Clarisse Sant'Agata, Lectio "L’avete fatto a me!"
L’avete fatto a me!, – A –
Antifona d'Ingresso
L'Agnello immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza e sapienza e forza e onore: a lui gloria e
potenza nei secoli, in eterno.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto rinnovare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, Re
dell'universo, fa' che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine. Per
Cristo, nostro Signore.
Oppure:
O Dio, fonte di ogni paternità, che hai mandato il tuo Figlio per farci partecipi del suo sacerdozio
regale, illumina il nostro spirito, perché comprendiamo che servire è regnare, e col donare la vita ai
fratelli confessiamo la nostra fedeltà al Cristo, primogenito dei morti e dominatore di tutti i potenti
della terra. Egli è Dio...
Prima Lettura Ez 34,11-12.15-17
Dal libro del profeta Ezechiele.
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un
pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state
disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse
nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare.
Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita,
fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e
capri.
Salmo 22 (23)
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Seconda Lettura 1 Cor 15, 20-26.28
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un
uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in
Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima
Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli
consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È
necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo
nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio,
sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre
Davide!
Alleluia.
Vangelo Mt 25, 31-46
Dal vangelo secondo Matteo.
"Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua
gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore
separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a
quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno
preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato
e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore,
quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da
bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito?
Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro:
"In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete
fatto a me". Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco
eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e
non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato". Anch'essi allora risponderanno:
"Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non
ti abbiamo servito?". Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a
uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me". E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i
giusti invece alla vita eterna".
Sulle Offerte
Accetta, o Padre, questo sacrificio di riconciliazione, e per i meriti del Cristo tuo Figlio concedi a tutti
i popoli il dono dell'unità e della pace. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Comunione
Re in eterno siede il Signore: benedirà il suo popolo nella pace
Oppure:
"Il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria per giudicare tutte le genti".
Dopo la Comunione
O Dio, nostro Padre, che ci hai nutriti con il pane della vita immortale, fa' che obbediamo con gioia a
Cristo, Re dell'universo, per vivere senza fine con lui nel suo regno glorioso. Egli vive e regna nei
secoli dei secoli.
L’avete fatto a me!
Oggi la liturgia ci dona di fermarci su questa splendida e sconcertante pagina del Vangelo di Matteo.
Siamo messi di fronte, come coloro che hanno ricevuto la buona notizia del Vangelo, a quei gesti che
dovrebbero esprimere la riconoscenza del credente per il dono della presenza reale del Signore nei
poveri, nei sofferenti, nel prossimo. La vita del discepolo si snoda dentro una presenza data, che si
manifesta nell’amore, e di una presenza ricevuta in coloro a cui siamo legati attraverso l’amore.
“Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria.
Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli” Il giudizio si chiarirà meglio quasi come un auto giudizio
innanzi a colui che è nella sua gloria assiso sul trono della croce, di colui che ha tanto amato il
mondo da dare la propria vita. Questo trono di gloria, e non a caso leggiamo questo brano nella
solennità di Cristo Re dell’universo, è la croce di Cristo di fronte alla quale ogni essere umano misura
la propria risposta o meno al dono di questo amore. Davanti a questa croce non possiamo non porre
la nostra verità.
Ogni uomo, ogni popolo è invitato a scoprire la verità della propria strada per poter godere della
benedizione di Dio: avere occhi per vedere chi ha fame, chi ha sete, chi è nudo, chi è pellegrino, chi è
ammalato e chi è in carcere scoprendo in filigrana che in tutti coloro era presente Cristo stesso. In
questi “piccoli” Gesù dice che c’è lui. Il fatto di aver dato da bere non è solo il fatto di avere risolto o
meno un problema sociale, di aver aiutato o meno un uomo, ma di aver fatto o meno esperienza di
Cristo: “Chi accoglie uno di questi piccoli accoglie me”. Giovanni Crisostomo arriverà a dire che l’altro, il
fratello è un sacramento di Dio, un luogo di incontro tra me e Dio, sacramento della comunione con
il fratello bisognoso. Alla fine non saremo giudicati sul fatto di non aver risposto a tutti i drammi del
mondo, ma sul fatto di aver dato o meno un bicchiere d’acqua, quella piccola cosa che ci era a portata
di mano. Non è un discorso per eroi, ma per degli uomini, un discorso tremendamente quotidiano.
L’attesa del Regno dei cieli si vive vivendo in maniera piena il semplice quotidiano.
“Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le
capre alla sinistra” Davanti al giudice arrivano già dei capri e delle pecore e il giudice-pastore li divide
solamente. Più che il momento del giudizio sembra il momento della verità, il momento dello
svelamento. Il momento in cui alla fine di tutto, ciò che ci giudica, non è colui che è seduto sul trono,
ma la nostra esistenza e noi abbiamo finalmente la capacità di vedere chiaramente la nostra vita, il
momento dello svelamento della nostra esistenza.
“Signore, quando”…. “ogni volta”. Siamo davanti al mistero nascosto della fecondità dell’amore, come il
dramma e la morte a cui conduce l’indifferenza, il cuore indurito. Non sono tanto i gesti fatti nella
consapevolezza di compierli in nome di Dio, ma lo svuotarsi in questi gesti, l’identificarsi con gli
ultimi ci porta a riconoscere, a trovare colui che si è fatto ultimo “chi vuole essere il primo fra voi si faccia
l’ultimo di tutti”. La strada per essere benedetti ed entrare nella gloria del suo Regno, ricevere l’eredità
del Figlio, non è diversa dalla strada che ci ha indicato il Figlio stesso nella sua kenosi. Questi gesti,
questa vita data ai fratelli sono quei gradini che siamo invitati a discendere per poterci incontrare con
Colui che ha scelto questa via di abbassamento fino a raggiungere la morte stessa. Di fronte a questo,
coloro che non si sono lasciati scomodare dal fratello, coloro che non hanno tenuto opportuno
inchinarsi, discendere come lui fino agli inferi, non possono entrare nel suo regno che può essere
raggiunto solo attraverso la sua strada. Il non lasciarci provocare dalla vita del Figlio che ha condiviso
la situazione umana fino al limite estremo, ci chiude la possibilità di trovare la strada del regno, di
ritrovare la nostra dignità di figli ed eredi, di godere della sua benedizione. Tutti coloro che vogliono
coinvolgersi nel cammino della sua gloria, del suo abbassamento fino alla croce, si ritrovano nella
lontananza, con colui che ha scelto volontariamente di essere lontano da Dio rimanendo solidale con
i fratelli. Il giudizio che il re farà di noi “allora” è lo stesso che noi facciamo “ora” al povero, al
fratello, al piccolo e Gesù con questa sua parabola vuole farci aprire gli occhi in questo “ora” perché
possiamo convertirci e chiedere a lui il coraggio di seguirlo, l’amore per accoglierlo nel prossimo per
accogliere la Sua salvezza. La partecipazione al Regno presuppone di accogliere in se tutto e tutti per
amore, assumere in se il minimo per accogliere il Cristo. La partecipazione al Regno presuppone di
dare da mangiare, da bere, di curare, fare visita, presuppone il servizio al minimo, al più piccolo.
L’incontro con questo piccolo è la sfida anche per noi oggi e ciò non chiede parole o grandi
confessioni di fede, ma una kenosi esistenziale accogliendo chi poniamo ai margini del nostro cuore.
“E sacro e parte del regno ciò che si dona e che da la precedenza all’altro, e a Dio non possiamo
accedere se non incontrando l’uomo” per il quale Cristo si è donato totalmente sul legno della Croce.
Fonte:http://www.clarissesantagata.it
Antifona d'Ingresso
L'Agnello immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza e sapienza e forza e onore: a lui gloria e
potenza nei secoli, in eterno.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto rinnovare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, Re
dell'universo, fa' che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine. Per
Cristo, nostro Signore.
Oppure:
O Dio, fonte di ogni paternità, che hai mandato il tuo Figlio per farci partecipi del suo sacerdozio
regale, illumina il nostro spirito, perché comprendiamo che servire è regnare, e col donare la vita ai
fratelli confessiamo la nostra fedeltà al Cristo, primogenito dei morti e dominatore di tutti i potenti
della terra. Egli è Dio...
Prima Lettura Ez 34,11-12.15-17
Dal libro del profeta Ezechiele.
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un
pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state
disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse
nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare.
Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita,
fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e
capri.
Salmo 22 (23)
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Seconda Lettura 1 Cor 15, 20-26.28
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un
uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in
Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima
Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli
consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È
necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo
nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio,
sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre
Davide!
Alleluia.
Vangelo Mt 25, 31-46
Dal vangelo secondo Matteo.
"Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua
gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore
separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a
quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno
preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato
e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore,
quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da
bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito?
Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro:
"In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete
fatto a me". Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco
eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e
non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato". Anch'essi allora risponderanno:
"Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non
ti abbiamo servito?". Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a
uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me". E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i
giusti invece alla vita eterna".
Sulle Offerte
Accetta, o Padre, questo sacrificio di riconciliazione, e per i meriti del Cristo tuo Figlio concedi a tutti
i popoli il dono dell'unità e della pace. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Comunione
Re in eterno siede il Signore: benedirà il suo popolo nella pace
Oppure:
"Il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria per giudicare tutte le genti".
Dopo la Comunione
O Dio, nostro Padre, che ci hai nutriti con il pane della vita immortale, fa' che obbediamo con gioia a
Cristo, Re dell'universo, per vivere senza fine con lui nel suo regno glorioso. Egli vive e regna nei
secoli dei secoli.
L’avete fatto a me!
Oggi la liturgia ci dona di fermarci su questa splendida e sconcertante pagina del Vangelo di Matteo.
Siamo messi di fronte, come coloro che hanno ricevuto la buona notizia del Vangelo, a quei gesti che
dovrebbero esprimere la riconoscenza del credente per il dono della presenza reale del Signore nei
poveri, nei sofferenti, nel prossimo. La vita del discepolo si snoda dentro una presenza data, che si
manifesta nell’amore, e di una presenza ricevuta in coloro a cui siamo legati attraverso l’amore.
“Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria.
Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli” Il giudizio si chiarirà meglio quasi come un auto giudizio
innanzi a colui che è nella sua gloria assiso sul trono della croce, di colui che ha tanto amato il
mondo da dare la propria vita. Questo trono di gloria, e non a caso leggiamo questo brano nella
solennità di Cristo Re dell’universo, è la croce di Cristo di fronte alla quale ogni essere umano misura
la propria risposta o meno al dono di questo amore. Davanti a questa croce non possiamo non porre
la nostra verità.
Ogni uomo, ogni popolo è invitato a scoprire la verità della propria strada per poter godere della
benedizione di Dio: avere occhi per vedere chi ha fame, chi ha sete, chi è nudo, chi è pellegrino, chi è
ammalato e chi è in carcere scoprendo in filigrana che in tutti coloro era presente Cristo stesso. In
questi “piccoli” Gesù dice che c’è lui. Il fatto di aver dato da bere non è solo il fatto di avere risolto o
meno un problema sociale, di aver aiutato o meno un uomo, ma di aver fatto o meno esperienza di
Cristo: “Chi accoglie uno di questi piccoli accoglie me”. Giovanni Crisostomo arriverà a dire che l’altro, il
fratello è un sacramento di Dio, un luogo di incontro tra me e Dio, sacramento della comunione con
il fratello bisognoso. Alla fine non saremo giudicati sul fatto di non aver risposto a tutti i drammi del
mondo, ma sul fatto di aver dato o meno un bicchiere d’acqua, quella piccola cosa che ci era a portata
di mano. Non è un discorso per eroi, ma per degli uomini, un discorso tremendamente quotidiano.
L’attesa del Regno dei cieli si vive vivendo in maniera piena il semplice quotidiano.
“Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le
capre alla sinistra” Davanti al giudice arrivano già dei capri e delle pecore e il giudice-pastore li divide
solamente. Più che il momento del giudizio sembra il momento della verità, il momento dello
svelamento. Il momento in cui alla fine di tutto, ciò che ci giudica, non è colui che è seduto sul trono,
ma la nostra esistenza e noi abbiamo finalmente la capacità di vedere chiaramente la nostra vita, il
momento dello svelamento della nostra esistenza.
“Signore, quando”…. “ogni volta”. Siamo davanti al mistero nascosto della fecondità dell’amore, come il
dramma e la morte a cui conduce l’indifferenza, il cuore indurito. Non sono tanto i gesti fatti nella
consapevolezza di compierli in nome di Dio, ma lo svuotarsi in questi gesti, l’identificarsi con gli
ultimi ci porta a riconoscere, a trovare colui che si è fatto ultimo “chi vuole essere il primo fra voi si faccia
l’ultimo di tutti”. La strada per essere benedetti ed entrare nella gloria del suo Regno, ricevere l’eredità
del Figlio, non è diversa dalla strada che ci ha indicato il Figlio stesso nella sua kenosi. Questi gesti,
questa vita data ai fratelli sono quei gradini che siamo invitati a discendere per poterci incontrare con
Colui che ha scelto questa via di abbassamento fino a raggiungere la morte stessa. Di fronte a questo,
coloro che non si sono lasciati scomodare dal fratello, coloro che non hanno tenuto opportuno
inchinarsi, discendere come lui fino agli inferi, non possono entrare nel suo regno che può essere
raggiunto solo attraverso la sua strada. Il non lasciarci provocare dalla vita del Figlio che ha condiviso
la situazione umana fino al limite estremo, ci chiude la possibilità di trovare la strada del regno, di
ritrovare la nostra dignità di figli ed eredi, di godere della sua benedizione. Tutti coloro che vogliono
coinvolgersi nel cammino della sua gloria, del suo abbassamento fino alla croce, si ritrovano nella
lontananza, con colui che ha scelto volontariamente di essere lontano da Dio rimanendo solidale con
i fratelli. Il giudizio che il re farà di noi “allora” è lo stesso che noi facciamo “ora” al povero, al
fratello, al piccolo e Gesù con questa sua parabola vuole farci aprire gli occhi in questo “ora” perché
possiamo convertirci e chiedere a lui il coraggio di seguirlo, l’amore per accoglierlo nel prossimo per
accogliere la Sua salvezza. La partecipazione al Regno presuppone di accogliere in se tutto e tutti per
amore, assumere in se il minimo per accogliere il Cristo. La partecipazione al Regno presuppone di
dare da mangiare, da bere, di curare, fare visita, presuppone il servizio al minimo, al più piccolo.
L’incontro con questo piccolo è la sfida anche per noi oggi e ciò non chiede parole o grandi
confessioni di fede, ma una kenosi esistenziale accogliendo chi poniamo ai margini del nostro cuore.
“E sacro e parte del regno ciò che si dona e che da la precedenza all’altro, e a Dio non possiamo
accedere se non incontrando l’uomo” per il quale Cristo si è donato totalmente sul legno della Croce.
Fonte:http://www.clarissesantagata.it
Commenti
Posta un commento