Clarisse Sant'Agata, Lectio "Beati gli invitati"

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – A -
Antifona d'Ingresso
Se consideri le nostre colpe, Signore, chi potrà resistere? Ma presso di te è il perdono, o Dio di
Israele.
Colletta
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non
ci stanchiamo mai di operare il bene. Per Cristo, nostro Signore.
Prima Lettura Is 25, 6-10a
Dal libro del profeta Isaia.
Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il
velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per
sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l'ignominia del suo popolo farà scomparire
da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: "Ecco il nostro Dio; in lui
abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci,
esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte".
Salmo 22 (23)
Abiterò per sempre nella casa del Signore.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Seconda Lettura Fil 4, 12-14.19-20
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.
Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla
sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto
bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro
bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria
nei secoli dei secoli. Amen.
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a
quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.
Vangelo Mt 22, 1-14
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: "Il regno
dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare
gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine:
Dite agli invitati: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi
e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo,
chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò:
mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi
servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e
tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli
che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i
commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei
entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e
piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma
pochi eletti".
Sulle Offerte
Accogli, Signore, le nostre offerte e preghiere, e fa' che questo santo sacrificio, espressione perfetta
della nostra fede, ci apra il passaggio alla gloria del cielo. Per Cristo nostro Signore.
Comunione
I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
Dopo la Comunione
Padre santo e misericordioso, che ci hai nutriti con il corpo e sangue del tuo Figlio, per questa
partecipazione al suo sacrificio donaci di comunicare alla sua stessa vita. Egli vive e regna nei secoli
dei secoli.
Beati gli invitati
(Pranzo per i più poveri in Santa Maria in Trastevere)
Il brano di Vangelo, che la liturgia ci dona di ascoltare in questa Domenica, riporta la terza parabola
riferita da Matteo all’interno del confronto tra Gesù e le autorità giudaiche nella zona del tempio di
Gerusalemme. Nel brano dei vignaioli che abbiamo ascoltato e pregato la scorsa Domenica, è di scena
un padrone di casa e proprietario di una vigna, qui un re. Il padrone manda due volte i servi a ritirare
il raccolto; il re manda due volte i servitori a chiamare gli invitati. Nell’uno e nell’altro caso i
messaggeri non raggiungono lo scopo per la malvagità di coloro a cui sono mandati. In ambedue i casi
entra in campo anche il “Figlio”: là come ultimo degli inviati, qui come colui per il quale la festa è
preparata. In tutti e due i casi infine, i servi vengono maltrattati e uccisi. Ancora una volta, dunque,
Dio manda i suoi servi. Come nella parabola della vigna aveva inviato prima i profeti e alla fine suo
Figlio, ora continua a inviare altri servi, gli apostoli, i discepoli di Cristo, i missionari suoi testimoni,
per invitare tutti al banchetto nuziale. Ma nel cuore delle parabole c’è qualche cosa di diverso.
Qui siamo innanzi ad un dono, un invito ad una festa di nozze, ad una pienezza di vita e ciò rende
ancora più grave il rifiuto degli invitati che preferiscono il lavoro quotidiano nei campi, gli affari, al
partecipare alla gioia di una splendida festa a cui sono personalmente e insistentemente invitati da un
re che li desidera vicini nella condivisione della sua gioia.
Davanti a rifiuto dei primi invitati che trovano nel loro no la loro condanna e la perdita della vita, il
re non si chiude in se, ma manda i suoi servitori per le strade a invitare tutti, buoni e cattivi, alla festa
di nozze del Figlio. I servi eseguono l’ordine e la sala è subito gremita. Al banchetto c’è il popolo
nuovo che è fatto di grano e zizzania, ma tutti hanno potuto entrare liberamente.
Ai tempi di Gesù chiunque arrivava alla soglia della stanza del banchetto riceveva un mantello bianco,
un abito di festa donato gratuitamente da colui che invitava alla festa, che indica l’aver risposto
liberamente “sì” all’invito del re. E’ un abito che non va meritato, conquistato, che chiede requisiti
speciali, ma che va accolto e indossato liberamente. Ma ecco che tra coloro che entrano nella sala
delle nozze c’è chi non accetta il dono dell’abito, eppure il re, regalando quel vestito, chiede solo a chi
entra al banchetto di essere in tenuta da festa, di dare un segno di mutamento e di libertà… Quando
dunque egli “entra per vedere i commensali, scorge un uomo che non indossa l’abito nuziale” e che, alla sua
richiesta di spiegazioni, tace.
I credenti sono stati chiamati, invitati alle nozze del Figlio, ma non sono ancora definitivamente
salvati. Il numero dei chiamati è grande, questo però non significa che l’ammissione al nuovo popolo
di Dio, alla Chiesa, garantisca una salvezza, il godere della pienezza del Regno, del banchetto di
nozze. Nel cuore deve abitare una speranza colma di fiducia che accoglie tutto come dono e non una
sicurezza piena di presunzione tanto da rifiutare la veste che il re ci dona per essere pronti per il
banchetto. Chi rifiuta questo ennesimo dono si ritrova per sua scelta in una situazione mortifera,
senza via di salvezza. Questa veste è di chi si scopre peccatore (la veste del Figlio sarà data proprio a
chi lo crocifigge Mt 27,35: “dopo averlo crocifisso si spartirono le sue vesti a sorte”) e accoglie l’invito alla
conversione, è di chi si sente perdonato e vive della misericordia ricevuta. Questo uomo trovato senza
veste tace, avrebbe ancora la possibilità di chiedere perdono ed invece tace. Solo chi si sa nudo è
rivestito, perché riconosce e accoglie l’amore con cui è amato e con cui può amare Dio e i fratelli.
Tutti siamo chiamati e aver risposto non significa automaticamente essere salvati, ma siamo chiamati
a scegliere liberamente di rispondere alla chiamata non a parole, ma con i fatti e nella verità,
compiendo la volontà del Padre. Dobbiamo riconoscere di aver bisogno di essere rivestiti di una veste
nuova dal Signore, di aver bisogno di conversione a lui per poter essere resi pronti per la gioia di
questo banchetto. Alla fine dei tempi ci sarà un giudizio decisivo, che verterà sull’aver accettato o
rifiutato il dono di Dio. Dio ci dona la vita, mai la morte: quest’ultima la scegliamo noi. E Dio, che
rispetta fino in fondo la nostra libertà, con sofferenza ci lascia fare, e così ci vede errare lontano da sé
e preferire la prigione alla libertà, le tenebre alla luce, la tristezza alla gioia, la morte alla vita.
Anche la Chiesa, come Israele, deve riconoscere che come è partecipe della stessa chiamata, lo è
anche dello stesso rifiuto, ma nel riconoscersi peccatrice e infedele si abbandona alla misericordia di
Dio, la sola che la rende luce per le nazioni. Anche a noi con questa parabola Gesù vuole aprire gli
occhi perché riconosciamo ciò che siamo e ritorniamo a lui, chiediamo la grazia della conversione per
vivere nella volontà del Padre.
Così conclude il suo testamento Chiara d’Assisi “Ma poiché stretta è la via e il sentiero, ed angusta la porta
per la quale ci si incammina e si entra nella vita, pochi son quelli che la percorrono e vi entrano; e se pure vi sono
di quelli che per un poco di tempo vi camminano, pochissimi perseverano in essa. Beati però quelli cui è concesso
di camminare per questa via e di perseverarvi fino alla fine!
E perciò noi, che siamo entrate nella via del Signore, guardiamoci di non abbandonarla mai,
per nostra colpa o negligenza o ignoranza. Recheremmo ingiuria a così grande Signore, alla sua
Madre vergine, al beato padre nostro Francesco, a tutta la Chiesa trionfante ed anche alla Chiesa di
quaggiù. Sta scritto, infatti: Maledetti quelli che si allontanano dai tuoi comandamenti.
Per questa ragione, io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
affinché, per i meriti della gloriosa santa Vergine Maria sua Madre, del beatissimo padre nostro
Francesco e di tutti i santi, lo stesso Signore, che ci ha donato di bene incominciare, ci doni ancora di
crescere nel bene e di perseverarvi fino alla fine. Amen.”

Fonte:http://www.clarissesantagata.it

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