Don Marco Ceccarelli, Ascensione del Signore “B”

Ascensione del Signore “B” – 13 Maggio 2018
I Lettura: At 1,1-11
II Lettura: Ef 4,1-13
Vangelo: Mc 16,15-20
- Testi di riferimento: Sal 68,19; Mt 12,28-29; 21,21; Lc 1,17; 1,35; 4,14; 10,17-20; 24,49; Gv 1,14;
3,13.35; 14,12-14; 16,12-13.28; 20,17; At 2,34; 4,33; 5,32; 10,38; Rm 15,18-19; 1Cor 2,4-5; 15,24-
28; 2Cor 4,6-7; 12,9-10; Ef 1,18-23; Fil 2,7; Col 1,29; 1Ts 1,5; 2Tm 1,7; Eb 2,8; 1Pt 3,22

1. Il potere universale di Cristo. Il tema centrale della festa dell’Ascensione consiste nella manifestazione
del potere universale di Cristo. In un certo senso l’ascensione è la vera festa di Cristo Re.
Nell’evento della salita al cielo di Gesù risorto si realizza quanto descritto nel Sal 110,1: «Dice il
Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra affinché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi».
Cristo viene assunto in cielo e intronizzato alla destra del Padre, il quale pone sotto di lui i suoi
nemici (Ef 1,20-22). Nell’ascensione al cielo di Cristo si manifesta il suo potere universale (Mt
28,18). Ma questo potere lo ha ricevuto per trasmetterlo; salendo al cielo ha distribuito doni agli
uomini (seconda lettura). Il dono per eccellenza è lo Spirito Santo (cfr. Gv 4,10). È Lui la “potenza”
che gli apostoli devono ricevere in Gerusalemme (Lc 24,49; At 1,8). Con Lui il potere di Cristo viene
trasmesso agli uomini. È la potenza della risurrezione di Gesù (Fil 3,10) che si manifesta nella
vittoria sul peccato e sulla paura della morte. La trasformazione che lo Spirito opera negli apostoli
testimonia dell’efficacia del potere di Cristo in loro. Allo stesso modo ogni credente in Cristo può
ricevere la forza dello Spirito Santo che gli permette di vivere in una forma “soprannaturale”, e di
dare testimonianza a Cristo. E anche se “al presente non vediamo ancora che tutto gli è sottomesso”
(Eb 2,8) perché siamo ancora soggetti alla debolezza e alla morte, tuttavia facciamo già esperienza
della possibilità di vivere una vita che va oltre le forze naturali. Per la forza dello Spirito veniamo
liberati dalle forze che ci tengono schiavi del peccato. Per quanto debole e peccatore il cristiano,
partecipando al potere di Cristo, è in grado di vivere una vita soprannaturale e dire con S. Paolo
«Tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4,13). I “segni” dei credenti descritti nel Vangelo
odierno sono una esplicitazione del potere di Cristo che opera in loro. In sintesi, il cristiano partecipa
del potere di Cristo attraverso il dono dello Spirito Santo che vive in lui (Ef 1,19).
2. Legame fra l’Ascensione e invio dello Spirito con i suoi doni.
- Nei discorsi ai discepoli alla vigilia della sua passione, Gesù ha parlato del suo andare al Padre; e
il suo andare al Padre sta in relazione alla venuta dello Spirito (vedi testi di riferimento). Nella seconda
lettura odierna si applica il testo di Sal 68,19 all’ascensione di Cristo e alla concessione dei
suoi doni (Ef 4,8ss.). Come un re vittorioso, Gesù viene intronizzato alla destra del Padre e fa partecipare
i suoi “sudditi” ai beni conquistati con la sua vittoria. Si realizza così quanto Gesù aveva detto
prima della sua passione riguardo all’invio dello Spirito: è bene per i discepoli che lui se ne vada
affinché possa inviare lo Spirito (Gv 16,7) che è il dono per eccellenza e la fonte di tutti i doni. La
venuta dello Spirito è superiore alla stessa presenza di Cristo in mezzo ai suoi. Questo perché con la
Pentecoste la presenza di Gesù non sarà più soltanto in mezzo ai suoi, ma dentro di essi. Egli continua
a vivere in loro per mezzo del suo Spirito (Gv 14,19).
- Lo Spirito, effuso sui credenti in Cristo, suscita in loro i vari carismi e ministeri, i quali sono al
servizio dell’edificazione comune, della crescita del corpo che è la Chiesa. Da un lato quindi non si
può utilizzare il carisma per la propria edificazione, in forma individualistica, indipendentemente
dagli altri. D’altro lato, poiché Dio ha voluto la sua Chiesa come un corpo costituito di vari carismi
e ministeri, non possiamo ignorarli e pensare di essere autosufficienti. Il nostro “addestramento” (Ef
4,12) come cristiani viene svolto dai ministeri ecclesiali e non si dà senza di essi. Non possiamo bypassare
i ministri che Dio ci ha dato.
3. Lo Spirito e la testimonianza.
- Nella prima lettura si evidenzia il fatto come, prima della discesa dello Spirito, gli apostoli non
siano ancora in grado di capire il senso dei discorsi di Gesù. Egli si ferma con loro quaranta giorni
parlando di cose relative al regno di Dio (v. 3), ma essi ancora si aspettano una restaurazione del regno
di Israele (v. 6). Essi ragionano ancora secondo la carne, mostrando come l’uomo “psichico”
non possa comprendere le cose dello Spirito, perché esse diventano comprensibili solo per mezzo
dello Spirito (1Cor 2,14). C’è un modo di giudicare la realtà “secondo la carne” (Gv 8,15), alla maniera
umana (Mc 8,33), e c’è un modo di giudicarla secondo lo Spirito. È lo Spirito di sapienza che
dà una conoscenza profonda di Dio e delle realtà concernenti il regno (Ef 1,17ss.). Le cose che il
mondo non può conoscere «a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito» (1Cor 2,10). Sarà perciò
soltanto a partire dalla Pentecoste che gli apostoli saranno in grado di capire quanto Gesù ha
detto loro. Dunque lo Spirito Santo è colui che insegna e ricorda tutto ciò che Gesù ha detto (Gv
14,26; 16,13), dando la possibilità di comprendere. Lo Spirito Santo è l’ermeneuta di Cristo e delle
cose di Dio (Sap 9,17). Lo Spirito dà testimonianza riguardo a Gesù, cioè insegna la verità riguardo
a lui (Gv 15,26); per questo gli apostoli potranno dare, a loro volta, testimonianza riguardo a Gesù
(Gv 15,27).
- Lo Spirito dà testimonianza agli apostoli ed essi la danno agli uomini. È nella Chiesa che riceviamo
lo Spirito. Ciò non avviene magicamente. Gli apostoli lo hanno ricevuto dopo un lungo percorso
che li ha portati a mettere in discussione le loro idee e convinzioni. C’è uno spirito del mondo che
deve essere rigettato, e occorre innanzitutto averne consapevolezza. Nella Chiesa riceviamo, in primo
luogo, una illuminazione sullo spirito che guida la nostra vita affinché ci rendiamo conto che esso
non ha nulla a che fare con lo Spirito Santo, anche se il nostro spirito può apparire molto buono e
ispiratore di tanti buoni suggerimenti. Il fatto è che lo Spirito di Dio è un’altra cosa. Occorre veramente
accogliere la testimonianza della Chiesa sulla verità delle cose di Dio.
4. La missione della Chiesa. Gesù invia gli apostoli nel mondo con la missione di dare testimonianza
del potere universale di Cristo e di offrirlo agli uomini. Infatti, nonostante che Gesù sia stato assunto
alla destra di Dio, continua a rimanere in mezzo ai suoi. E la testimonianza di Gesù è lo spirito
di profezia (Ap 19,10). Quello che svolge la Chiesa è una missione profetica. Se prima della Pentecoste
il profeta era un singolo, animato a tempo determinato dallo Spirito in funzione del proprio
popolo, ora è la Chiesa di Cristo nel suo insieme che riceve un mandato profetico, non più a tempo
determinato, ma fino alla consumazione dei tempi, perché lo Spirito rimane sempre nella Chiesa.
Tutti i popoli sono chiamati a riconoscere la sovranità di Cristo e ad osservare la sua torah. Il mandato
è per tutte le nazioni. La Chiesa ha un ruolo irrinunciabile nei confronti di tutti, nei confronti
dell’intera umanità. La Chiesa non può venire meno al servizio alla verità che Cristo le ha affidato.
La Chiesa ha, sino alla fine dei tempi, questa missione, per mandato esplicito di Cristo, alla quale
non potrà mai rinunciare, e a causa della quale seguirà la sorte degli antichi profeti, quella della persecuzione.

Fonte:http://www.donmarcoceccarelli.it

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