FRA.Andrea Vaona, "Tre dimensioni più una"
Domenica XXX del Tempo ordinario – anno A –
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono
insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova:
«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose:
«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,34-40).
Domenica XXX del Tempo ordinario – anno A – Nel vangelo di Matteo questi versetti fanno parte di una sezione più ampia di racconti di conflitti di Gesù con i suoi avversari; in Marco e Luca il carattere polemico è meno accentuato. L’originalità di questo sommario evangelico della legge non sta nelle idee dell’amore di Dio e del prossimo, già ben note nel primo testamento (Levitico 19,18 e Deuteronomio 6,5), ma nel fatto che Gesù li unisce insieme dando loro la stessa importanza e soprattutto nella semplificazione e concentrazione di tutta la Legge in questi due comandamenti. Un “distillato” di sapienza biblica in confronto ai 613 precetti della Torah!
Gesù smaschera innanzitutto l’atteggiamento dei farisei che cercavano la loro sicurezza non in Dio, ma nell’osservanza rigorosa della Legge, avendo fiducia più nelle azioni che essi facevano per Dio che in ciò che Dio faceva per loro. E poi Gesù presenta un itinerario-cammino in progressione: la richiesta di un amore dell’uomo verso Dio, compito inesauribile, come indicato dall’uso della formula: Amerai. Questa forma verbale, oltre al valore dell’imperativo associa anche l’idea di progressività, di incompiutezza. C’è sempre un futuro in questo comandamento, un nuovo futuro. L’amore è un compimento che non ha mai fine, ma trova nuove strade, nuove realizzazioni, nuove espressioni.
La caratteristica dell’amore a Dio è la totalità. L’esclusività! Tutto il cuore, l’anima e la mente: niente sconti!
Amore totale e “tridimensionale” in un’interiorità che non lascia dimensioni scoperte. Possiamo intendere: “ama Dio in tutto te stesso” e con tutta la tua esperienza, visto che Il cuore, che per la Bibbia rappresenta il centro dell’uomo, la parte più intima e personale di ciascuno, non va inteso, quindi, come semplice aspetto emotivo, ma è il luogo dove si decide l’orientamento essenziale della propria vita.
Amore totale e “tridimensionale” che si apre però ad una nuova dimensione esteriore che – di riflesso – non lascia vuoti relazionali. Perché “il secondo comandamento è simile al primo”: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La somiglianza non riguarda l’identità, ma la natura e l’importanza uguale dei due comandamenti. Perciò essi non sono intercambiabili, come se amare il prossimo significasse anche amare Dio e viceversa. E’ nel primato dell’amore totalizzante per Dio che è “Padre” che potrò amare il mio prossimo come me stesso perché lo posso riconoscere “fratello”.
Con la chiarezza e l’essenzialità che gli sono proprie, san Francesco spiega subito che fare la volontà del Padre significa osservare i due grandi comandamenti dell’amore verso Dio e verso il prossimo, dai quali dipende tutta la Legge e i Profeti:
«…Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, indirizzando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e i sensi dell’anima e del corpo in offerta di lode al tuo amore e non per altro; e affinché amiamo i nostri prossimi come noi stessi, attirando tutti secondo le nostre forze al tuo amore, godendo dei beni altrui come fossero nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando alcuna offesa a nessuno» (Parafrasi del Padre Nostro, FF 270).
E in altra pagina dedicata a tutti i fedeli il grande “doppio” comandamento è il prologo per identificare coloro che in quella dimensione di vita si scoprono misticamente “sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo”:
«Nel nome del Signore. Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutta la forza e amano i loro prossimi come se stessi, e hanno in odio i loro corpi con i vizi e i peccati, e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno frutti degni di penitenza: oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse, perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore, e farà presso di loro la sua abitazione e dimora, e sono figli del Padre celeste del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando nello Spirito Santo l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo. Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri» (Lettera ai fedeli, I,I : FF 178/1-2).
(acquerello di Virginia De March, giovane allieva di Betty Vivian, con l’autorizzazione della maestra, che ringraziamo)
Fonte:http://bibbiafrancescana.org
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono
insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova:
«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose:
«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,34-40).
Domenica XXX del Tempo ordinario – anno A – Nel vangelo di Matteo questi versetti fanno parte di una sezione più ampia di racconti di conflitti di Gesù con i suoi avversari; in Marco e Luca il carattere polemico è meno accentuato. L’originalità di questo sommario evangelico della legge non sta nelle idee dell’amore di Dio e del prossimo, già ben note nel primo testamento (Levitico 19,18 e Deuteronomio 6,5), ma nel fatto che Gesù li unisce insieme dando loro la stessa importanza e soprattutto nella semplificazione e concentrazione di tutta la Legge in questi due comandamenti. Un “distillato” di sapienza biblica in confronto ai 613 precetti della Torah!
Gesù smaschera innanzitutto l’atteggiamento dei farisei che cercavano la loro sicurezza non in Dio, ma nell’osservanza rigorosa della Legge, avendo fiducia più nelle azioni che essi facevano per Dio che in ciò che Dio faceva per loro. E poi Gesù presenta un itinerario-cammino in progressione: la richiesta di un amore dell’uomo verso Dio, compito inesauribile, come indicato dall’uso della formula: Amerai. Questa forma verbale, oltre al valore dell’imperativo associa anche l’idea di progressività, di incompiutezza. C’è sempre un futuro in questo comandamento, un nuovo futuro. L’amore è un compimento che non ha mai fine, ma trova nuove strade, nuove realizzazioni, nuove espressioni.
La caratteristica dell’amore a Dio è la totalità. L’esclusività! Tutto il cuore, l’anima e la mente: niente sconti!
Amore totale e “tridimensionale” in un’interiorità che non lascia dimensioni scoperte. Possiamo intendere: “ama Dio in tutto te stesso” e con tutta la tua esperienza, visto che Il cuore, che per la Bibbia rappresenta il centro dell’uomo, la parte più intima e personale di ciascuno, non va inteso, quindi, come semplice aspetto emotivo, ma è il luogo dove si decide l’orientamento essenziale della propria vita.
Amore totale e “tridimensionale” che si apre però ad una nuova dimensione esteriore che – di riflesso – non lascia vuoti relazionali. Perché “il secondo comandamento è simile al primo”: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La somiglianza non riguarda l’identità, ma la natura e l’importanza uguale dei due comandamenti. Perciò essi non sono intercambiabili, come se amare il prossimo significasse anche amare Dio e viceversa. E’ nel primato dell’amore totalizzante per Dio che è “Padre” che potrò amare il mio prossimo come me stesso perché lo posso riconoscere “fratello”.
Con la chiarezza e l’essenzialità che gli sono proprie, san Francesco spiega subito che fare la volontà del Padre significa osservare i due grandi comandamenti dell’amore verso Dio e verso il prossimo, dai quali dipende tutta la Legge e i Profeti:
«…Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, indirizzando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e i sensi dell’anima e del corpo in offerta di lode al tuo amore e non per altro; e affinché amiamo i nostri prossimi come noi stessi, attirando tutti secondo le nostre forze al tuo amore, godendo dei beni altrui come fossero nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando alcuna offesa a nessuno» (Parafrasi del Padre Nostro, FF 270).
E in altra pagina dedicata a tutti i fedeli il grande “doppio” comandamento è il prologo per identificare coloro che in quella dimensione di vita si scoprono misticamente “sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo”:
«Nel nome del Signore. Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutta la forza e amano i loro prossimi come se stessi, e hanno in odio i loro corpi con i vizi e i peccati, e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno frutti degni di penitenza: oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse, perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore, e farà presso di loro la sua abitazione e dimora, e sono figli del Padre celeste del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando nello Spirito Santo l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo. Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri» (Lettera ai fedeli, I,I : FF 178/1-2).
(acquerello di Virginia De March, giovane allieva di Betty Vivian, con l’autorizzazione della maestra, che ringraziamo)
Fonte:http://bibbiafrancescana.org
Commenti
Posta un commento