p. José María CASTILLO, "AMERAI IL SIGNORE TUO DIO ED IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO"30ª DOMENICA
XXX TEMPO ORDINARIO – 29 ottobre 2017 - Commento al Vangelo
AMERAI IL SIGNORE TUO DIO ED IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO
di p. José Maria CASTILLO
Mt 22, 34-40
[In quel tempo,] i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono
insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
I farisei si avvicinarono a Gesù per metterlo in imbarazzo con una domanda che implicava malizia. Oggi ci è difficile capire la malizia che comportava la domanda fatta dai farisei. La cosa si comprende se consideriamo il fatto che i rabbini avevano stabilito una distinzione tra comandamenti “grandi” e “piccoli” della Torah (la Legge di Dio), che conteneva 248 precetti e 365 proibizioni. Ma poi c’erano coloro che mettevano in evidenza che anche i precetti piccoli erano di importanza capitale (cf. 4Mac 5,20 s) (U. Luz). Quindi tra gli esperti della Legge c’erano forti controversie su quale fosse il precetto “più grande”. Pronunciarsi su questa questione significava scontrarsi con gruppi influenti di allora.
Gesù risponde citando Dt 6,5, testo fondamentale che era recitato ogni giorno come parte dello Shemá Israel. E che comprendeva l’amore sessuale, quello verso la famiglia, gli amici, le relazioni di lealtà politica, fino alla relazione con Dio. Ma tutto ciò in maniera tale che l’amore a Dio significava dedicare tutta la vita ad adempiere i comandamenti divini (A. Nissen). Era quindi un amore inteso e vissuto nell’ambito del religioso ed in forma di sottomissione ed obbedienza.
Ma Gesù non si limita a rispondere alla lettera della domanda. Perché, senza essere interrogato sul particolare, unito all’amore di Dio Gesù mette l’amore al prossimo. Lo fa citando Lv 19,18. Ed aggiungendo poi l’aggettivo hómoios, si dice che il comandamento dell’amore al prossimo è di uguale valore o di uguale rango del comandamento dell’amore a Dio (G. Haufe, D. A. Carson, J. Schneider). E questo è di un valore inimmaginabile. Perché fa fare alla religione ed all’etica una svolta completamente nuova nella storia delle tradizioni religiose dell’umanità. Gesù unisce “il divino” con “l’umano”. E rende inseparabile l’uno dall’altro. In modo che è un’illusione ed un inganno pensare che uno è in buoni rapporti con Dio se si relaziona male con qualcuno, chiunque sia. Anzi, unendo “il divino” con “l’umano”, Gesù “secolarizza” la religione e colloca la religione nell’ambito della laicità. Così Gesù semplifica in maniera sconcertante la religione. E dice: nella vita l’aspetto più importante è essere rispettosi, tolleranti e buone persone, buoni cittadini e persone perbene. E tutto questo sempre.
AMERAI IL SIGNORE TUO DIO ED IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO
di p. José Maria CASTILLO
Mt 22, 34-40
[In quel tempo,] i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono
insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
I farisei si avvicinarono a Gesù per metterlo in imbarazzo con una domanda che implicava malizia. Oggi ci è difficile capire la malizia che comportava la domanda fatta dai farisei. La cosa si comprende se consideriamo il fatto che i rabbini avevano stabilito una distinzione tra comandamenti “grandi” e “piccoli” della Torah (la Legge di Dio), che conteneva 248 precetti e 365 proibizioni. Ma poi c’erano coloro che mettevano in evidenza che anche i precetti piccoli erano di importanza capitale (cf. 4Mac 5,20 s) (U. Luz). Quindi tra gli esperti della Legge c’erano forti controversie su quale fosse il precetto “più grande”. Pronunciarsi su questa questione significava scontrarsi con gruppi influenti di allora.
Gesù risponde citando Dt 6,5, testo fondamentale che era recitato ogni giorno come parte dello Shemá Israel. E che comprendeva l’amore sessuale, quello verso la famiglia, gli amici, le relazioni di lealtà politica, fino alla relazione con Dio. Ma tutto ciò in maniera tale che l’amore a Dio significava dedicare tutta la vita ad adempiere i comandamenti divini (A. Nissen). Era quindi un amore inteso e vissuto nell’ambito del religioso ed in forma di sottomissione ed obbedienza.
Ma Gesù non si limita a rispondere alla lettera della domanda. Perché, senza essere interrogato sul particolare, unito all’amore di Dio Gesù mette l’amore al prossimo. Lo fa citando Lv 19,18. Ed aggiungendo poi l’aggettivo hómoios, si dice che il comandamento dell’amore al prossimo è di uguale valore o di uguale rango del comandamento dell’amore a Dio (G. Haufe, D. A. Carson, J. Schneider). E questo è di un valore inimmaginabile. Perché fa fare alla religione ed all’etica una svolta completamente nuova nella storia delle tradizioni religiose dell’umanità. Gesù unisce “il divino” con “l’umano”. E rende inseparabile l’uno dall’altro. In modo che è un’illusione ed un inganno pensare che uno è in buoni rapporti con Dio se si relaziona male con qualcuno, chiunque sia. Anzi, unendo “il divino” con “l’umano”, Gesù “secolarizza” la religione e colloca la religione nell’ambito della laicità. Così Gesù semplifica in maniera sconcertante la religione. E dice: nella vita l’aspetto più importante è essere rispettosi, tolleranti e buone persone, buoni cittadini e persone perbene. E tutto questo sempre.
Fonte:http://www.ildialogo.org
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