Clarisse Sant'Agata, Lectio"DAL FARE ALL’ESSERE"

3 Domenica di quaresima -B
Antifona d'Ingresso
I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, perché libera dal laccio i miei piedi. Volgiti a me e abbi
misericordia, Signore, perché sono povero e solo.

Oppure:
"Quando manifesterò in voi la mia santità, vi raccoglierò da tutta la terra; vi aspergerò con acqua pura e
sarete purificati da tutte le vostre sozzure e io vi darò uno spirito nuovo", dice il Signore.
Colletta
Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera
e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso
delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Prima Lettura
Es 20, 1-17
Dal libro dell'Esodo.
In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto,
dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel
cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li
servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla
quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi
amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non
lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e
farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo
figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in
sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il
Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi
giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai
falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo
prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".
Salmo
Salmo 18
Signore, tu hai parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Più preziosi dell'oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
Seconda Lettura
1 Cor 1, 22-25
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i
Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e
sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli
uomini.
Canto al Vangelo
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito; chi crede in lui ha la vita eterna.
Lode e onore a te, Signore Gesù.
Vangelo
Gv 2, 13-25
Dal vangelo secondo Giovanni.
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e
colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i
buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: "Portate via di qui
queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!". I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: "Lo zelo per la
tua casa mi divorerà". Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?".
Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Gli dissero allora i Giudei: "Questo
tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?". Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla
parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva,
credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse
testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo.
Sulle Offerte
Per questo sacrificio di riconciliazione perdona, o Padre, i nostri debiti e donaci la forza di perdonare ai
nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.
Comunione
Molti, vedendo i segni che Gesù faceva, credettero in lui.
Oppure:
Il passero trova la casa, la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli
eserciti, mio re e mio Dio. Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi.
Dopo la Comunione
O Dio, che ci nutri in questa vita con il pane del cielo, pegno della tua gloria, fa' che manifestiamo nelle
nostre opere la realtà presente nel sacramento che celebriamo. Per Cristo nostro Signore.

DAL FARE ALL’ESSERE

Continuiamo il nostro cammino quaresimale e dopo aver visitato il deserto e la tentazione e il
monte della Trasfigurazione, ci lasciamo accompagnare alla Pasqua del Signore dall’evangelo di
Giovanni.
“Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme”(Gv 2,13). Appena
compiuto il segno dell’acqua cambiata in vino a Cana di Galilea, nella consapevolezza che “non è
ancora giunta la sua ora”, Gesù sale a Gerusalemme per la prima delle feste dei giudei di cui ci
racconta l’evangelo di Giovanni. Questa stessa espressione infatti la ritroviamo al cap.6, 1-4; “Dopo
questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo
seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a
sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.” ; ancora la troviamo in Gv
7,2-3: “Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la
Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle
Capanne; i suoi fratelli gli dissero: «Parti di qui e và nella Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano
le opere che tu fai.”; e in ultimo la ritroviamo in Gv 11,55-57: “Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti
dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e
stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Intanto i sommi
sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché
essi potessero prenderlo.”
In ognuna di queste feste Gesù rivela se stesso, prima come il Tempio di Dio, poi come il pane
della vita, ancora come l’acqua viva e infine come la vita vera. Una rivelazione progressiva che sembra
ricapitolare in Lui tutta la storia della salvezza: è Lui il sacrificio offerto in Isacco, è Lui la manna che
nutre il popolo in cammino nel deserto, è ancora Lui l’acqua che scaturisce dalla roccia ed è sempre Lui
la vita restituita ad Israele nel passaggio del Mar Rosso. Così ci racconta infatti l’evangelista stesso nei
discorsi che fanno seguito ad ognuna delle rivelazioni nei quali Gesù si trova a difendersi dalle accuse
dei Giudei.
Dunque Gesù sale a Gerusalemme per la Pasqua e “Trovò nel tempio gente che vendeva
buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete”. Egli è in cammino e sale a Gerusalemme e lì
invece trova una grande staticità: nel tempio tutto è fermo intorno a quei tavoli del cambio, sia il culto
da rendere al Padre, sia coloro che rendono il culto. E questa staticità ha trasformato il luogo
dell’incontro con Dio e il cuore stesso dell’uomo in un mercato, cioè in un luogo dove si compra e si
vende quello che invece dovrebbe essere ciò che si ama. Una situazione questa che già tante volte ha
preso Israele nel suo laccio e contro la quale si sono scagliati tutti i profeti in particolare Geremia e Isaia
“…voi confidate in parole false e ciò non vi gioverà: rubare, uccidere, commettere adulterio,
giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dei che non conoscevate. Poi venite e vi
presentate alla mia presenza in questo tempio, che prende il nome da me, e dite: Siamo salvi!
per poi compiere tutti questi abomini. Forse è una spelonca di ladri ai vostri occhi questo
tempio che prende il nome da me? Anch'io, ecco, vedo tutto questo. Parola del Signore.”(Ger 7,
8-11)
“Dice il Signore: «Poiché questo popolosi avvicina a me solo con la sua bocca
e mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da mee la venerazione che ha verso
di me è un imparaticcio di precetti umani, perciò, eccomi, continuerò a operare meraviglie e
prodigi con questo popolo;”(Is 29,13)
Dunque si genera nel cuore di Israele una doppiezza che trasforma la “casa del Padre” in un
“mercato” e che inevitabilmente fa passare la relazione con Dio dal cuore alle labbra, dall’intimo
dell’uomo ad una serie di osservanze e di “tradizioni” che oscurano il “comandamento di Dio”. E
Gesù stesso di fronte a questa situazione, proprio lui che si è coinvolto nel disegno del Padre suo fino a
consegnare la vita per liberare il cuore dell’uomo, reagisce violentemente, nel tentativo di rimettere in
movimento ciò che si è fermato in una sterile staticità: “fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti
fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i
banchi, e ai venditori di colombe disse: "Portate via di qui queste cose e non fate della casa del
Padre mio un mercato!”.
Scaccia, rovescia, sparge: tre verbi di dispersione nel tentativo di restituire al tempio la sua
missione di “casa di preghiera” e al cuore dell’uomo la sua vocazione di dimora di Dio.
Davanti a questo gesto estremo viene chiesto a Gesù: “Quale segno ci mostri per fare queste
cose?” E ancora una volta la sua risposta ci indica la necessità di un cammino perché il nostro cuore
ritorni ad essere dimora di Dio: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Egli
non mostra un segno, né fa un segno: Lui è il segno come ci testimonia l’evangelista Luca quando alla
sua nascita gli angeli annunciano ai pastori, o nella profezia del vecchio Simeone o in quella del segno di
Giona Lui stesso, Gesù è il segno.
Dunque è qui il cuore della conversione che l’evangelo di questa IV domenica di quaresima ci
chiede: dal fare, all’essere. Due strade diverse, l’una che fa del nostro cuore e della nostra relazione con
Dio un “mercato” in cui si compra o si vende senza coinvolgersi più di tanto; l’altra che restituisce al
nostro cuore e alla nostra fede di essere “casa” per Colui che vuole dimorare in noi e che ci insegna a
restituirgli la vita, l’amore, il respiro.
“Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto
questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.” Siamo allora di fronte ad un gesto
potente che accompagna i discepoli fino alla croce e ancora più fino alla risurrezione del Signore e che
uscirà dalla memoria del loro cuore davanti al sepolcro vuoto per condurli dal “vedere” al “credere”.
Preghiamo:
Signore nostro Dio, santo è il tuo nome;
piega i nostri cuori ai tuoi comandamenti
e donaci la sapienza della croce,
perché, liberati dal peccato, che ci chiude nel nostro egoismo,
ci apriamo al dono dello Spirito per diventare tempio vivo del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Fonte:http://www.clarissesantagata.it

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