DON PaoloScquizzato, «Cosa cercate?»


OMELIA 2a Domenica Tempo Ordinario. Anno B

«Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù
che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro». (Gv 1, 35-42)



‘Dove stai di casa’, domandano i discepoli del Battista a Gesù. 

Abbiamo tutti desiderio di una casa. Desiderio è l’altro nome della nostalgia. Abbiamo nostalgia di un luogo dove far riposare il cuore, smarrito chissà quando. Ogni luogo in cui ci rifugiamo, che non sia dove si vive l’amore, è solo una tana, un sepolcro.  Rischiamo d’investire una vita intera in sforzi, energie, denari, affetti nel costruirci la nostra tana, un luogo protetto, sicuro, dove stare bene e vivere possibilmente a lungo.  Gesù nel Vangelo di oggi, indica che l’unico vero modo per “trovare casa” è seguirlo: «Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore». Se uno serve me, il Padre lo onorerà» (Gv 12, 26); «Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io» (Gv 17, 24).

Al nostro cuore malato di nostalgia, inquieto e smarrito, Gesù si fa incontro ‘voltandosi’ (v. 38). All’uomo in ricerca, Dio si mette in sua ricerca, facendosi trovare e donando il suo stesso volto: «Cosa cercate?» (v. 38). Cosa cerchiamo? Questa è la domanda fondamentale. Cosa stiamo cercando col nostro vivere?

«Venite e vedrete» (v. 39). I discepoli si muovono, sperimentano, gustano l’amore fattosi Presenza. E rimangono con lui.

«Erano circa le quattro del pomeriggio» (v. 39), ovvero l’ora in cui si cessava di lavorare nei campi, l’ora del riposo. Fatta esperienza dell’Amore, il nostro cuore inquieto può finalmente trovare riposo. E l’umano può vivere il primo incontro fondamentale, quello col suo fratello. Infatti Andrea incontra Simone (v. 41). Si va così a ricostituire ciò che si era frantumato all’inizio, quando Caino uccise Abele, la fraternità. Ma ora tutto è ricomposto; l’uomo, fatta esperienza dell’amore che è venuto a cercarlo, può andare in cerca del fratello smarrito da sempre e riabbracciarlo. Ma non solo, ora Simone, ritrovato il fratello, può – solo ora – ricevere il suo vero nome, quello che lo definisce, che lo fa rinascere: «Tu sarai chiamato Cefa» (v. 42). È sempre l’altro che mi raggiunge nell’amore a dirmi chi sono, a definirmi. Ristabilita la fraternità scopriamo chi siamo veramente. Incontrato Cristo, l’Amore, è possibile incontrare l’altro come fratello e quindi se stessi nella propria verità; è possibile ristabilire quell’amicizia come consapevolezza di essere tutti figli di un Padre che altro sogno non ha che di trovarsi la casa piena di uomini e donne che si sentono finalmente figli e quindi fratelli fra loro.


Fonte:www.paoloscquizzato.it

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