p. José María CASTILLO, "BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE"

DOMENICA DELLE PALME – 25 marzo 2018 - Commento
  BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE
di p. José Maria CASTILLO

Mc 11,1-10
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù
mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».
Gesù arriva a Gerusalemme. La città ed il momento nel quale questo avviene indicano il tragico finale che lì lo attende. Gesù lo sa. Ma quello che sorprende è che non si avvicina alla sconfitta finale come uno sconfitto e non entra nella città come un trionfatore vittorioso. Con una semplicità, un’umiltà ed una bontà che impressionano organizza lui stesso l’entrata perché sia non l’ostentazione trionfale di un vincitore, ma una manifestazione popolare di pace e di gioia delle persone più umili e semplici, quelle che sempre lo hanno accompagnato e che sono stati con lui. Certamente un imperatore non entrerebbe nella capitale del suo regno su un asinello, ma su un cavallo (cf. H. W. Kuhn, O. Michel).
Il puledro su cui sale, i discepoli che lo acclamano, i fatti prodigiosi che in questo momento ricordano (prodigi che hanno dato vita agli ammalati ed alimento ai poveri) e le acclamazioni di pace e gloria nel cielo, tutto questo evoca solo il conseguimento delle aspirazioni dei più deboli e degli abbandonati di questo mondo. In Gesù trionfa tutto quello che nell’ordine presente fallisce. Questo è il significato più profondo dell’entrata di Gesù in Gerusalemme.
Il racconto - secondo Luca - presenta i farisei che protestano e che pretendono un rimprovero per gli umili e per i semplici. La religione può indurire (ed indurisce) il cuore di non poche persone. Questo si nota nel fatto che desiderano solo che trionfi la religione. E non sopportano che sia il popolo umile quello che canta con gioia.

Fonte:http://www.ildialogo.org

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