#PANEQUOTIDIANO, «Chi ha avuto compassione di lui» Commento:Hno. Lluís SERRA i Llançana

La Liturgia di Lunedi 9 Ottobre 2017   VANGELO (Lc 10,25-37) Commento:Hno. Lluís SERRA i Llançana (Roma, Italia)
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che
cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Parola del Signore
«Chi ha avuto compassione di lui»
Hno. Lluís SERRA i Llançana 
(Roma, Italia)
Oggi, un maestro della Legge rivolge a Gesù una domanda che forse tutti ci siamo fatti più di una volta: «Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» (Lc 10,25). Era una domanda fatta con seconda intenzione, giacchè voleva mettere Gesù a prova. Il Maestro risponde saggiamente quello che dice la Legge, cioè amare Dio ed il prossimo come sè stessi (cf. Lc 10,27). La soluzione è amare. Se cerchiamo la vita eterna, sappiamo che « la fede e la speranza passeranno, mentre l’amore non finirà mai» (cf. I Cor 13,13). Qualunque progetto di vita e qualsiasi spiritualità nel cui centro non esista l’amore ci allontana dal senso vero dell’esistenza. Un punto di riferimento importante è l’amore a sè stessi, frequentemente dimenticato. Solo possiamo amare Dio ed il prossimo, partendo dalla nostra propria identità.

Il maestro della Legge va ancora più lontano e domanda a Gesù: «E chi è mio prossimo?» (Lc 10,29). La risposta arriva per mezzo di un racconto, di una parabola, di una storia breve, senza formulare teorie complicate, ma con un contenuto denso. Il modello di prossimo è un samaritano, cioè un escluso dal popolo di Dio. Un sacerdote ed un levita passano senza fermarsi vedendo un uomo bastonato e gravemento ferito. Quelli che sembra che si trovino più vicini a Dio (il sacerdote ed il levita) sono quelli che stanno più lontani dal prossimo. Il maestro della Legge evita di pronunciare la parola “samaritano” per indicare chi fu colui che si condusse da prossimo verso l’uomo maltrattato e dice: «Chi ha avuto compassione di lui» (Lc 10,37).

La proposta di Gesù è chiara; «Va e fa tu lo stesso». Non è la conclusione teorica della controversia, ma l’invito a vivere la realtà dell’amore che è molto di più di un sentimento etereo, ma si tratta di un contegno che vince le discriminazioni sociali e che parte dal cuore della persona. San Giovanni della Croce ci ricorda che «al tramonto della vita verrai giudicato sull’amore».

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"Il cristianesimo porta a una grande spinta di liberazione nei confronti di ogni forma di potere indifferentismo, possesso, sopruso".

Antonella Lumini

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