fr. Massimo Rossi Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno B)


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fr. Massimo Rossi  
Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno B) (01/04/2018)

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Buona Pasqua a tutti!

Che cosa celebriamo oggi? la domanda sembra quasi banale, e la risposta scontata: celebriamo la
risurrezione del Signore. Quaranta giorni di quaresima, più le domeniche (di quaresima), più i giorni del Triduo... Penitenze, rinunce, digiuni, liturgie centrate ognuna su un mistero della passione di Cristo, via crucis...

Ora finalmente è tutto finito! possiamo allentare la stretta, ci possiamo finalmente rilassare e ricominciare a vivere il quotidiano in modo più... in modo più... come dire... easy, più leggero.

E così si riprende a pensare, a dire e a fare quello che pensavamo, dicevamo e facevamo prima del mercoledì delle ceneri. Un bello shampoo e le ceneri le laviamo via dalla testa... e dalla mente; oggi si indossa il vestito della festa! è una tradizione contadina, soprattutto sul versante femminile, antica quanto il mondo: a Pasqua è d'obbligo indossare qualcosa di nuovo, e di bianco, la famosa vesta bianca... Anche questa tradizione ha radici religiose che attingono dalla chiesa nascente: coloro che avevano ricevuto il battesimo, la notte di Pasqua, vestivano una tunica bianca, e la tenevano addosso per sette giorni, fino alla domenica dopo Pasqua, chiamata appunto Domenica in albis deponendis , quando cioè, i neofiti, appena battezzati svestivano l'abito bianco ricevuto a Pasqua. Da questo gesto liturgico, che prolungava per sette giorni la memoria di quella notte, si passa al segno un po' modaiolo, meno sacro, ma non meno festoso del vestito bianco con cui sciure e meno sciure entrano in chiesa la domenica di Risurrezione.
Ecco la parola d'ordine: Risurrezione.

Risurrezione di Cristo, ovviamente: da questo momento, la storia della Chiesa può liberamente celebrare, annunciare e vivere la persona di Gesù come il Cristo! Il Figlio di Dio non impedisce più di chiamarlo con questo nome; il tempo del segreto messianico è finito! Gesù se l'è meritato, questo “nome sopra ogni altro nome”! ha versato il suo sangue, perché il Padre lo proclamasse a pieno titolo Cristo.

La pietra che ostruiva l'ingresso del sepolcro è stata ribaltata e il sepolcro è vuoto.
Inutile cercarlo là dentro, non lo troveremo...

Ecco, questa è la sfida che il Risorto lancia a noi, come singoli e come comunità: Lui, dalla tomba dove lo avevamo chiuso, c'è (definitivamente) uscito; e ora, da Risorto, ci viene a cercare...

Ci troverà, anche noi, risorti, o ancora nelle nostre rispettive tombe, con l'ingresso rigorosamente sigillato dalla pietra? Domanda imbarazzante, non è vero?

Intanto: la condizione di Risorto del Figlio di Dio non è la stessa del figlio del falegname di Nazareth; questo lo abbiamo ormai imparato, alla luce dei Vangeli della risurrezione: quando Gesù risorto si mostra a coloro che lo avevano conosciuto da vivo, costoro non lo riconoscono, subito...

La differenza sostanziale tra il Gesù storico, tanto per intenderci, quello che camminava per le strade della Galilea e dintorni, e il Cristo metastorico, Colui che è svincolato ormai dai condizionamenti (storici) spazio temporali, a cominciare da quelli fisici, (la differenza sostanziale) consiste nel fatto che Cristo non parla più direttamente, Cristo non insegna più, Cristo non compie più miracoli, non compromette più la Sua persona con quella degli uomini; Cristo non risponde più alle provocazioni degli avversari politici e religiosi...

Tutto questo lo ha già fatto negli anni della sua vita mortale...

Consentitemi di evocare un'immagine forse più cinematografica che di Chiesa: l'Incarnazione è la mossa che Dio ha compiuto sulla nostra scacchiera, nella persona del Figlio... che, poi, la scacchiera è ancora opera sua, l'ha voluta e creata Lui; è il mondo.
Bene, Lui la sua mossa l'ha fatta. E, che mossa!!

Ora tocca a noi muovere! Tocca a noi decidere se ritornare a languire nel sepolcro dei nostri peccati, dei nostri pregiudizi, dei compromessi, dell'orgoglio, della presunzione,... - forse, da quel sepolcro non ci siamo ancora usciti -; oppure uscire, con la forza del Cristo risorto attinta dai sacramenti della fede.

Col rischio che, una volta fuori, gli altri non ci riconoscano: “Non può essere lui!”, “Non puoi essere tu!”.. “Prima pensavi, dicevi e facevi così e così... Eri quella che si comportava in quel modo, che faceva quelle scelte... Ora sei cambiato... Ora sei cambiata... Non ti riconosco più! Sai che ti dico? forse eri meglio prima... Almeno eri prevedibile... sapevamo da che parte stavi... Ora, invece, è tutto diverso, TU SEI DIVERSO! TU SEI DIVERSA!

Se vogliamo entrare in relazione con te, anche noi dobbiamo cambiare, dentro, in profondità...”

Ci conviene muovere sulla scacchiera del mondo, della nostra vita, in quel modo, spiazzando i nostri interlocutori, rischiando di perdere qualcosa, qualcuno,...rischiando di perdere tutto,...di perdere tutti, per guadagnare Cristo? Sono parole di san Paolo ai cristiani di Filippi: “Tutto ormai io reputo una perdita, di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo, e di essere trovato in Lui, non con una mia giustizia derivante dalla Legge, ma con quella che deriva dalla fede...”(3,5ss.).

Lascio a voi la riflessione sulle conseguenze della Pasqua di Cristo, conseguenze dirette e immediate sul vissuto quotidiano, a cominciare dalle nostre convinzioni sulla fede, sulla Chiesa, sulla religione....

Ora però dobbiamo festeggiare! non è tempo di fare bilanci, e di prendere decisioni importanti: questa domenica, e l'intera settimana che inizia domani, sono il tempo della celebrazione festosa di Cristo, vincitore sulla morte!

Da questa vittoria riportata da Lui a caro prezzo, dipendono e dipenderanno le nostre piccole grandi vittorie sulla morte che ci insidia, ogni istante della vita.

Ricordiamo: ora il gioco è nelle nostre mani; con la Grazia di Dio e il nostro coraggio, ce la faremo anche noi a risorgere!
RISORGERE... che bel verbo! quasi onomatopeico, non trovate?

RISORGERE... la più bella parola con la quale chiudere l'omelia di Pasqua...
AUGURI!!

Fonte:www.qumran2.net

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