padre Gianmarco Paris, "Un Dio in cerca di famiglia"

 Un Dio in cerca di famiglia
IV Domenica di Avvento (Anno B) 
Commento a cura di Padre Gianmarco Paris

La quarta domenica di Avvento segna l'ultima tappa del cammino che ci porta a celebrare
l'incarnazione di Dio. La pagina evangelica che dà il tono a questa domenica ci presenta la scena del dialogo tra l'angelo Gabriele e la giovane Maria. Di fronte a questo mistero, mi sono chiesto più volte: perché Dio ha scelto di venire nel mondo nascendo come ogni figlio dell'uomo? E perché ha chiesto di essere accolto da una donna e un uomo che avevano già iniziato il cammino del loro matrimonio? Con queste domande nel cuore, ascoltiamo in silenzio quanto dice il vangelo.

Dio invia il suo messaggero (Gabriele che significa "forza di Dio") nella terra data in dono al popolo liberato dalla schiavitù, nella regione della Galilea, luogo dove vive anche molta gente pagana, nel povero paesino di Nazareth sconosciuto alla storia della religione e della politica, ad una giovane come tante, promessa sposa a Giuseppe: Maria. Accompagnando questa discesa ci vengono le vertigini: da Dio, Creatore e Signore dell'universo, fino ad una casa illuminata e già rallegrata da una promessa di matrimonio. Tra Maria e Giuseppe, l'amore cresce, ed ha la forza di un sogno che non si ferma davanti a nessun ostacolo.

Con l'angelo entriamo non tanto nella casa di Maria ma nella sua stessa interiorità, nel suo cuore, per ascoltare il dialogo intimo tra Gabriele e Maria (domandandoci anche da chi avrà avuto San Luca evangelista questa rivelazione?). Interiorità dove ella si accorge della presenza di Dio, dove sente le parole dell'angelo e riflette su quello che ascolta, dove decide di accogliere l'annuncio. "Rallegrati, o trasformata dalla grazia: Dio è entrato nella tua storia, ti ha reso una donna nuova con il suo amore". Maria ascolta la voce e le parole, non capisce subito il significato del saluto, ma si apre per accoglierlo, riflette su quello che ascolta. "Non temere, Dio ti chiama ad essere madre del figlio di Dio, Gesù, che regnerà sul suo popolo per sempre". Maria prende sul serio questo annuncio, e presenta la sua situazione concreta: ella non può concepire, perché non ha ancora iniziato la vita in comune con Giuseppe. "Sarai madre per intervento dello Spirito di Dio, come è stato agli inizi, quando Dio ha creato il mondo e la vita in forza del suo amore. Dio può ciò che all'uomo è impossibile, un esempio è tua cugina Elisabetta, anziana e sterile: è incinta perché Dio l'ha guardata". Rispondendo all'angelo, pur senza conoscere tutto quello che comporta il suo sì a Dio, Maria si dichiara la serva del Signore, disposta ad accogliere quello che Dio vorrà fare in lei e a collaborare con il suo progetto. Dopo quella risposta l'angelo ritorna da dove era venuto.

I primi cristiani hanno meditato a lungo sulla missione di Maria, in questa pagina Luca ha raccolto il riflesso di questa meditazione: vi troviamo lo stupore di chi si accorge che Dio, per salvare l'umanità, decide di farsi una delle creature che lui stesso ha creato, creature di cui era di sicuro innamorato. Egli si abbassa a chiedere la collaborazione di una ragazza semplice e sconosciuta, mentre avrebbe potuto scegliere ben altri luoghi e personaggi importanti. È straordinario anche il fatto che Dio, per farsi uomo, scelga una giovane coppia nel bel mezzo del loro progetto di famiglia, e a loro chieda di fare spazio a un figlio che non è frutto del loro matrimonio perché quel figlio, che trova spazio tra loro, è la fonte stessa dell'amore. Ci colpisce la reazione di Maria, che non fugge dall'angelo, ma riflette, non si chiude su se stessa e sul suo progetto, ma cerca di capire come si possa realizzare il piano di Dio e quale sia la sua parte. E infine si rende disponibile, senza esigere garanzie, cioè fidandosi di quello che l'angelo ha detto.

Sì, i primi cristiani hanno capito che Maria non è grande solo perché ha generato Gesù, ma perché ha creduto nella potenza del Signore e della sua Promessa. Per questo Maria è per ciascuno di noi un'amica preziosa più che una creatura irraggiungibile: la missione di essere madre del Figlio di Dio è unica ma, allo stesso tempo, Dio le ha anche chiesto di donare la sua vita nella fiducia e per amore, le stesse condizioni che Gesù chiede a ciascun discepolo di ogni tempo e di ogni luogo.

L'evangelista Luca sembra voler suggerire un legame profondo: quello tra il progetto di Dio di entrare nella storia dell'umanità ed il progetto di due giovani innamorati di formare una famiglia. C'è una profonda relazione tra il venire di Dio nel mondo e l'esperienza di amore tra un uomo e una donna, nel cammino di due giovani che assumono reciprocamente la responsabilità del loro futuro e si aprono alla benedizione e alla missione di donare la vita.

Senza uomini e donne aperti al dono dell'amore e disponibili a dare la vita Dio non può incarnarsi, e se essi non fanno spazio a Dio che entra nella loro vita, inviando il Figlio suo, chiedendo rinuncia e dedizione, il loro desiderio di amare e dare la vita non può compiersi.

La celebrazione del Natale e della Famiglia in cui Dio si è fatto uomo, può diventare occasione per contemplare il profondo rapporto tra il Vangelo e la famiglia umana, per trovare cammini più adeguati per annunciare il Vangelo alle famiglie di oggi, come siamo stati invitati a fare dal cammino sinodale della Chiesa.

Fonte:www.qumran2.net

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