MONS. ANTONIO INTERGUGLIELMI,"Vivere in difesa"
15.11.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) –
Vivere in difesa, nel timore di un Dio che è pronto a punire, cercando di non rischiare mai.
Che idea abbiamo noi di Dio? Se abbiamo incontrato davvero Cristo, abbiamo sperimentato la Sua Misericordia e il Suo Amore senza condizioni. La fede non è solo per noi, per cercare un perfezionismo che è solo sterile e inutile. Dio ci affida dei carismi, delle Grazie da investire, con gratitudine.
Così, nella parabola dei talenti di questa domenica, vengono rappresentati gli atteggiamenti che possiamo avere dinanzi ai doni che il Signore ci affida: il Signore si fa conoscere da noi non per chiuderci in noi stessi, nel nostro “gruppetto di eletti”, ma per annunciare il Suo Amore. Non tenere per noi questo tesoro, ma portarlo agli altri, è il desiderio di chi è stato “conquistato” dall’Amore di Dio.
Se non lo abbiamo sperimentato, per paura di Dio, invece di rischiare, giochiamo in difesa, attenti solo a non sbagliare, ma incapaci di dare frutti, di investire i nostri “talenti”. Anche Papa Francesco lo ricordò ai catechisti riuniti nell’Anno della Fede: “Preferisco mille volte una Chiesa incidentata piuttosto che una Chiesa ammalata, cioè chiusa”.
Questo vale non solo per i catechisti, ma per tutti noi. Perché il cristiano non è tale se non ha lo “zelo”: il desiderio di portare Cristo agli altri, ad un mondo che soffre perché ha perso il rapporto con Dio, e quindi non sa dove sta andando. Ancora Papa Francesco ricordava in quell’incontro che “Un catechista che si lascia prendere dalla paura, è un codardo; se un catechista se ne sta tranquillo finisce per essere una statua da museo; se un catechista è rigido diventa incartapecorito e sterile”.
Ecco perché nella parabola dei talenti chi non ha voluto “rischiare” viene punito dal padrone.
Chiediamo in questa domenica a Cristo di non chiuderci nelle nostre (false) sicurezze, difendendo quella che crediamo fede ma che non può essere tale, senza volerla portare agli altri: accanto a noi c’è un mondo confuso e sofferente e come non annunciare l’Amore di Dio?
“Liberaci Signore dal nostro egoismo, perché possiamo portare l’annuncio dell’Amore infinito di Dio, ognuno con le Grazie che abbiamo ricevuto da Te, senza paura e con entusiasmo”.
Fonte:http://www.radiogiovaniarcobaleno.it
Vivere in difesa, nel timore di un Dio che è pronto a punire, cercando di non rischiare mai.
Che idea abbiamo noi di Dio? Se abbiamo incontrato davvero Cristo, abbiamo sperimentato la Sua Misericordia e il Suo Amore senza condizioni. La fede non è solo per noi, per cercare un perfezionismo che è solo sterile e inutile. Dio ci affida dei carismi, delle Grazie da investire, con gratitudine.
Così, nella parabola dei talenti di questa domenica, vengono rappresentati gli atteggiamenti che possiamo avere dinanzi ai doni che il Signore ci affida: il Signore si fa conoscere da noi non per chiuderci in noi stessi, nel nostro “gruppetto di eletti”, ma per annunciare il Suo Amore. Non tenere per noi questo tesoro, ma portarlo agli altri, è il desiderio di chi è stato “conquistato” dall’Amore di Dio.
Se non lo abbiamo sperimentato, per paura di Dio, invece di rischiare, giochiamo in difesa, attenti solo a non sbagliare, ma incapaci di dare frutti, di investire i nostri “talenti”. Anche Papa Francesco lo ricordò ai catechisti riuniti nell’Anno della Fede: “Preferisco mille volte una Chiesa incidentata piuttosto che una Chiesa ammalata, cioè chiusa”.
Questo vale non solo per i catechisti, ma per tutti noi. Perché il cristiano non è tale se non ha lo “zelo”: il desiderio di portare Cristo agli altri, ad un mondo che soffre perché ha perso il rapporto con Dio, e quindi non sa dove sta andando. Ancora Papa Francesco ricordava in quell’incontro che “Un catechista che si lascia prendere dalla paura, è un codardo; se un catechista se ne sta tranquillo finisce per essere una statua da museo; se un catechista è rigido diventa incartapecorito e sterile”.
Ecco perché nella parabola dei talenti chi non ha voluto “rischiare” viene punito dal padrone.
Chiediamo in questa domenica a Cristo di non chiuderci nelle nostre (false) sicurezze, difendendo quella che crediamo fede ma che non può essere tale, senza volerla portare agli altri: accanto a noi c’è un mondo confuso e sofferente e come non annunciare l’Amore di Dio?
“Liberaci Signore dal nostro egoismo, perché possiamo portare l’annuncio dell’Amore infinito di Dio, ognuno con le Grazie che abbiamo ricevuto da Te, senza paura e con entusiasmo”.
Fonte:http://www.radiogiovaniarcobaleno.it
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