don Roberto Seregni "Riserve d'amore"

Riserve d'amore
don Roberto Seregni  
XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) 
  Visualizza Mt 25,1-13
Dopo un pomeriggio pieno di attività e di incontri in oratorio, esco di fretta per andare a
Sant'Agostino per celebrazione della Messa vespertina. I colori dell'autunno valtellinese sono meravigliosi. Il sole strofina tagliente le foglie d'orate ed esalta le sfumature violacee e brune che macchiano i boschi sopra Roncaiola e Baruffini.
Mi incanto a guardare, stupito della bellezza che mi circonda.
Rischio di arrivare tardi alla Messa...
Di ritorno dalla celebrazione mi fermo con calma, contemplo la meraviglia che mi circonda e ripenso alla parabola di domenica prossima.
Non bisogna essere degli esperti in riti nuziali, per intuire che il racconto di Gesù che la liturgia della Parola ci offre, narra di un matrimonio un po' strano.
Come può lo sposo arrivare in piena notte?
Com'è possibile che la sposa non sia mai nominata?
E poi - da che mondo è mondo - non spetta forse a lei arrivare in ritardo?
E che senso ha dire alle fanciulle rimaste senza olio di andare a comperarlo nel cuore della notte? Poverette!
Come può uno sposo essere così acido con quelle povere ragazze nel giorno più bello della sua vita?
Certo, i dettagli non quadrano.
Gesù non sta parlando di un matrimonio qualsiasi, di una festa di nozze qualsiasi.
Questo è il matrimonio per eccellenza, queste sono le nozze senza fine.
Lui, il Signore glorioso, è lo sposo.
Noi, umanità in cammino, siamo la sposa.
La parabola ci mette davanti agl'occhi due modelli. Tutto è giocato su un forte contrasto tra la saggezza delle ragazze che insieme alle lampade prendono la ricarica d'olio, e quelle stolte che non prevedono la necessità e si lasciamo sorprendere dal ritardo dello sposo.
Mi colpisce che il contrasto sia centrato sulle riserve d'olio e non sul sonno.
Sia le ragazze sagge che quelle stolte si addormentano, non sta qui la differenza su cui Gesù vuole attirare l'attenzione.
Lui, maestro e sposo, conosce la nostra debolezza e le fatiche della quotidianità che stroncano tutti i nostri mistici entusiasmi. Può capitare che la nostra fede si assopisca, che ci siano dei periodi di stanchezza e di fatica. A volte la vita ci mastica, ci spoglia di tutto e ci riconsegna alla nostra povertà. A volte è un miracolo arrivare a fine settimana...
Il Signore lo sa, stiamo tranquilli. La parabola vuole richiamarci ad un'altra esigenza della vita cristiana.
Quanto olio abbiamo da mettere nelle lampade? Quanto amore ci fa ardere anche nella stanchezza di un' attesa che sembra non compiersi mai? (Non penso solo all'attesa del Signore, ma anche a quella di un ritorno, di un perdono, di una telefonata...) Le prove e la stanchezza della fede fanno parte inevitabilmente del cammino del discepolo, ma quanto amore ho nel cuore per evitare che il mio assopimento diventi cronico e irreversibile?
Coraggio, cari amici! Trasformiamo le nostre famiglie e le nostre comunità in luoghi di attesa dello Sposo, carichi di profezia e di speranza. Invochiamo lo Spirito, perché ci metta nel cuore il desiderio dello Sposo e ci insegni le vie per riempire d'amore le nostre dispense quotidiane.
Buona settimana
don Robi

Fonte:www.qumran2.net

Commenti

Post più popolari