabola di cui alla lettura di oggi, Dio (=il padrone della vigna) non lascia nessuno senza ricompensa ma a tutti dà la stessa paga, usando in fine dei conti imparzialità. Riconosce a tutti il diritto alla ricompensa e usa attenzione nei confronti di chiunque abbia lavorato con fatica. Se vuol dare la stessa paga anche a coloro che si sono presentati all'ultima ora, ciò non avviene perché non voglia usare imparzialità, ma perché i suoi criteri si fondano sulla misericordia e sull'amore e non già sui parametri di remunerazione propria delle nostre misure. E soprattutto, come si diceva poc'anzi, sulla qualità del servizio e non sulla quantità di lavoro svolto.
Quello che va maggiormente considerato è tuttavia che non è mai troppo tardi per lavorare nella casa del Signore e che a qualsiasi ora si può accedere alla sua vigna quando si animati da zelo e da buona volontà. Dio non manca di ricompensare chiunque si impegna nella costruzione del suo Regno anche se con minimo sforzo, purché concretamente e con comprovato zelo e abnegazione. Tutti siamo invitati ad adoperarci al meglio nella fedeltà al Signore, a vivere appieno il nostro tempo facendo ciascuno ciò che è di sua competenza nell'edificazione della Chiesa e della società e quando in tutto questo ci si prodiga volentieri e senza riserve si otterrà sempre la copiosa ricompensa che il profeta Isaia descrive in termini di “vino e latte”, ovvero di abbondanza e di prodigalità perché il premio è riservato a chiunque si mostri fedele.
Nella vigna del Signore, cioè la Chiesa, nessuno è disoccupato. Ciascuno è chiamato a svolgere il proprio ruolo rispondendo a un determinato progetto per conseguire un relativo beneficio proporzionato. Occorre semplicemente aderire al piano di Dio su di noi, collaborare con l'opera di Dio con buona volontà e non importa cominciare prima o dopo, occorre solamente cominciare bene. Quindi, come del resto si diceva poc'anzi, non è mai troppo ardi aderire alla chiamata di Dio e mettersi all'opera. Il calcolo delle retribuzioni secondo il tempo determinato, proprio delle nostre congetture terrene, è invece solamente sinonimo di ridicola infantilità e in effetti ci ricorda l'atteggiamento di quei bambini che protestano perché ad altri sono state date più caramelle che a loro. Il pensiero di Dio, poiché verte sull'amore e sulla misericordia, è invece un pensiero adulto.

Fonte:http://www.qumran2.net

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