Don Attilio GIOVANNINI SDB"Ribaltare il mondo."

11 marzo 2018   - 4a Domenica di Quaresima - B  |  Letture - Omelie
Ribaltare il mondo.

Il serpente di bronzo (o di rame) elevato da Mosè nel deserto, che forse è il serpente che si trovava nel tempio di Gerusalemme e che Ezechia farà eliminare, ha una storia misteriosa. Secondo gli
studiosi, all'origine ci poteva essere un simbolo apotropaico delle tribù del deserto contro i serpenti velenosi; oppure essere un simbolo della fertilità delle tribù sedentarie, un talismano, collocato poi nel tempio.
Il libro dei Numeri, composto nel VI-V secolo a. C., ne ha elaborato una lettura teologica: l'assalto dei serpenti velenosi è interpretato come un castigo per la mormorazione contro l'uscita dall'Egitto e i disagi del deserto. Allora il popolo si pente e prega Mosè di intercedere perché il flagello sia allontanato. Mosè intercede e Dio gli dice di costruire un serpente di bronzo e di issarlo su un'asta. Chiunque lo guarderà, resterà in vita.
La Bibbia greca (LXX) traduce asta con segno. Così il serpente sull'asta diventa solo un segno, un rimando a JHWH che salva. Per Filone di Alessandria il serpente è il simbolo del salvatore, che lui chiama Logos.
Infine il libro della Sapienza (datato tra il 30 prima e il 30 dopo Cristo) conferma questa interpretazione:

*Chi si volgeva a guardarlo era salvato. Non li guarì né un'erba emolliente né un unguento, ma la tua Parola, o Signore, che tutto risana. (16, 5-13).

A questo punto il Vangelo di Giovanni trova il terreno spianato per interpretare il segno del serpente come prefigurazione o paradigma del Cristo "innalzato", a cui volgersi per salvarsi, a cui guardare per trovare vita. Interpretazione supportata anche dal passo famoso di Zaccaria:

*Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (12, 10).

Ecco, la croce, da suplizio infamante e tremendo, diventa paradossalmente un trono beato, e da assurda fatalità si converte in necessità, intrinseca al progetto di ricupero del mondo. Perché il mondo non può essere salvato con i mezzi del mondo. Il mondo, da sé, può solo sostituire un padrone con un altro, un'ideologia con un'altra. La vera contraddizione del mondo è la debolezza voluta e benedetta, che ribalta i parametri del mondo. Il vero salvatore è colui che non salva se stesso. È colui che svuota il mondo del suo potere basato sulla paura della morte, facendo della morte sua un capolavoro di amore oblativo, di perdono, di mitezza estrema.
Ecco, un segno nuovo si accende nel mondo: la croce, con cui il Figlio di Dio si carica del male del mondo, lo assume in sé, sollevandocene.
Chi afferra questo messaggio e lo condivide passa sulla riva della vita nuova. Chi non lo coglie, rimane al di qua ed è condannato. Perché è perduto dalla nascita. E questo è sconsolante, come quando l'assetato non scopre la sorgente lì a un passo... e muore di sete, ma non ci possiamo fare nulla.
Convincersi che il mondo non si salva da solo; persuadersi che il cambiamento non parte da fuori ma da dentro di me; non puntare più sulla forza, sull'orgoglio, sulla manipolazione... ma sull'amore; non temere la croce ma adorarla: ecco la grande rivoluzione che Gesù ha iniziato e noi dobbiamo portare a compimento.
La Pasqua ci immette nel pieno di questa dinamica, e buon per noi se la vivremo con tutto il cuore.

Don Attilio GIOVANNINI SDB

Fonte:http://www.donbosco-torino.it/

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