FIGLIE DELLA CHIESA, Lectio "Parabola delle dieci vergini "
XXXII Domenica del Tempo Ordinario
Antifona d'ingresso
La mia preghiera giunga fino a te;
tendi, o Signore, l’orecchio alla mia preghiera. (Sal 88,3)
Colletta
Dio grande e misericordioso,
allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te,
perché, nella serenità del corpo e dello spirito,
possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.
Oppure:
O Dio, la tua sapienza
va in cerca di quanti ne ascoltano la voce,
rendici degni di partecipare al tuo banchetto
e fa’ che alimentiamo l’olio delle nostre lampade,
perché non si estinguano nell’attesa,
ma quando tu verrai
siamo pronti a correrti incontro,
per entrare con te alla festa nuziale.
PRIMA LETTURA (Sap 6,12-16)
La sapienza si lascia trovare da quelli che la cercano.
Dal libro della Sapienza
La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.
Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;
poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,
appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 62)
Rit: Ha sete di te, Signore, l’anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua. Rit:
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode. Rit:
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Rit:
Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali. Rit:
SECONDA LETTURA (1Ts 4,13-18)
Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.
Canto al Vangelo (Mt 24,42.44)
Alleluia, alleluia.
Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.
VANGELO (Mt 25,1-13)
Ecco lo sposo! Andategli incontro!
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Preghiera sulle offerte
Volgi il tuo sguardo, o Padre,
alle offerte della tua Chiesa,
e fa’ che partecipiamo con fede
alla passione gloriosa del tuo Figlio,
che ora celebriamo nel mistero.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione
Il Signore è mio pastore, non manco di nulla;
in pascoli di erbe fresche mi fa riposare,
d acque tranquille mi conduce. (Sal 23,1-2)
Oppure:
I discepoli riconobbero Gesù, il Signore,
nello spezzare il pane. (Lc 24,35)
Oppure:
“Vegliate, perché non sapete né il giorno
né l’ora in cui verrà il Signore”. (cf. Mt 25,13)
Preghiera dopo la comunione
Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre;
la forza dello Spirito Santo,
che ci hai comunicato in questi sacramenti,
rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita.
Lectio
Fate attenzione, vegliate (agrypneîte, vigilate) … è il monito che caratterizza le tre parabole che la Chiesa ci propone in queste ultime domeniche dell’anno liturgico.
Non sappiamo quando il Signore ritornerà: come deve essere la nostra attesa? Come vigilare? E nello specifico della parabola di questa domenica: cos’è la prudenza/saggezza?
La parabola prende spunto da usanze matrimoniali del tempo quando il fidanzato si recava, al tramonto, a casa della fidanzata che lo attendeva con alcune amiche. Ma qui la sposa non c’è e lo sposo arriva in piena notte: l’attesa della venuta del Signore, lo Sposo, si prolunga ...
v.1 - 2 Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge.
L’inizio della parabola è tipico di Gesù e subito viene precisato l’essenziale della parabola: cinque vergini sono stolte e cinque prudenti/sagge. Stoltezza o prudenza. Dov’è la differenza? Occorre prepararsi all’incontro con lo Sposo, con il Signore, prendendo con sé l’olio. Il saggio è colui che ascolta la Parola e la fa, la mette in pratica. Lo stolto ascolta ma non mette in pratica. Saggio quindi è la persona prudente, che è vigilante, sa vedere prima e si prepara.
v. 5 – 9 Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
“Poiché lo Sposo tardava…”: è questo il particolare che dà il senso alla parabola, soprattutto agli orecchi dei lettori contemporanei dell’evangelista Matteo. Il problema è il ritardo della parusia ossia della venuta finale di Gesù. E noi, cristiani del terzo millennio, attendiamo ancora il Veniente oppure abbiamo perso l’entusiasmo per il ritorno di Gesù, lo Sposo? Abbiamo l’olio del desiderio dell’incontro con il Signore?
“… si assopirono tutte e si addormentarono”. Tutte e dieci le vergini si addormentano, sono vinte dal sonno, tutte dormono! Qual è la vigilanza a cui Gesù vuole ci vuole spingere? In effetti tutte si assopiscono e dormono: dove la differenza tra le stolte e le sagge?
Nella notte irrompe una voce: “Ecco lo Sposo! Andategli incontro!”. Questo grido giunge improvviso a mezzanotte, l’ora più inattesa, l’ora in cui il Signore viene e ci sorprende come un ladro nella notte, (cf. Mt 24,43; 1Ts 5,2-4; 2Pt 3,10; Ap 3,3; 16,15). Nell’udire questa voce forte, tutte le vergini, come si erano addormentate, così si svegliano, “risorgono” (verbo egheíro). E qui si evidenzia la differenza. Le cinque stolte non hanno con sé l’olio, dunque sono obbligate a chiederne alle altre cinque.
Si sentono però rispondere: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto a comprarvene”. Sembra una risposta egoistica, una risposta dove manca la carità. Ma non è così! Matteo ci vuole ricordare che nel giudizio finale ognuno dovrà rispondere per sé, non ci sarà più il tempo per aiutare e/o per essere aiutati: non si può più rimediare a quanto non fatto per tutta una vita. L’olio lo dobbiamo avere, non possiamo pretenderlo e neppure ci può essere dato: l’incontro con il Signore della storia va preparato per tempo. Occorre tener vivo il desiderio dell’incontro con il Signore.
v.10 – 12 Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Alla fine arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “Amen, io vi dico: non vi conosco”.
Ecco lo Sposo che arriva! E con lui entrano solo le cinque vergini sagge, coloro che sono pronte, preparate senza attendere altro tempo. E la porta si chiude: chi c’è entra alla festa di nozze e chi non c’è è fuori. Di ritorno dall’acquisto dell’olio anche le altre cinque vogliono entrare e chiamano con insistenza. Terribile la risposta: “Amen, io vi dico: non vi conosco”. È una formula con la quale all’interno di una scuola rabbinica il maestro dichiara di non aver nulla a che fare con il suo discepolo. Ci si autoesclude perché non si è fatta la parola ascoltata, non si è messo in pratica quanto si è ascoltato. Nell’ultimo giorno Gesù il Signore, lo Sposo metterà in luce la verità della nostra vita: il giudizio su noi stessi lo facciamo fin da ora con le nostre scelte e i nostri comportamenti.
Occorre fin da ora fare quella misericordia che è la “giustizia superiore” (cf. Mt 5,20): è questo fare in maniera diversa che ci prepara all’incontro con lo Sposo che viene.
v.13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.
La conclusione di Gesù è un ammonimento forte per noi. La vigilanza diventa il sale di tutto l’agire, la luce del pensare, ascoltare e parlare di ciascun uomo. Ricordiamo l’acuta comprensione di un padre del deserto, Abba Poemen: “Non abbiamo bisogno di nient’altro che di uno spirito vigilante” (Apoftegmi dei padri del deserto, Collezione alfabetica, Poemen 135). E il grande Basilio: “Che cosa è specifico del cristiano?” “Vigilare ogni giorno e ogni ora ed essere pronti nel compiere pienamente la volontà di Dio, sapendo che nell’ora che non pensiamo il Signore viene (cf. Mt 24,44; Lc 12,40)” (Regole morali 80,22).
Siamo chiamati a vivere con responsabilità, concentrandoci su ciò che davvero conta.
Vigilare, vegliare, è un movimento dell’intero essere umano, è raccogliere tutte le nostre forze per orientarle totalmente verso qualcosa. Vigilare, vegliare è andare verso il Signore che viene con le lampade del desiderio accese lottando ogni giorno per non lasciarci appesantire dalla monotona quotidianità. E in questo è fondamentale vivere in una dimensione di preghiera. Allora sperimenteremo che è il Signore stesso, che ci ama con tenerezza e misericordia, che ci viene incontro per completare in noi quanto ha già iniziato (cf. Fil 1,6).
Appendice
Le dieci vergini
"Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini" (Mt 25,1), e il seguito. È dopo le affermazioni precedenti che si può comprendere anche la ragion d`essere di questo brano. Esso si riferisce interamente al gran giorno del Signore, in cui i segreti dei pensieri degli uomini saranno rivelati (cf. 1Cor 3,13) dall`indagine del giudizio divino e in cui la fede verace nel Dio che si attende avrà la soddisfazione di una speranza non incerta. Infatti, nella contrapposizione delle cinque sagge e delle cinque stolte, è definita in maniera lampante la divisione di credenti e increduli, a esempio della quale Mosè aveva ricevuto i dieci comandamenti consegnati su due tavole (cf. Es 32,15). Difatti, era necessario che essi fossero consegnati interamente su due tavole, e la doppia pagina, spartendo tra la destra e la sinistra ciò che era proprio di esse, contrassegnava la divisione dei buoni e dei cattivi, sebbene essi fossero riuniti sotto uno stesso testamento.
Lo sposo e la sposa sono Dio nostro Signore in un corpo, poiché la carne è per lo Spirito una sposa, come lo Spirito è uno sposo per la carne. Quando, alla fine, la tromba suona la sveglia, si va incontro allo sposo soltanto, perché i due erano ormai uno, per il fatto che l`umiltà della carne aveva attinto una gloria spirituale. Ma dopo una prima tappa, noi, adempiendo i doveri di questa vita, ci prepariamo ad andare incontro alla risurrezione dai morti. Le lampade sono la luce delle anime risplendenti che il sacramento del Battesimo ha fatto brillare. L`olio (cf.Mt 25,3) è il frutto delle opere buone. I piccoli vasi (cf. Mt 25,4) sono i corpi umani, nelle cui viscere dev`essere riposto il tesoro di una coscienza retta. I venditori (cf. Mt 25,9) sono coloro che, avendo bisogno della pietà dei credenti, danno in cambio la mercanzia che è loro richiesta, cioè che stanchi della loro miseria, ci vendono la coscienza di una buona azione. E` essa che alimenta a profusione una luce inestinguibile e che occorre comprare e riporre mediante i frutti della misericordia. Le nozze (cf. Mt 25,10) sono l`assunzione dell`immortalità e l`unione della corruzione e dell`incorruttibilità secondo un`alleanza inaudita. Il ritardo dello sposo (cf. Mt 25,5) è il tempo della penitenza. Il sonno di quelle che attendono è il riposo dei credenti e la morte temporale di tutto il mondo al tempo della penitenza. Il grido in mezzo alla notte (cf. Mt 25,6) è, in mezzo all`ignoranza generale, il suono della tromba che precede la venuta del Signore (cf. 1Ts 4,16) e che sveglia tutti perché si esca incontro allo sposo. Le lampade che vengono prese (cf. Mt 25,7) sono il ritorno delle anime nei corpi e la loro luce è la coscienza risplendente di una buona azione, coscienza che è racchiusa nei piccoli vasi dei corpi.
Le vergini sagge sono le anime che, cogliendo il momento favorevole in cui sono nei corpi per fare delle opere buone, si sono preparate per presentarsi per prime alla venuta del Signore. Le stolte sono le anime che, rilassate e negligenti, si sono curate solo delle cose presenti e, dimentiche delle promesse di Dio, non sono arrivate fino alla speranza della risurrezione. E poiché le vergini stolte non possono andare incontro con le loro lampade spente, domandano in prestito alle sagge dell’olio (cf. Mt 25,8). Ma quelle risposero che non potevano darne loro, perché forse non ce ne sarebbe stato abbastanza per tutte (cf. Mt 25,9), il che vuol dire che nessuno deve appoggiarsi sulle opere e sui meriti altrui, perché è necessario che ognuno compri olio per la propria lampada. Le sagge le invitano a tornare indietro a comprarne, qualora obbedendo sia pure in ritardo alle prescrizioni di Dio, esse si rendano degne d`incontrare lo sposo con le loro lampade accese. Ma mentre esse indugiavano, entrò lo sposo e, insieme a lui, le sagge velate e munite della loro lampada tutta pronta entrano alle nozze (cf. Mt 25,10), cioè penetrano nella gloria celeste appena giunto il Signore nel suo splendore. E poiché non hanno più tempo per pentirsi, le stolte accorrono, chiedono che si apra loro la porta (cf. Mt 25,11). Al che lo sposo risponde loro: "Non vi conosco" (Mt 25,12). Esse, infatti, non erano state là per compiere il loro dovere verso colui che arrivava, non si erano presentate all`appello del suono della tromba, non si erano aggiunte al corteo di quelle che entravano, ma, per il loro ritardo e il loro comportamento indegno, avevano lasciato passare l`ora di entrare alle nozze. (Ilario di Poitiers, In Matth. 27, 3-5)
Vigilanza nella preghiera
E tu dunque, o anima, una del popolo, una della folla .... certamente una delle vergini, tu che illumini la grazia del corpo con lo splendore interiore ..., tu, dico, nel tuo letto, anche di notte apparecchiata, medita sempre Cristo e la sua venuta sia in ogni momento desiderata.
Se ti sembra che tardi, levati. Sembra tardare quando dormi a lungo; sembra tardare quando non sei intenta alla preghiera; sembra tardare quando non fai sentire la tua voce che salmeggia. Avendo dedicato a Cristo le primizie delle tue veglie, sacrifica a Cristo le primizie delle tue azioni. Chiedi dunque che lo Spirito Santo ti ispiri, che soffi sopra il tuo letto e accresca il profumo della pia mente e della grazia spirituale. Ti risponderà: "Io dormo, ma il mio cuore veglia" (Ct 5,2).
Aperta così la porta, [Cristo] entra; infatti non può mancare lui che ha promesso di entrare. Abbraccia dunque colui che hai cercato, accostati a lui, e sarai illuminata: trattienilo, pregalo di non andarsene presto, supplicalo di non lasciarti; poiché il Verbo di Dio corre, non lo si prende con la superbia, non lo si trattiene con la negligenza. La tua anima vada incontro alla sua parola, e segui le orme dei celesti detti; infatti passa presto.
Cosa dice infine quella? "L`ho cercato, ma non l`ho trovato; l`ho chiamato, ma non mi ha dato ascolto" (Ct 5,6). Non pensare a dispiacerti, tu che hai chiamato, pregato, aperto, per il fatto che se n`è andato così presto, spesso egli lascia che noi siamo tentati. Cosa risponde infine nel Vangelo alle folle che lo pregano di non allontanarsi? "Bisogna che io annunzi la parola di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato" (Lc 4,43). Ma anche se ti sembra che egli se ne sia andato, esci fuori, indaga di nuovo (cf.Ct 5,7).
Chi dunque se non la santa Chiesa deve insegnarti come possedere Cristo? Anzi già lo ha spiegato, se comprendi ciò che leggi: "Da poco", dice, "le avevo oltrepassate" [le guardie], "quando trovai l`amato del mio cuore: lo strinsi, e non lo lascerò" (Ct 3,4). Da quali cose dunque Cristo è trattenuto? Non dai lacci dell`ingiustizia, non dai nodi delle funi; ma dai vincoli della carità, è stretto dai lacci del cuore ed è trattenuto dall`affetto dell`anima. Se vuoi trattenere Cristo anche tu, cerca incessantemente, non aver paura della sofferenza; spesso infatti Cristo lo si trova meglio in mezzo ai dolori del corpo, in mezzo alle stesse mani dei persecutori. "Da poco", dice, "le avevo oltrepassate". Quando infatti nel breve spazio di un momento sei sfuggita alle mani dei persecutori e non hai ceduto al dominio del mondo, Cristo ti si farà incontro e non permetterà che tu sia tentata oltre.
Colei che così cerca Cristo e così lo trova, può dire: "Lo strinsi, e non lo lascerò; finché non l`abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice (ibid.)". Qual è la casa di tua madre e la stanza di lei, se non l`intimo tuo? Custodisci questa casa, dopo averne nettato l`interno; affinché essendo pura e immune dalle macchie di una coscienza adulterina, tale spirituale dimora si levi verso il sacerdozio santo sul saldo fondamento della pietra angolare, e lo Spirito Santo abiti in essa. Colei che così cerca Cristo e così lo prega, non sarà abbandonata da lui, che anzi di frequente tornerà a farle visita; infatti egli è con noi fino alla fine del mondo (cf. Mt 28,20). (Ambrogio, De virginit. 12, 68 s.74 s.; 13, 77 s.)
Parabola delle dieci vergini (Mt 25,1-13)
Io non sono divenuto saggio in due punti,
Come lo erano divenute le cinque vergini sagge;
Il bene facile con il difficile
Io non l`ho acquistato.
Ma son divenuto l`ultimo degli insensati
Non conservando l`olio per la lampada:
La misericordia con la verginità,
O meglio ancora, l`Unzione della Fontana sacra,
Che, nella notte finale ove non si può più lavorare,
Non mi son più vendute a prezzo di denaro;
Ecco perché le porte della Sala di Nozze, del pari
Restan chiuse per me, neghittoso.
Ma quaggiù, finché in un corpo io resto,
Tu, mio Sposo, ascolta l`anima mia sposa;
Invece di quell`ultimo clamore,
Fin d`ora grido con voce supplichevole:
«Aprimi la tua porta celeste
Introducimi nella camera nuziale di lassù,
Rendimi degno del tuo bacio santo,
Dell`abbraccio tuo puro e immacolato.
Che io possa non udir la voce
Che risponda di non riconoscermi,
Ma la fiaccola spenta riaccenda
Del mio spirito, a me cieco, grazie alla tua luce!».
(Nerses Snorhalí, Jesus, 688-693)
[…] Il Vangelo di oggi è una celebre parabola, che parla di dieci ragazze invitate ad una festa di nozze, simbolo del Regno dei cieli, della vita eterna (Mt 25,1-13). E’ un’immagine felice, con cui però Gesù insegna una verità che ci mette in discussione; infatti, di quelle dieci ragazze: cinque entrano alla festa, perché, all’arrivo dello sposo, hanno l’olio per accendere le loro lampade; mentre le altre cinque rimangono fuori, perché, stolte, non hanno portato l’olio. Che cosa rappresenta questo «olio», indispensabile per essere ammessi al banchetto nuziale? Sant’Agostino (cfr Discorsi 93, 4) e altri antichi autori vi leggono un simbolo dell’amore, che non si può comprare, ma si riceve come dono, si conserva nell’intimo e si pratica nelle opere. Vera sapienza è approfittare della vita mortale per compiere opere di misericordia, perché, dopo la morte, ciò non sarà più possibile. Quando saremo risvegliati per l’ultimo giudizio, questo avverrà sulla base dell’amore praticato nella vita terrena (cfr Mt 25,31-46). E questo amore è dono di Cristo, effuso in noi dallo Spirito Santo. Chi crede in Dio-Amore porta in sé una speranza invincibile, come una lampada con cui attraversare la notte oltre la morte, e giungere alla grande festa della vita. (Papa Benedetto XVI, Angelus del 6 novembre 2011)
Fonte:http://figliedellachiesa.org
Antifona d'ingresso
La mia preghiera giunga fino a te;
tendi, o Signore, l’orecchio alla mia preghiera. (Sal 88,3)
Colletta
Dio grande e misericordioso,
allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te,
perché, nella serenità del corpo e dello spirito,
possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.
Oppure:
O Dio, la tua sapienza
va in cerca di quanti ne ascoltano la voce,
rendici degni di partecipare al tuo banchetto
e fa’ che alimentiamo l’olio delle nostre lampade,
perché non si estinguano nell’attesa,
ma quando tu verrai
siamo pronti a correrti incontro,
per entrare con te alla festa nuziale.
PRIMA LETTURA (Sap 6,12-16)
La sapienza si lascia trovare da quelli che la cercano.
Dal libro della Sapienza
La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.
Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;
poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,
appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 62)
Rit: Ha sete di te, Signore, l’anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua. Rit:
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode. Rit:
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Rit:
Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali. Rit:
SECONDA LETTURA (1Ts 4,13-18)
Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.
Canto al Vangelo (Mt 24,42.44)
Alleluia, alleluia.
Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.
VANGELO (Mt 25,1-13)
Ecco lo sposo! Andategli incontro!
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Preghiera sulle offerte
Volgi il tuo sguardo, o Padre,
alle offerte della tua Chiesa,
e fa’ che partecipiamo con fede
alla passione gloriosa del tuo Figlio,
che ora celebriamo nel mistero.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione
Il Signore è mio pastore, non manco di nulla;
in pascoli di erbe fresche mi fa riposare,
d acque tranquille mi conduce. (Sal 23,1-2)
Oppure:
I discepoli riconobbero Gesù, il Signore,
nello spezzare il pane. (Lc 24,35)
Oppure:
“Vegliate, perché non sapete né il giorno
né l’ora in cui verrà il Signore”. (cf. Mt 25,13)
Preghiera dopo la comunione
Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre;
la forza dello Spirito Santo,
che ci hai comunicato in questi sacramenti,
rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita.
Lectio
Fate attenzione, vegliate (agrypneîte, vigilate) … è il monito che caratterizza le tre parabole che la Chiesa ci propone in queste ultime domeniche dell’anno liturgico.
Non sappiamo quando il Signore ritornerà: come deve essere la nostra attesa? Come vigilare? E nello specifico della parabola di questa domenica: cos’è la prudenza/saggezza?
La parabola prende spunto da usanze matrimoniali del tempo quando il fidanzato si recava, al tramonto, a casa della fidanzata che lo attendeva con alcune amiche. Ma qui la sposa non c’è e lo sposo arriva in piena notte: l’attesa della venuta del Signore, lo Sposo, si prolunga ...
v.1 - 2 Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge.
L’inizio della parabola è tipico di Gesù e subito viene precisato l’essenziale della parabola: cinque vergini sono stolte e cinque prudenti/sagge. Stoltezza o prudenza. Dov’è la differenza? Occorre prepararsi all’incontro con lo Sposo, con il Signore, prendendo con sé l’olio. Il saggio è colui che ascolta la Parola e la fa, la mette in pratica. Lo stolto ascolta ma non mette in pratica. Saggio quindi è la persona prudente, che è vigilante, sa vedere prima e si prepara.
v. 5 – 9 Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
“Poiché lo Sposo tardava…”: è questo il particolare che dà il senso alla parabola, soprattutto agli orecchi dei lettori contemporanei dell’evangelista Matteo. Il problema è il ritardo della parusia ossia della venuta finale di Gesù. E noi, cristiani del terzo millennio, attendiamo ancora il Veniente oppure abbiamo perso l’entusiasmo per il ritorno di Gesù, lo Sposo? Abbiamo l’olio del desiderio dell’incontro con il Signore?
“… si assopirono tutte e si addormentarono”. Tutte e dieci le vergini si addormentano, sono vinte dal sonno, tutte dormono! Qual è la vigilanza a cui Gesù vuole ci vuole spingere? In effetti tutte si assopiscono e dormono: dove la differenza tra le stolte e le sagge?
Nella notte irrompe una voce: “Ecco lo Sposo! Andategli incontro!”. Questo grido giunge improvviso a mezzanotte, l’ora più inattesa, l’ora in cui il Signore viene e ci sorprende come un ladro nella notte, (cf. Mt 24,43; 1Ts 5,2-4; 2Pt 3,10; Ap 3,3; 16,15). Nell’udire questa voce forte, tutte le vergini, come si erano addormentate, così si svegliano, “risorgono” (verbo egheíro). E qui si evidenzia la differenza. Le cinque stolte non hanno con sé l’olio, dunque sono obbligate a chiederne alle altre cinque.
Si sentono però rispondere: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto a comprarvene”. Sembra una risposta egoistica, una risposta dove manca la carità. Ma non è così! Matteo ci vuole ricordare che nel giudizio finale ognuno dovrà rispondere per sé, non ci sarà più il tempo per aiutare e/o per essere aiutati: non si può più rimediare a quanto non fatto per tutta una vita. L’olio lo dobbiamo avere, non possiamo pretenderlo e neppure ci può essere dato: l’incontro con il Signore della storia va preparato per tempo. Occorre tener vivo il desiderio dell’incontro con il Signore.
v.10 – 12 Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Alla fine arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “Amen, io vi dico: non vi conosco”.
Ecco lo Sposo che arriva! E con lui entrano solo le cinque vergini sagge, coloro che sono pronte, preparate senza attendere altro tempo. E la porta si chiude: chi c’è entra alla festa di nozze e chi non c’è è fuori. Di ritorno dall’acquisto dell’olio anche le altre cinque vogliono entrare e chiamano con insistenza. Terribile la risposta: “Amen, io vi dico: non vi conosco”. È una formula con la quale all’interno di una scuola rabbinica il maestro dichiara di non aver nulla a che fare con il suo discepolo. Ci si autoesclude perché non si è fatta la parola ascoltata, non si è messo in pratica quanto si è ascoltato. Nell’ultimo giorno Gesù il Signore, lo Sposo metterà in luce la verità della nostra vita: il giudizio su noi stessi lo facciamo fin da ora con le nostre scelte e i nostri comportamenti.
Occorre fin da ora fare quella misericordia che è la “giustizia superiore” (cf. Mt 5,20): è questo fare in maniera diversa che ci prepara all’incontro con lo Sposo che viene.
v.13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.
La conclusione di Gesù è un ammonimento forte per noi. La vigilanza diventa il sale di tutto l’agire, la luce del pensare, ascoltare e parlare di ciascun uomo. Ricordiamo l’acuta comprensione di un padre del deserto, Abba Poemen: “Non abbiamo bisogno di nient’altro che di uno spirito vigilante” (Apoftegmi dei padri del deserto, Collezione alfabetica, Poemen 135). E il grande Basilio: “Che cosa è specifico del cristiano?” “Vigilare ogni giorno e ogni ora ed essere pronti nel compiere pienamente la volontà di Dio, sapendo che nell’ora che non pensiamo il Signore viene (cf. Mt 24,44; Lc 12,40)” (Regole morali 80,22).
Siamo chiamati a vivere con responsabilità, concentrandoci su ciò che davvero conta.
Vigilare, vegliare, è un movimento dell’intero essere umano, è raccogliere tutte le nostre forze per orientarle totalmente verso qualcosa. Vigilare, vegliare è andare verso il Signore che viene con le lampade del desiderio accese lottando ogni giorno per non lasciarci appesantire dalla monotona quotidianità. E in questo è fondamentale vivere in una dimensione di preghiera. Allora sperimenteremo che è il Signore stesso, che ci ama con tenerezza e misericordia, che ci viene incontro per completare in noi quanto ha già iniziato (cf. Fil 1,6).
Appendice
Le dieci vergini
"Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini" (Mt 25,1), e il seguito. È dopo le affermazioni precedenti che si può comprendere anche la ragion d`essere di questo brano. Esso si riferisce interamente al gran giorno del Signore, in cui i segreti dei pensieri degli uomini saranno rivelati (cf. 1Cor 3,13) dall`indagine del giudizio divino e in cui la fede verace nel Dio che si attende avrà la soddisfazione di una speranza non incerta. Infatti, nella contrapposizione delle cinque sagge e delle cinque stolte, è definita in maniera lampante la divisione di credenti e increduli, a esempio della quale Mosè aveva ricevuto i dieci comandamenti consegnati su due tavole (cf. Es 32,15). Difatti, era necessario che essi fossero consegnati interamente su due tavole, e la doppia pagina, spartendo tra la destra e la sinistra ciò che era proprio di esse, contrassegnava la divisione dei buoni e dei cattivi, sebbene essi fossero riuniti sotto uno stesso testamento.
Lo sposo e la sposa sono Dio nostro Signore in un corpo, poiché la carne è per lo Spirito una sposa, come lo Spirito è uno sposo per la carne. Quando, alla fine, la tromba suona la sveglia, si va incontro allo sposo soltanto, perché i due erano ormai uno, per il fatto che l`umiltà della carne aveva attinto una gloria spirituale. Ma dopo una prima tappa, noi, adempiendo i doveri di questa vita, ci prepariamo ad andare incontro alla risurrezione dai morti. Le lampade sono la luce delle anime risplendenti che il sacramento del Battesimo ha fatto brillare. L`olio (cf.Mt 25,3) è il frutto delle opere buone. I piccoli vasi (cf. Mt 25,4) sono i corpi umani, nelle cui viscere dev`essere riposto il tesoro di una coscienza retta. I venditori (cf. Mt 25,9) sono coloro che, avendo bisogno della pietà dei credenti, danno in cambio la mercanzia che è loro richiesta, cioè che stanchi della loro miseria, ci vendono la coscienza di una buona azione. E` essa che alimenta a profusione una luce inestinguibile e che occorre comprare e riporre mediante i frutti della misericordia. Le nozze (cf. Mt 25,10) sono l`assunzione dell`immortalità e l`unione della corruzione e dell`incorruttibilità secondo un`alleanza inaudita. Il ritardo dello sposo (cf. Mt 25,5) è il tempo della penitenza. Il sonno di quelle che attendono è il riposo dei credenti e la morte temporale di tutto il mondo al tempo della penitenza. Il grido in mezzo alla notte (cf. Mt 25,6) è, in mezzo all`ignoranza generale, il suono della tromba che precede la venuta del Signore (cf. 1Ts 4,16) e che sveglia tutti perché si esca incontro allo sposo. Le lampade che vengono prese (cf. Mt 25,7) sono il ritorno delle anime nei corpi e la loro luce è la coscienza risplendente di una buona azione, coscienza che è racchiusa nei piccoli vasi dei corpi.
Le vergini sagge sono le anime che, cogliendo il momento favorevole in cui sono nei corpi per fare delle opere buone, si sono preparate per presentarsi per prime alla venuta del Signore. Le stolte sono le anime che, rilassate e negligenti, si sono curate solo delle cose presenti e, dimentiche delle promesse di Dio, non sono arrivate fino alla speranza della risurrezione. E poiché le vergini stolte non possono andare incontro con le loro lampade spente, domandano in prestito alle sagge dell’olio (cf. Mt 25,8). Ma quelle risposero che non potevano darne loro, perché forse non ce ne sarebbe stato abbastanza per tutte (cf. Mt 25,9), il che vuol dire che nessuno deve appoggiarsi sulle opere e sui meriti altrui, perché è necessario che ognuno compri olio per la propria lampada. Le sagge le invitano a tornare indietro a comprarne, qualora obbedendo sia pure in ritardo alle prescrizioni di Dio, esse si rendano degne d`incontrare lo sposo con le loro lampade accese. Ma mentre esse indugiavano, entrò lo sposo e, insieme a lui, le sagge velate e munite della loro lampada tutta pronta entrano alle nozze (cf. Mt 25,10), cioè penetrano nella gloria celeste appena giunto il Signore nel suo splendore. E poiché non hanno più tempo per pentirsi, le stolte accorrono, chiedono che si apra loro la porta (cf. Mt 25,11). Al che lo sposo risponde loro: "Non vi conosco" (Mt 25,12). Esse, infatti, non erano state là per compiere il loro dovere verso colui che arrivava, non si erano presentate all`appello del suono della tromba, non si erano aggiunte al corteo di quelle che entravano, ma, per il loro ritardo e il loro comportamento indegno, avevano lasciato passare l`ora di entrare alle nozze. (Ilario di Poitiers, In Matth. 27, 3-5)
Vigilanza nella preghiera
E tu dunque, o anima, una del popolo, una della folla .... certamente una delle vergini, tu che illumini la grazia del corpo con lo splendore interiore ..., tu, dico, nel tuo letto, anche di notte apparecchiata, medita sempre Cristo e la sua venuta sia in ogni momento desiderata.
Se ti sembra che tardi, levati. Sembra tardare quando dormi a lungo; sembra tardare quando non sei intenta alla preghiera; sembra tardare quando non fai sentire la tua voce che salmeggia. Avendo dedicato a Cristo le primizie delle tue veglie, sacrifica a Cristo le primizie delle tue azioni. Chiedi dunque che lo Spirito Santo ti ispiri, che soffi sopra il tuo letto e accresca il profumo della pia mente e della grazia spirituale. Ti risponderà: "Io dormo, ma il mio cuore veglia" (Ct 5,2).
Aperta così la porta, [Cristo] entra; infatti non può mancare lui che ha promesso di entrare. Abbraccia dunque colui che hai cercato, accostati a lui, e sarai illuminata: trattienilo, pregalo di non andarsene presto, supplicalo di non lasciarti; poiché il Verbo di Dio corre, non lo si prende con la superbia, non lo si trattiene con la negligenza. La tua anima vada incontro alla sua parola, e segui le orme dei celesti detti; infatti passa presto.
Cosa dice infine quella? "L`ho cercato, ma non l`ho trovato; l`ho chiamato, ma non mi ha dato ascolto" (Ct 5,6). Non pensare a dispiacerti, tu che hai chiamato, pregato, aperto, per il fatto che se n`è andato così presto, spesso egli lascia che noi siamo tentati. Cosa risponde infine nel Vangelo alle folle che lo pregano di non allontanarsi? "Bisogna che io annunzi la parola di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato" (Lc 4,43). Ma anche se ti sembra che egli se ne sia andato, esci fuori, indaga di nuovo (cf.Ct 5,7).
Chi dunque se non la santa Chiesa deve insegnarti come possedere Cristo? Anzi già lo ha spiegato, se comprendi ciò che leggi: "Da poco", dice, "le avevo oltrepassate" [le guardie], "quando trovai l`amato del mio cuore: lo strinsi, e non lo lascerò" (Ct 3,4). Da quali cose dunque Cristo è trattenuto? Non dai lacci dell`ingiustizia, non dai nodi delle funi; ma dai vincoli della carità, è stretto dai lacci del cuore ed è trattenuto dall`affetto dell`anima. Se vuoi trattenere Cristo anche tu, cerca incessantemente, non aver paura della sofferenza; spesso infatti Cristo lo si trova meglio in mezzo ai dolori del corpo, in mezzo alle stesse mani dei persecutori. "Da poco", dice, "le avevo oltrepassate". Quando infatti nel breve spazio di un momento sei sfuggita alle mani dei persecutori e non hai ceduto al dominio del mondo, Cristo ti si farà incontro e non permetterà che tu sia tentata oltre.
Colei che così cerca Cristo e così lo trova, può dire: "Lo strinsi, e non lo lascerò; finché non l`abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice (ibid.)". Qual è la casa di tua madre e la stanza di lei, se non l`intimo tuo? Custodisci questa casa, dopo averne nettato l`interno; affinché essendo pura e immune dalle macchie di una coscienza adulterina, tale spirituale dimora si levi verso il sacerdozio santo sul saldo fondamento della pietra angolare, e lo Spirito Santo abiti in essa. Colei che così cerca Cristo e così lo prega, non sarà abbandonata da lui, che anzi di frequente tornerà a farle visita; infatti egli è con noi fino alla fine del mondo (cf. Mt 28,20). (Ambrogio, De virginit. 12, 68 s.74 s.; 13, 77 s.)
Parabola delle dieci vergini (Mt 25,1-13)
Io non sono divenuto saggio in due punti,
Come lo erano divenute le cinque vergini sagge;
Il bene facile con il difficile
Io non l`ho acquistato.
Ma son divenuto l`ultimo degli insensati
Non conservando l`olio per la lampada:
La misericordia con la verginità,
O meglio ancora, l`Unzione della Fontana sacra,
Che, nella notte finale ove non si può più lavorare,
Non mi son più vendute a prezzo di denaro;
Ecco perché le porte della Sala di Nozze, del pari
Restan chiuse per me, neghittoso.
Ma quaggiù, finché in un corpo io resto,
Tu, mio Sposo, ascolta l`anima mia sposa;
Invece di quell`ultimo clamore,
Fin d`ora grido con voce supplichevole:
«Aprimi la tua porta celeste
Introducimi nella camera nuziale di lassù,
Rendimi degno del tuo bacio santo,
Dell`abbraccio tuo puro e immacolato.
Che io possa non udir la voce
Che risponda di non riconoscermi,
Ma la fiaccola spenta riaccenda
Del mio spirito, a me cieco, grazie alla tua luce!».
(Nerses Snorhalí, Jesus, 688-693)
[…] Il Vangelo di oggi è una celebre parabola, che parla di dieci ragazze invitate ad una festa di nozze, simbolo del Regno dei cieli, della vita eterna (Mt 25,1-13). E’ un’immagine felice, con cui però Gesù insegna una verità che ci mette in discussione; infatti, di quelle dieci ragazze: cinque entrano alla festa, perché, all’arrivo dello sposo, hanno l’olio per accendere le loro lampade; mentre le altre cinque rimangono fuori, perché, stolte, non hanno portato l’olio. Che cosa rappresenta questo «olio», indispensabile per essere ammessi al banchetto nuziale? Sant’Agostino (cfr Discorsi 93, 4) e altri antichi autori vi leggono un simbolo dell’amore, che non si può comprare, ma si riceve come dono, si conserva nell’intimo e si pratica nelle opere. Vera sapienza è approfittare della vita mortale per compiere opere di misericordia, perché, dopo la morte, ciò non sarà più possibile. Quando saremo risvegliati per l’ultimo giudizio, questo avverrà sulla base dell’amore praticato nella vita terrena (cfr Mt 25,31-46). E questo amore è dono di Cristo, effuso in noi dallo Spirito Santo. Chi crede in Dio-Amore porta in sé una speranza invincibile, come una lampada con cui attraversare la notte oltre la morte, e giungere alla grande festa della vita. (Papa Benedetto XVI, Angelus del 6 novembre 2011)
Fonte:http://figliedellachiesa.org
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