Don Paolo Zamengo, "Come il chicco di frumento "

V Domenica di Quaresima (Anno B)
Come il chicco di frumento     
Gv 12,20-33

“Vogliamo vedere Gesù”. È questo il desiderio di alcuni Greci ed è con questo sogno nel cuore e sulla bocca che si presentano. Gli apostoli interpellati sono Andrea e Filippo.  Sono gli stessi che Gesù ha
coinvolto nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. Hanno imparato da Gesù ad accogliere i desideri veri della vita.

Gesù  risponde sfiorando appena la loro richiesta. Annuncia la sua ora e fa un paragone. Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 

I greci volevano vedere Gesù ma il Gesù che cammina ancora per le strade di Gerusalemme non è ancora visibile per quello che veramente è. Solo più tardi, quando Gesù attraverserà la sua ora di passione, quando sarà innalzato sulla  croce, quando sarà gettato nella morte,  a terra, come il chicco di grano, quando sarà glorificato dal Padre con la risurrezione, allora e soltanto allora, sarà ben visibile e sarà lui stesso che, dall’alto della croce finalmente gloriosa, attirerà tutti a sé.

Nell’attesa di quell’ora ormai molto vicina, quell’ora procura a Gesù un grande turbamento. Mentre Gesù parla del chicco di grano, un improvviso smarrimento si impossessa di lui. Un anticipo di agonia. La prospettiva del grano che deve morire lo colpisce nel profondo dell’anima.

C’è qualcosa che unisce e lega due momenti della vita di Gesù, questo incontro con i Greci e il venerdì santo. Ed è la preghiera. Come nell’agonia così ora Gesù vive in preghiera. “Padre salvami”, invoca. “Se possibile passi da me questo calice”, dirà nella tragica notte del suo arresto.

Sarà proprio la preghiera la forza che lo aiuta ad  attraversare quella prova. “Proprio per questo sono giunto a quest’ora!”. Come dire: “Ora sono pronto”.

Questo è il segreto di Gesù e questo è il segreto della Pasqua. Gesù si avvicina alla morte e come qualsiasi altro uomo conosce lo sconforto e desidera fuggire, se fosse possibile. Gesù non evita la morte ma vi entra e si abbandona corpo e anima al Padre. “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”.

Gesù sa che il Padre lo ama, sa che il Padre ascolta la sua preghiera, sa che il Padre non lo abbandonerà nella morte ma lo risusciterà e lo rivestirà di gloria. Gesù sa che il chicco di grano deve morire per risorgere spiga, e risorge spiga per essere pane.

Possiamo conoscere veramente Gesù solo adesso, quando, in alto, sulla croce, il Padre glorificherà il Figlio e il Figlio glorificherà il Padre.

Conoscere Gesù non vuol dire solo vederlo. Vedere e conoscere Gesù richiede imperiosamente di seguirlo e passare dove lui è passato. Di abbandonarci fiduciosamente allo stesso amore del Padre.

“Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno serve me, il Padre lo onorerà”. Se il chicco di frumento non cade nella terra e non muore, rimane da solo; se muore crescerà. Troverà la sua vita chi la perde per me. Lo conosciamo questo canto.

La storia del chicco di grano è quella di morire per moltiplicarsi. La sua funzione è quella di un servizio alla vita.

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