padre Paul Devreux, Commento XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
Commento su Matteo 25,14-30
padre Paul Devreux
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/11/2017)
Visualizza Mt 25,14-30
Il Padrone consegna ai suoi servi, (che è un titolo onorifico, servo del Signore) ciò che ha di più caro,
il suo regno: siamo noi. Un po' come dei genitori che consegnano la figlia amata allo sposo.
I talenti non sono le capacità, tant'è vero che il padrone dà i talenti,“secondo le capacità di ciascuno”.
Penso che i talenti sono tutte le persone che il Signore mi da la possibilità di amare e servire, per testimoniare il suo amore e così portare avanti e fare crescere il suo regno. Questo è la sua e la nostra più grande ricchezza; tant'è vero che da soli siamo tutti poveri e disgraziati.
I primi due si comportano da servi del Signore, ovvero da figli, padroni del dono, e con entusiasmo amano e fanno crescere il dono ricevuto.
Quando il Padrone torna, non è per riprendersi il dono dato, ma per vedere cosa ne hanno fatto. Se l'hanno accolto bene, gioisce con loro e li invita alla piena comunione con lui, come gioiscono dei genitori che vanno a trovare la figlia sposata e felice. Gli viene spontaneo accogliere il genero come un nuovo figlio. Ma se la tratta male, viene considerato un servo inutile.
Il terzo ha una cattiva immagine del Padre, ne ha paura, tanto che il dono gli pesa. Per lui è come una responsabilità che preferirebbe non avere. Non fa nulla di male, ma vive male.
Ogni volta che non faccio del bene per paura che l'altro non lo apprezzi, paura di un rifiuto, paura del giudizio, di essere ridicolo, divento inutile. Quanto bene viene paralizzato per paura, per esperienza negative fatte che mi impediscono di accogliere e aiutare l'altro.
”E se dopo che l'ho accolto diventa un delinquente? No, ognuno rimanga a casa sua.”
”E se poi i miei soldi donati con tanto sacrificio vengono usati male? No, io non aiuto più nessuno”.
La paura paralizza il regno di Dio e ci rende tutti soli e inutili. Conoscere il Padre mi fa sentire le spalle coperte e mi da la libertà di amare e servire.
Signore, donaci di conoscere sempre meglio il tuo volto di Padre e di saperlo rivelare a tutto il capitale umano che ci hai messo nelle mani.
Fonte:www.qumran2.net/
padre Paul Devreux
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/11/2017)
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Il Padrone consegna ai suoi servi, (che è un titolo onorifico, servo del Signore) ciò che ha di più caro,
I talenti non sono le capacità, tant'è vero che il padrone dà i talenti,“secondo le capacità di ciascuno”.
Penso che i talenti sono tutte le persone che il Signore mi da la possibilità di amare e servire, per testimoniare il suo amore e così portare avanti e fare crescere il suo regno. Questo è la sua e la nostra più grande ricchezza; tant'è vero che da soli siamo tutti poveri e disgraziati.
I primi due si comportano da servi del Signore, ovvero da figli, padroni del dono, e con entusiasmo amano e fanno crescere il dono ricevuto.
Quando il Padrone torna, non è per riprendersi il dono dato, ma per vedere cosa ne hanno fatto. Se l'hanno accolto bene, gioisce con loro e li invita alla piena comunione con lui, come gioiscono dei genitori che vanno a trovare la figlia sposata e felice. Gli viene spontaneo accogliere il genero come un nuovo figlio. Ma se la tratta male, viene considerato un servo inutile.
Il terzo ha una cattiva immagine del Padre, ne ha paura, tanto che il dono gli pesa. Per lui è come una responsabilità che preferirebbe non avere. Non fa nulla di male, ma vive male.
Ogni volta che non faccio del bene per paura che l'altro non lo apprezzi, paura di un rifiuto, paura del giudizio, di essere ridicolo, divento inutile. Quanto bene viene paralizzato per paura, per esperienza negative fatte che mi impediscono di accogliere e aiutare l'altro.
”E se dopo che l'ho accolto diventa un delinquente? No, ognuno rimanga a casa sua.”
”E se poi i miei soldi donati con tanto sacrificio vengono usati male? No, io non aiuto più nessuno”.
La paura paralizza il regno di Dio e ci rende tutti soli e inutili. Conoscere il Padre mi fa sentire le spalle coperte e mi da la libertà di amare e servire.
Signore, donaci di conoscere sempre meglio il tuo volto di Padre e di saperlo rivelare a tutto il capitale umano che ci hai messo nelle mani.
Fonte:www.qumran2.net/
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