D. Gianni Mazzali SDB,"UN POPOLO DI SANTI"
1 novembre 2017 | tutti i Santi - T. Ordinario - A | Omelia
UN POPOLO DI SANTI (Omelia del 2016)
Lo sottolineiamo con umiltà e con convinzione: siamo un popolo di santi. Molti di noi sono in
cammino su questa terra, altri hanno già raggiunto la patria, altri ancora, in un'altra dimensione, si dispongono a raggiungerla. Davvero è un grande popolo, immenso, proprio come sottolinea l'Apocalisse "una moltitudine immensa che nessuno poteva contare". Nel contemplare questa visione cosmica e luminosa ci sentiamo rassicurati nel contrastare l'oscura tendenza culturale, che non ci appartiene né per contenuti né per forme, che diffonde messaggi oscuri, tenebrosi, anche macabri, occultandoli con una formuletta accattivante che nasconde un tranello. Vogliamo rivendicare soprattutto per i più piccoli, ignari destinatari di un sottile inganno, l'ideale bello della santità, dell'amore di Dio e del prossimo e la comunione intensa con coloro che ci hanno lasciato, ma sono sempre con noi.
NELLA TRIBOLAZIONE
Il brano dell'Apocalisse, che viene letto ogni anno, nelle ultime espressioni fa cenno ad una "grande tribolazione" in cui molti si sono purificati nel sangue dell'Agnello e indossano vesti bianche. Possiamo leggervi un richiamo a quella porzione di Chiesa costituita da tutti noi, da coloro che sono in cammino, che combattono (la Chiesa militante) affrontando man mano i problemi che rendono difficile e impervio il nostro procedere. L'aggettivo "grande" con cui viene qualificata la tribolazione potrebbe indicarne l'universalità, forse anche l'inevitabilità. Ci rendiamo conto che non è facile professare la nostra fede in modo chiaro e pubblico in una società e cultura che apertamente si disinteressano di Dio e, in modo subdolo e occulto, minano alla base le ragioni e le espressioni socio-culturali della nostra religione. Lo ammettiamo, spesso oggi ci sentiamo "tribolati", quasi sperduti, incerti in un mondo che ci spinge ai margini, che ci dà la netta percezione che il nostro credere in Dio è sorpassato, inutile, ingombrante.
Mi sembra che per attraversare con dignità la tribolazione che caratterizza il nostro tempo dobbiamo anche noi lavare le nostre vesti nel sangue dell'Agnello perché il nostro abbigliamento sia bianco, luminoso, visibile a tutti. Questa purificazione dovrebbe donarci due atteggiamenti indispensabili per affrontare nobilmente le sfide del nostro tempo.
In primo luogo l'umiltà. La tribolazione riguarda cioè anche le nostre incongruenze, i nostri compromessi, le nostre deviazioni. Oltre che reagire alla tribolazione a volte siamo noi stessi causa e attori del disagio e del disorientamento. Lo riconosciamo con umiltà e affrontiamo il nostro personale e comunitario bisogno di purificazione nel sangue di Gesù. La tradizione della confessione in occasione della festa del Santi, un tempo molto sentita, risponde proprio a questa sincera consapevolezza.
In secondo luogo la fierezza. Siamo fieri nel voler dare testimonianza della nostra fede nella tribolazione, in controcorrente spesso. Siamo pronti a soffrire per le nostre convinzioni e non ci lasciamo intimidire da una corrente che sembra dare per scontate mode dubbie e atteggiamenti paganeggianti. Siamo "militanti", combattenti e non ci tiriamo indietro, anche di fronte all'obiezione: "Ormai oggi tutti fanno così, non c'è niente di male!". E poi il male dilaga e troppi ne restano contaminati. La nostra fierezza riguarda la certezza che Gesù è il Salvatore e che la sua grazia ci libera dal male e rende la nostra veste candida.
UNA SPERANZA CHE CI RENDE PURI
Un tema che quasi perseguita la mente ed il cuore di Giovanni è indubbiamente la nostra figliolanza divina: "(…) vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!".
La Parola insiste su questo perché ne siamo convinti fino in fondo. Ma nello stesso tempo ci rendiamo conto che la dimensione terrena della nostra esistenza non ci consente di sperimentare la pienezza della paternità di Dio. Da questa constatazione nasce un terzo atteggiamento che ci arricchisce in questa festa dei Santi: la speranza.
Con l'umiltà e la fierezza la speranza completa la nostra armatura di militanti, in cammino verso la santità, verso l'esperienza piena del volto del Padre e del nostro essere autentici figli suoi. Nella tribolazione e confusione dell'esperienza quotidiana la speranza ci rende puri e ci proietta verso la pienezza del Regno.
TRA PRESENTE E FUTURO
La proclamazione delle Beatitudini, la Nuova Legge di Gesù, il Manifesto della sua Rivoluzione, riguarda sia il nostro presente che il nostro futuro. La Parola di Gesù ci raggiunge come viandanti per orientarci nelle sfide del presente, per affermare che già fin d'ora siamo felici nella povertà, nel pianto, nella sofferenza, nella ricerca della giustizia, nella misericordia, nella purezza, nella persecuzione. Ma nella prospettiva di Gesù il presente, con tutte le sue contraddizioni, ha bisogno di una pienezza futura che attendiamo con viva speranza: "Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli".
"Tenete a memoria,
che la solita parola che usa il demonio
quando vuole spingerci al male è: Oh! Non è niente!".
(Don Bosco)
Don Gianni MAZZALI SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it
UN POPOLO DI SANTI (Omelia del 2016)
Lo sottolineiamo con umiltà e con convinzione: siamo un popolo di santi. Molti di noi sono in
cammino su questa terra, altri hanno già raggiunto la patria, altri ancora, in un'altra dimensione, si dispongono a raggiungerla. Davvero è un grande popolo, immenso, proprio come sottolinea l'Apocalisse "una moltitudine immensa che nessuno poteva contare". Nel contemplare questa visione cosmica e luminosa ci sentiamo rassicurati nel contrastare l'oscura tendenza culturale, che non ci appartiene né per contenuti né per forme, che diffonde messaggi oscuri, tenebrosi, anche macabri, occultandoli con una formuletta accattivante che nasconde un tranello. Vogliamo rivendicare soprattutto per i più piccoli, ignari destinatari di un sottile inganno, l'ideale bello della santità, dell'amore di Dio e del prossimo e la comunione intensa con coloro che ci hanno lasciato, ma sono sempre con noi.
NELLA TRIBOLAZIONE
Il brano dell'Apocalisse, che viene letto ogni anno, nelle ultime espressioni fa cenno ad una "grande tribolazione" in cui molti si sono purificati nel sangue dell'Agnello e indossano vesti bianche. Possiamo leggervi un richiamo a quella porzione di Chiesa costituita da tutti noi, da coloro che sono in cammino, che combattono (la Chiesa militante) affrontando man mano i problemi che rendono difficile e impervio il nostro procedere. L'aggettivo "grande" con cui viene qualificata la tribolazione potrebbe indicarne l'universalità, forse anche l'inevitabilità. Ci rendiamo conto che non è facile professare la nostra fede in modo chiaro e pubblico in una società e cultura che apertamente si disinteressano di Dio e, in modo subdolo e occulto, minano alla base le ragioni e le espressioni socio-culturali della nostra religione. Lo ammettiamo, spesso oggi ci sentiamo "tribolati", quasi sperduti, incerti in un mondo che ci spinge ai margini, che ci dà la netta percezione che il nostro credere in Dio è sorpassato, inutile, ingombrante.
Mi sembra che per attraversare con dignità la tribolazione che caratterizza il nostro tempo dobbiamo anche noi lavare le nostre vesti nel sangue dell'Agnello perché il nostro abbigliamento sia bianco, luminoso, visibile a tutti. Questa purificazione dovrebbe donarci due atteggiamenti indispensabili per affrontare nobilmente le sfide del nostro tempo.
In primo luogo l'umiltà. La tribolazione riguarda cioè anche le nostre incongruenze, i nostri compromessi, le nostre deviazioni. Oltre che reagire alla tribolazione a volte siamo noi stessi causa e attori del disagio e del disorientamento. Lo riconosciamo con umiltà e affrontiamo il nostro personale e comunitario bisogno di purificazione nel sangue di Gesù. La tradizione della confessione in occasione della festa del Santi, un tempo molto sentita, risponde proprio a questa sincera consapevolezza.
In secondo luogo la fierezza. Siamo fieri nel voler dare testimonianza della nostra fede nella tribolazione, in controcorrente spesso. Siamo pronti a soffrire per le nostre convinzioni e non ci lasciamo intimidire da una corrente che sembra dare per scontate mode dubbie e atteggiamenti paganeggianti. Siamo "militanti", combattenti e non ci tiriamo indietro, anche di fronte all'obiezione: "Ormai oggi tutti fanno così, non c'è niente di male!". E poi il male dilaga e troppi ne restano contaminati. La nostra fierezza riguarda la certezza che Gesù è il Salvatore e che la sua grazia ci libera dal male e rende la nostra veste candida.
UNA SPERANZA CHE CI RENDE PURI
Un tema che quasi perseguita la mente ed il cuore di Giovanni è indubbiamente la nostra figliolanza divina: "(…) vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!".
La Parola insiste su questo perché ne siamo convinti fino in fondo. Ma nello stesso tempo ci rendiamo conto che la dimensione terrena della nostra esistenza non ci consente di sperimentare la pienezza della paternità di Dio. Da questa constatazione nasce un terzo atteggiamento che ci arricchisce in questa festa dei Santi: la speranza.
Con l'umiltà e la fierezza la speranza completa la nostra armatura di militanti, in cammino verso la santità, verso l'esperienza piena del volto del Padre e del nostro essere autentici figli suoi. Nella tribolazione e confusione dell'esperienza quotidiana la speranza ci rende puri e ci proietta verso la pienezza del Regno.
TRA PRESENTE E FUTURO
La proclamazione delle Beatitudini, la Nuova Legge di Gesù, il Manifesto della sua Rivoluzione, riguarda sia il nostro presente che il nostro futuro. La Parola di Gesù ci raggiunge come viandanti per orientarci nelle sfide del presente, per affermare che già fin d'ora siamo felici nella povertà, nel pianto, nella sofferenza, nella ricerca della giustizia, nella misericordia, nella purezza, nella persecuzione. Ma nella prospettiva di Gesù il presente, con tutte le sue contraddizioni, ha bisogno di una pienezza futura che attendiamo con viva speranza: "Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli".
"Tenete a memoria,
che la solita parola che usa il demonio
quando vuole spingerci al male è: Oh! Non è niente!".
(Don Bosco)
Don Gianni MAZZALI SDB
Fonte:http://www.donbosco-torino.it
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