p. José Maria CASTILLO"DICONO E NON FANNO"
XXXI TEMPO ORDINARIO – 5 novembre 2017 - Commento al Vangelo
DICONO E NON FANNO
di p. José Maria CASTILLO
Mt 23, 1-12
[In quel tempo,] Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi
dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Qui Gesù dice tre cose che in ogni caso devono catturare la nostra attenzione. La prima cosa che Gesù censura nel modo di vivere di quei dirigenti religiosi, è che “non fanno quello che dicono”. E non lo fanno perché impongono agli altri pesi insopportabili, mentre loro non muovono neanche un dito. Nell’attualità questo avviene con troppa frequenza: se i predicatori facessero tutto quello che dicono, sarebbero santi. Se facessero tutto quello che impongono agli altri, sarebbero eroi. Ci sono casi nei quali lo sono. Ma sono troppo frequenti quelli che impongono pesi che i chierici neanche immaginano quello che costa nel portarli.
Seconda cosa: “tutto quello che fanno è perché li veda la gente”. Esattamente quello che ora avvertiamo in modo palpabile quando vediamo come si preparano le adunanze papali o episcopali per riunire molta gente. Perché si ha l’impressione che quello che interessa è che la gente li riceva con tutti gli onori, li veda, li ammiri, li applauda. Come se con questo si cambi il mondo e la gente diventi migliore. La pena è che con queste cose la gente di Chiesa si considera soddisfatta. E si immagina che le cose non vadano tanto male come dicono alcuni.
Terza cosa: quello che Gesù proibisce è usare vestiti per distinguersi dal resto della gente, mettersi ai primi posti, che li riveriscano e che li riconoscano nella loro dignità utilizzando titoli di potere, onore e dignità. È importante considerare quello che Gesù mai ha proibito e quello che certamente ha proibito con severità. Quello che ha proibito è detto qui. Quello che mai ha proibito è stata la libertà di pensare e dire quello che si pensa. Mai Gesù si è fatto un problema per le idee che ognuno aveva. Quando è morto Gesù, i suoi stessi discepoli non avevano chiaro chi era lui; né erano sicuri della sua resurrezione, né di tante cose che ora si vedono come intoccabili. Tuttavia quello che Gesù ha detto loro chiaramente è che non potevano andare in giro come andavano in giro gli scribi ed i farisei. Ed ancor meno i sommi sacerdoti, che presenta sempre come causa di sofferenza e di morte. Per tutto questo non è possibile pensare che abbiamo cambiato le cose in maniera tale che diamo tutta l’importanza a cose alle quali Gesù non sembra che abbia dato speciale importanza, mentre vediamo come completamente naturale e anche come un dovere quello che Gesù ha proibito severamente? Nella nostra religiosità c’è qualcosa di molto serio che non funziona.
DICONO E NON FANNO
di p. José Maria CASTILLO
Mt 23, 1-12
[In quel tempo,] Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi
dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Qui Gesù dice tre cose che in ogni caso devono catturare la nostra attenzione. La prima cosa che Gesù censura nel modo di vivere di quei dirigenti religiosi, è che “non fanno quello che dicono”. E non lo fanno perché impongono agli altri pesi insopportabili, mentre loro non muovono neanche un dito. Nell’attualità questo avviene con troppa frequenza: se i predicatori facessero tutto quello che dicono, sarebbero santi. Se facessero tutto quello che impongono agli altri, sarebbero eroi. Ci sono casi nei quali lo sono. Ma sono troppo frequenti quelli che impongono pesi che i chierici neanche immaginano quello che costa nel portarli.
Seconda cosa: “tutto quello che fanno è perché li veda la gente”. Esattamente quello che ora avvertiamo in modo palpabile quando vediamo come si preparano le adunanze papali o episcopali per riunire molta gente. Perché si ha l’impressione che quello che interessa è che la gente li riceva con tutti gli onori, li veda, li ammiri, li applauda. Come se con questo si cambi il mondo e la gente diventi migliore. La pena è che con queste cose la gente di Chiesa si considera soddisfatta. E si immagina che le cose non vadano tanto male come dicono alcuni.
Terza cosa: quello che Gesù proibisce è usare vestiti per distinguersi dal resto della gente, mettersi ai primi posti, che li riveriscano e che li riconoscano nella loro dignità utilizzando titoli di potere, onore e dignità. È importante considerare quello che Gesù mai ha proibito e quello che certamente ha proibito con severità. Quello che ha proibito è detto qui. Quello che mai ha proibito è stata la libertà di pensare e dire quello che si pensa. Mai Gesù si è fatto un problema per le idee che ognuno aveva. Quando è morto Gesù, i suoi stessi discepoli non avevano chiaro chi era lui; né erano sicuri della sua resurrezione, né di tante cose che ora si vedono come intoccabili. Tuttavia quello che Gesù ha detto loro chiaramente è che non potevano andare in giro come andavano in giro gli scribi ed i farisei. Ed ancor meno i sommi sacerdoti, che presenta sempre come causa di sofferenza e di morte. Per tutto questo non è possibile pensare che abbiamo cambiato le cose in maniera tale che diamo tutta l’importanza a cose alle quali Gesù non sembra che abbia dato speciale importanza, mentre vediamo come completamente naturale e anche come un dovere quello che Gesù ha proibito severamente? Nella nostra religiosità c’è qualcosa di molto serio che non funziona.
Fonte:http://www.ildialogo.org
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