p. José María CASTILLO, INSEGNAVA LORO COME UNO CHE HA AUTORITA’
IV TEMPO ORDINARIO – 28 gennaio 2018 - Commento al Vangelo
INSEGNAVA LORO COME UNO CHE HA AUTORITA’
di p. José María CASTILLO
Mc 1,21-28
[In quel tempo,] Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
A partire dalla più remota Antichità, nelle culture mediterranee si faceva un’attenta distinzione tra la «potestà» (dýnamis) e l’«autorità» (exousía). I due termini indicano attività o effetti che si esercitavano da un essere ad un altro e che di conseguenza potevano caratterizzare una relazione di dipendenza (O. Betz). Ossia una relazione di potere. Ma una cosa è il potere «impositivo» che sottomette con la forza, ed un’altra cosa è il potere «seduttore» che attrae per le sue qualità, per il suo prestigio, per la sua onestà e per la sua trasparenza. Questo è il termine usato dal Vangelo. Il testo di Marco chiarisce inoltre che i fedeli che erano presenti nella sinagoga si resero conto subito che l’«autorità» di Gesù non era come quella degli «scribi». Dove stava la differenza tra l’«autorità» di Gesù e quella degli scribi?
La ragion d’essere ed il compito essenziale degli scribi consisteva nell’insegnare, nel ripetere e nello spiegare la Legge di Mosè. Non solo la Legge scritta e contenuta nella Bibbia, ma anche le innumerevoli spiegazioni ed interpretazioni di detta Legge, che i Rabbini avevano inventato con il passare del tempo. Ossia, gli scribi erano meri ripetitori di norme che rendevano sottomessa la gente. In contrasto con quest’ufficio sgradevole e duro, quello che faceva Gesù era liberare la gente oppressa dalle forze del male che le causavano sofferenza, sottomissione e resistenza per sopportare il «giogo» della religione.
Tutto questo spiega il conflitto che si è vissuto nella sinagoga di Cafarnao, a partire dal momento in cui i capi religiosi si sono resi conto che era apparso un Profeta che non imponeva al popolo carichi e norme, ma che liberava la gente. Di fronte ad un tale fenomeno inatteso, gli scribi si sono sentiti inqueti, sono diventati nervosi. E da allora hanno visto in Gesù un nemico che li smascherava, li metteva a nudo e li lasciava senza clientela fedele e sottomessa. Il peggio che si può fare al personale della religione. In questo modo ha preso corpo e forza il conflitto della religione con il Vangelo. Per questo bisogna chiedersi a questo punto: io vivo togliendo carichi e gioghi di dolore? O vado legittimando e giustificando le forze che causano il dolore e la sofferenza?
Fonte:http://www.ildialogo.org
INSEGNAVA LORO COME UNO CHE HA AUTORITA’
di p. José María CASTILLO
Mc 1,21-28
[In quel tempo,] Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
A partire dalla più remota Antichità, nelle culture mediterranee si faceva un’attenta distinzione tra la «potestà» (dýnamis) e l’«autorità» (exousía). I due termini indicano attività o effetti che si esercitavano da un essere ad un altro e che di conseguenza potevano caratterizzare una relazione di dipendenza (O. Betz). Ossia una relazione di potere. Ma una cosa è il potere «impositivo» che sottomette con la forza, ed un’altra cosa è il potere «seduttore» che attrae per le sue qualità, per il suo prestigio, per la sua onestà e per la sua trasparenza. Questo è il termine usato dal Vangelo. Il testo di Marco chiarisce inoltre che i fedeli che erano presenti nella sinagoga si resero conto subito che l’«autorità» di Gesù non era come quella degli «scribi». Dove stava la differenza tra l’«autorità» di Gesù e quella degli scribi?
La ragion d’essere ed il compito essenziale degli scribi consisteva nell’insegnare, nel ripetere e nello spiegare la Legge di Mosè. Non solo la Legge scritta e contenuta nella Bibbia, ma anche le innumerevoli spiegazioni ed interpretazioni di detta Legge, che i Rabbini avevano inventato con il passare del tempo. Ossia, gli scribi erano meri ripetitori di norme che rendevano sottomessa la gente. In contrasto con quest’ufficio sgradevole e duro, quello che faceva Gesù era liberare la gente oppressa dalle forze del male che le causavano sofferenza, sottomissione e resistenza per sopportare il «giogo» della religione.
Tutto questo spiega il conflitto che si è vissuto nella sinagoga di Cafarnao, a partire dal momento in cui i capi religiosi si sono resi conto che era apparso un Profeta che non imponeva al popolo carichi e norme, ma che liberava la gente. Di fronte ad un tale fenomeno inatteso, gli scribi si sono sentiti inqueti, sono diventati nervosi. E da allora hanno visto in Gesù un nemico che li smascherava, li metteva a nudo e li lasciava senza clientela fedele e sottomessa. Il peggio che si può fare al personale della religione. In questo modo ha preso corpo e forza il conflitto della religione con il Vangelo. Per questo bisogna chiedersi a questo punto: io vivo togliendo carichi e gioghi di dolore? O vado legittimando e giustificando le forze che causano il dolore e la sofferenza?
Fonte:http://www.ildialogo.org
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