p. José María CASTILLO, "IN MEZZO A VOI STA UNO CHE VOI NON CONOSCETE
III DOMENICA AVVENTO – 17 dicembre 2017 - Commento al Vangelo
IN MEZZO A VOI STA UNO CHE VOI NON CONOSCETE
di p. José María CASTILLO
Gv 1,6-8.19-28
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. […]
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
È significativo il fatto che il vangelo di Giovanni, quando si riferisce a Giovanni Battista, non gli dia il titolo di “Battista”. Non racconta nemmeno il battesimo di Gesù, amministrato da Giovanni, e non parla della sua origine “sacerdotale”, poiché suo padre Zaccaria è stato un sacerdote del Tempio. E non cita nemmeno sua madre Elisabetta, della famiglia di Aronne. La teologia del IV vangelo in Giovanni vede esclusivamente il “testimone di Gesù” (J. Beutler). Indubbiamente questa qualità di testimone di Gesù è la cosa più grande che si può dire di un essere umano.
Per questo, per quello che si è appena detto, Giovanni non accetta nessun titolo. Si vedeva come un “nessuno” (E. Galeano). Giovanni pensava che lui era solo una voce che grida nel deserto. Non si tratta di umiltà. La chiave sta nel fatto che solo a partire dalla spoliazione da ogni pretesa uno può essere testimone autorizzato della Luce, che è Gesù. E - più in fondo - perché la cosa più grande che un essere umano possa fare in questo mondo è essere testimone di Gesù, dire con la propria maniera di vivere che Gesù è la speranza che ci resta ed il futuro che abbiamo.
Giovanni è stato una voce ascoltata ed accolta da alcuni, “i pubblicani e le prostitute” (Mt 21,32) e rifiutata da altri, i “sacerdoti e gli anziani” (Mt 21,32. Cf Mt 21,23). I “nessuno” ascoltano ed accolgono la voce del Signore. I “titolati” la rifiutano. Il Vangelo sconvolge le nostre sicurezze ed il nostro “ordine”. Gesù (che era annunciato da Giovanni) era il káos rispetto al kósmos. Il nostro falso “ordine” si risolve mediante il “disordine” che è il Vangelo. Forse per questo il vangelo ci fa paura, anche se non ci rendiamo conto del fatto che portiamo con noi questa paura.
Fonte:http://www.ildialogo.org
IN MEZZO A VOI STA UNO CHE VOI NON CONOSCETE
di p. José María CASTILLO
Gv 1,6-8.19-28
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. […]
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
È significativo il fatto che il vangelo di Giovanni, quando si riferisce a Giovanni Battista, non gli dia il titolo di “Battista”. Non racconta nemmeno il battesimo di Gesù, amministrato da Giovanni, e non parla della sua origine “sacerdotale”, poiché suo padre Zaccaria è stato un sacerdote del Tempio. E non cita nemmeno sua madre Elisabetta, della famiglia di Aronne. La teologia del IV vangelo in Giovanni vede esclusivamente il “testimone di Gesù” (J. Beutler). Indubbiamente questa qualità di testimone di Gesù è la cosa più grande che si può dire di un essere umano.
Per questo, per quello che si è appena detto, Giovanni non accetta nessun titolo. Si vedeva come un “nessuno” (E. Galeano). Giovanni pensava che lui era solo una voce che grida nel deserto. Non si tratta di umiltà. La chiave sta nel fatto che solo a partire dalla spoliazione da ogni pretesa uno può essere testimone autorizzato della Luce, che è Gesù. E - più in fondo - perché la cosa più grande che un essere umano possa fare in questo mondo è essere testimone di Gesù, dire con la propria maniera di vivere che Gesù è la speranza che ci resta ed il futuro che abbiamo.
Giovanni è stato una voce ascoltata ed accolta da alcuni, “i pubblicani e le prostitute” (Mt 21,32) e rifiutata da altri, i “sacerdoti e gli anziani” (Mt 21,32. Cf Mt 21,23). I “nessuno” ascoltano ed accolgono la voce del Signore. I “titolati” la rifiutano. Il Vangelo sconvolge le nostre sicurezze ed il nostro “ordine”. Gesù (che era annunciato da Giovanni) era il káos rispetto al kósmos. Il nostro falso “ordine” si risolve mediante il “disordine” che è il Vangelo. Forse per questo il vangelo ci fa paura, anche se non ci rendiamo conto del fatto che portiamo con noi questa paura.
Fonte:http://www.ildialogo.org
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