padre Paul Devreux, "Perdonare di cuore è possibile"

padre Paul Devreux
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
L'atteggiamento del servo di questa parabola scandalizza, eppure, se Gesù la racconta, significa che
riscontra questo tipo d'atteggiamento intorno a sè e quindi forse anche in me. Di fatto oggi Gesù insiste sull'importanza del perdono, come domenica scorsa.

Pietro domanda: se qualcuno fa del male a me personalmente, quante volte devo perdonare? E Pietro pensa di essere molto generoso proponendo di perdonare fino a sette volte perché le scuole rabbiniche di allora dicevano di perdonare fino a 4 volte. Gesù però, come al solito lo spiazza dicendogli che deve perdonare all'infinito, sempre, e per spiegare il motivo di ciò racconta una parabola.
Parla di un re che vuole fare i conti con i suoi servi; possiamo paragonarlo ad un momento di bilancio della vita di ognuno di noi o al momento del giudizio finale. Un servo arriva con un debito stratosferico pari oggi a circa 5 o 6 miliardi di Euro. E' come dire una cifra impagabile, come è il dono della nostra vita e della vita di chi si è sacrificato per noi. Il re dapprima esige un rimborso domandando al suo suddito praticamente la sua vita e tutto quello che ha, ma vedendolo pregare e sapendo benissimo che comunque non potrà mai rimborsare un debito cosi grosso anche se promette di farlo, si impietosisce, ha compassione e gli condona tutto il debito. Praticamente il suo condono è l'equivalente di un dono tale che ridona una nuova volta a quest'uomo la vita. Ma questo è come dire che torna nuovamente come prima ad essere debitore a questo re della sua vita che gli ridona.

So che mi ripeto ma lo faccio di proposito perché è importante rendersi conto che la vita non è mia, che non è una cosa che mi sono guadagnato o che ho meritato; è un dono incalcolabile che ho ricevuto e che noi cristiani diciamo ricevuto da Dio. Se io mi rendo conto di questo, mi sento anche desiderato e amato e nasce in me automaticamente il desiderio di manifestare gratitudine. Il modo più semplice per farlo è quello di essere anche io misericordioso con chi ha un debito nei miei confronti.
Questo servo che si vede condonato tutto il suo debito, e poi prende per il cravattino chi a con lui un piccolo debito, rispetto a quello che gli è stato appena condonato, è un cieco, un sordo, uno che non vuole sentire, perché ormai si è arroccato sulle sue idee, per cui considera che gli altri sono cattivi e ingiusti, mentre lui è la vittima, costretto ad implorare il perdono al suo re per colpa degli altri. Non riesce a vedere le sue colpe; non vede il male che fa', vede solo quello che subisce, e questo lo chiude alla gratitudine, al vedere il dono ricevuto; pensa che anche quello se lo è sudato e meritato umiliandosi, pensa che è stato bravo a chiedere, furbo.
Peccato, peccato in tutti i sensi, perché un uomo così vive e vivrà sempre un inferno, anche se è in paradiso.

Perdonare di cuore è possibile se il mio cuore si apre alla gratitudine. Ecco perché è importante seguire Gesù; per scoprire quanto grande è l'amore di Dio nei nostri confronti. Per arrivare alla libertà di riconoscere quanto ci ama e cosi poter amare anche noi per inerzia.
Fonte:http://www.lachiesa.it

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