Wilma Chasseur, "La ragione non comprende"

La ragione non comprende
Wilma Chasseur  
XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/09/2017)
  Visualizza Mt 16,21-27
Oh povero Pietro! L'altra volta, primo della classe, promosso a pieni voti e beatificato, questa volta
perde aureola, promozione e beatificazione e viene rispedito addirittura all'ultimo banco. Ma cos'ha fatto di così grave? A me sembra che abbia solo tentato di salvare il Maestro da una morte atroce. Se è così anch'io avrei fatto lo stesso. Voi no? siate sinceri! Chi non farebbe di tutto per salvare il migliore amico da una morte atroce come il supplizio della croce?
Differenza tra sapere e capire
La croce rimane oggi come duemila anni fa, scandalo e follia per la ragione umana, non cerchiamo di sdrammatizzarla, le toglieremmo il suo carattere divino. Tutto ciò che è divino supera infinitamente la ragione umana e la prova irrefutabile che Gesù era Dio è proprio la croce. Cioè l'aver accettato in quanto uomo questo progetto divino al quale la sua natura umana si ribellava come vediamo al giardino degli Ulivi quando chiese se era possibile che non dovesse bere quel calice (quello che desiderava anche Pietro). Se non fosse stato uno con il Padre, mai e poi mai avrebbe potuto accettare.
La ragione umana non potrà mai capire la croce, ci vuole il salto nella fede, ma non un salto qualunque, un salto addirittura mortale, tanto supera la ragione.
In questa protesta di Pietro io ci vedo il suo amore per il Maestro, tanto da volerlo salvare da una morte così atroce. Il segno che si vuol bene a qualcuno è proprio il non voler vederlo soffrire, anzi il voler far di tutto per evitarglielo. E infatti Gesù nonostante l'appellativo che gli dà oggi continuerà a sceglierlo e a dargli il primato sugli apostoli e su tutta la Chiesa. Grande Pietro che finirà col dare la vita per il suo Signore.
Ciò detto resta il fatto che Gesù ha voluto scegliere questa via, la più tragica e dolorosa, per salvarci. E i poveri apostoli hanno dovuto accettare di entrare in quel disegno, senza capirlo. Proprio come noi! Loro adesso lo capiscono; noi dobbiamo aspettare ancora un po'. Che l'ha fatto per amore lo sappiamo, ma saperlo è un conto e capirlo è tutt'altro.
A cosa non dobbiamo rinunciare?
Chi perderà la propria vita la troverà: lo vediamo nella vita dei santi, cioè di coloro che hanno trovato il loro punto d'appoggio nel soffitto e non più sul pavimento: hanno realizzato il rovesciamento totale di prospettiva e di equilibrio e si aspettano tutto dall'Alto. Ma così fanno l'esperienza di una pienezza di vita incredibile, perché è la stesa vita divina che fluisce in loro.
Anche noi nel nostro piccolo dobbiamo saper fare le rinunce che Dio ci chiede, sapendo che se Egli chiede di rinunciare a qualcosa, non è per togliere, ma per poter dare molto di più: ci toglie qualcosa che ci impedisce di ricevere Lui, il dono per eccellenza. Dio non si lascia mai vincere in generosità! Oggi il concetto di rinuncia per Dio, è quasi totalmente scomparso, ma esiste in altri ambiti: quello dello sport per esempio, che comporta faticosi allenamenti, o quello della “linea” che comporta diete su diete... E' urgente recuperare anche il concetto di rinuncia per Dio, perché solo così usciremo dal grigiore di un'esistenza insipida e mediocre, e diventeremo come piccole lampade ardenti e irradianti luce e calore tutt'intorno.
Non so se avete mai notato che c'è una sola cosa alla quale il Signore non ci chiede mai di rinunciare: la croce. Perché? Perché quella è la via per incontrarlo Al di fuori di quella non lo incontriamo e la rinuncia è questa via.
Fonte:http://www.qumran2.net/

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