Paolo Curtaz,"Stanotte"IV Avvento

Commento al Vangelo di domenica 24 Dicembre 2017 - Paolo Curtaz
Stanotte
Domani è Natale.
Così questa quarta domenica quasi salta in cavalleria.

Già il tempo di avvento è decisamente breve. Dalla metà di dicembre, poi, si entra in fibrillazione per
il delirio dei regali. Provate a farvi un giro in centro. E, allora, quel poco di preparazione spirituale che ci eravamo ripromessi di fare, viene messa in fondo, per ultima.

Anche le parrocchie si fanno prendere dall’agitazione: le prove del coro, la recita dei bambini del catechismo, il presepe vivente…

Meno male che arriva Maria a darci qualche consiglio.

L’abbiamo già incontrata durante l’inizio del percorso, sottolineando, durante la festa dell’Immacolata, il suo cuore spalancato all’assoluto di Dio, rimarcando quel si che permette a me, oggi, di conoscere Dio.

Quante volte, davanti a Dio che bussa alla porta della nostra vita, sappiamo solo porre dei no, dei fammici pensare, dei ripassa in un altro momento.

Maria, invece, fa della sua vita un sì allo stupore, all’inatteso, all’irrompere dell’anima…

Ed oggi, nuovamente, a poche ore dalla notte, rileggiamo quel vangelo.

Da dove è iniziato tutto.

Da quella piccola adolescente, probabilmente anch’essa di discendenza davidica come il suo amato sposo, che realizza la promessa fatta al re Davide.



Davide

Davide, ormai invecchiato e intristito dalle vicende della vita, vede il suo formidabile Regno percorso da spinte secessioniste. L’erede al trono è stato ucciso dal fratello, a sua volta ucciso durante una battaglia dall’esercito di Davide. Il terzogenito sarà a sua volta ucciso da Bersabea, che vuole mettere sul trono il figlio Salomone. Così accadrà e Davide teme di non vedere più nessun suo discendente a governare su Israele. Decide di costruire un tempio al Dio che lo ha fatto tanto crescere e Natan, profeta di corte, lo ferma: non sarà il re a costruire una casa, ma Dio gli costruirà una discendenza.

Così sarà.

Nonostante tutto, dopo l’esilio in Babilonia, la casa di Davide scomparirà, ma sarà un suo discendente, il figlio di Giuseppe di Betlemme, a prendere il suo posto. Jeshua il nazoreo salirà sul trono di Davide. Ma non come si aspetta il grande re.

È sempre Dio che prende l’iniziativa.

È sempre lui che ci viene incontro, che si fa vicino, che nasce in noi. Mai come ce lo aspetteremmo.



Concretezze

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?». (Lc 1,34)

Sono le prime parole di Maria. E sono come un treno in corsa.

Spesso l’abbiamo immaginata intimorita, un’adolescente sussiegosa che ascolta il roboante annuncio del principe degli angeli. Macché, non è affatto così. Maria non è timida, né impacciata.

Mette i brividi vedere come tiene testa a Gabriele, come interagisce con determinazione e lucidità. Le sue prime parole – una richiesta di chiarimento – svelano una donna adulta, una credente intelligente e posata, una persona concreta e con i piedi ben posati per terra.

Come scrive magnificamente Papa Paolo VI: “mai fu la donna passivamente remissiva di una religiosità alienante” (Marialis Cultus, 37).

Guardatela la ragazzina che interroga un ammirato messaggero celeste!

Siate fiere, figlie di Eva, per tanta forza, tanta grazia, tanta audacia!

Imparate, figli di Adamo, da tanta concretezza e determinazione.

Mi piacerebbe tanto sapere cosa Gabriele, la sera, abbia detto ai suoi colleghi angeli, anche lui stupito dall’inattesa reazione di Maria la bella.

L’adolescente che osa, che controbatte, che chiede.

Eppure è così che dobbiamo fare. È questo l’atteggiamento che deve assumere il credente.

Il Dio che si racconta nella Bibbia, quello definitivamente svelato in Gesù è un Dio che non tratta gli uomini come servi (Gv 15,15), ma come figli, che li pone alla pari (Sal 8,5-6), che accetta di farsi mettere in discussione (Gen 18).

Incontrando Dio scopriamo la nostra dignità, capiamo il nostro destino, definiamo la nostra misura.

Maria sta con i piedi ben piantati in terra.

Come è possibile?



Soluzioni

È spiazzato, l’angelo. No, non se l’aspettava proprio una reazione del genere.

Non quella domanda così precisa e puntuale.

La ragazza non si lascia impressionare da ciò che sta accadendo. Va diritta al centro della questione.

Sorride, Gabriele. Ammirato, ne sono certo.

Quanto ci assomiglia, la madre! Anche noi davanti ai grandi progetti di Dio sulla nostra vita, giustamente, pensiamo a come questi influenzeranno e cambieranno le nostre scelte.

Sorride, Gabriele e spiega.

Parla di Spirito Santo, parla di ombra dell’Altissimo, parla di un figlio che ha a che fare con Dio e che di Dio condivide la santità. Che problema c’è? Forse il braccio di Dio si è accorciato? Una volta accettata la folle idea che Dio diventa uomo, è forse un problema se una vergine diventa madre? Davanti all’inaudito di Dio, come non lasciare aperta ogni possibilità?

Ammesso che l’impossibile si è fatto possibile, di cosa stupirsi?



Io credo che Dio si sia fatto uomo. E che lo abbia fatto così come ce lo racconta Luca. Non ho dubbi insormontabili nel credere nell’annunciazione, facendo salvi tutti i legittimi distinguo degli studiosi sui generi letterari e sul rapporto storia/teologia.

Credo. Credo che Dio abbia voluto sporcarsi le mani, farsi conoscere e conoscere.

Ammesso questo, non ho problemi nel credere che una ragazza di quattordici anni possa contenere Dio nel suo grembo.



E ora lo aspetto. Aspetto stanotte. Aspetto che rinasca in me.

Fonte:http://www.tiraccontolaparola.it/



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