Don Paolo Zamengo, "La personalità non la compri "

Santissima Trinità (Anno B) (27/05/2018)
La personalità non la compri         Mt 28,16-20

Mi è capitato, tempo fa, di entrare in un bar. Mi faccio largo per prendere un caffè e sono circondato dai soliti discorsi. Si parlava di calciatori. Mi sono detto: i giocatori si possono comprare ma la personalità non la compri da nessuna parte. Si fa sempre più fatica a forgiare personalità. Sono uscito dal bar immaginando le strade piene di gente con la famosa lanterna di Diogene. Tutti in cerca dell’uomo.

Mi sembra che nella nostra cultura c’è una specie di rinuncia e di rassegnazione. Non si sa cosa sia una personalità, quali le sue caratteristiche e non sappiamo come formarla.  Deleghiamo alla scienza e alla tecnica il compito di liberarci da ogni fastidio ma non troviamo le risposte ai problemi di fondo della vita e dell’anima. Perché?

Perché dimentichiamo la cosa fondamentale. Noi siamo, per grazia di Dio, un mistero. Ma lo Spirito attesta che siamo figli di Dio. Questa è la nostra grandezza, questa è la nostra nobiltà. È un mistero certo, cioè una realta immensamente grande la cui totale comprensione ci sfugge e ci supera perché non è frutto delle nostre mani ma è un magnifico dono di Dio.

E allora dove ci è dato di ritrovare la forza per vivere da figli? Dove e come maturare la consapevolezza e la capacità di dare senso alla vita pur facendo esperienza del nostro limite, il declino della bellezza esteriore, le sconfitte della vita e pure la morte? Dove trovare le risposte che forgiano la nostra responsabilità umana e cristiana?

La liturgia di oggi ci viene in aiuto: “Se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria”. La risposta è qui, la risposta è Cristo. Lui forgia in noi questa personalità comprata a caro prezzo, a prezzo del suo sangue sparso con fuoco d’amore.

Oggi i nostri pensieri sono immersi nella luce della Trinità. Deponiamo la nostra fragile lanterna e immergiamoci in questo mare. Troveremo la nostra identità, il senso di ogni istante del nostro vivere, della gioia e del dolore.

Festa della Trinità ma anche festa della dignità di figli. Quante crisi di identità in meno e quanta speranza in più nel nostro quotidiano. La festa di oggi è un invito ad entrare nell’orbita di Dio, ad avere le sue stesse aspirazioni, a vivere la sua stessa vita, a gioire del suo stesso amore. E l’amore comincia là dove la comunione vince la divisione e l’egoismo.

Il Signore non convoca le migliori intelligenze ma convoca noi, come ha convocato i dodici pescatori di Galilea che sanno di non sapere, che si sentono piccoli e inadeguati ma sono abbracciati dal mistero. Come un bambino che è forte della forza di suo padre, siamo custodi del mistero, pur senza comprenderlo tutto, immersi dentro un respiro, un soffio, un vento in cui naviga tutta la creazione.

Non sono gli apostoli che portano l'annuncio, è l'annuncio che trasporta loro. La Trinità ha nomi che abbracciano e fanno vivere. Una famiglia, una comunione. Padre, Figlio e Spirito santo.

Dobbiamo immergere ogni vita nella vita di Dio. Questa è la missione della Chiesa, spalancare agli uomini la vita divina, una vita che vibra di comunione. Sono le ultime parole di Gesù, il suo testamento, il cuore della fede. Mosè le aveva anticipate: “Tutto questo vi è stato detto perché siate felici, voi e i vostri figli!”. Gesù le fa sue: Vi ho detto queste cose perché abbiate in voi la gioia”.

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