fr. Massimo Rossi, Commento Santissima Trinità (Anno B)


Commento su Matteo 28,16-20
fr. Massimo Rossi  
Santissima Trinità (Anno B) (27/05/2018)

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Nella lingua corrente non esisteva una parola che indicasse contemporaneamente ‘uno' e ‘tre'... Quando la teologia cristiana cominciò a raccogliere le idee sull'identità di Dio, non poté far altro che inventare un nuovo termine, per esprimere che il nostro Dio è uno solo, ma in tre persone; e questo neologismo è proprio TRINITÁ.

Sulle tre persone della Trinità è stato detto e scritto tanto, eresie comprese.

Nei primi quattro secoli, i due nodi più difficili da sciogliere erano tre....

Il primo consistette nel definire la Trinità - un solo Dio in tre Persone - senza cadere nell'errore di presentarla come relazione fra tre Dei.

La seconda difficoltà riguarda la divinità del Cristo e la sua generazione dal Padre; il rischio - e anche più di un rischio! - era di farne una creatura, sublime finché si vuole, eccelsa, perfetta, celeste... ma sempre una creatura; e non lo si può accettare! Non vi sembri un problema superato... Ancora oggi, molti (sedicenti) cristiani, interrogati se Gesù di Nazareth fosse Dio, dichiarano senza alcuna esitazione che “Gesù non era Dio: Gesù era Gesù; ma Dio è un'altra cosa”... Della serie: poche idee, ma confuse!

La terza difficoltà - indovinate un po'! - non poteva che riguardare la terza Persona della SS.Trinità; a ciascuno il suo nodo... “Da dove viene lo Spirito Santo?”, si chiesero i Padri che definirono in Concilio il dogma della Trinità: dal Padre, o dal Figlio?...o da tutti e due?

La soluzione finale fu quella che ripetiamo ogni domenica recitando il Credo: lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato.

Ora, tutte queste verità - per molti fedeli, si tratta di concetti astratti, mandati a memoria al catechismo e recitati a macchinetta, senza troppa attenzione, perché, se appena si pensa a quel che si dice, ci si scorda le parole... - (queste verità) ricevono l'ossequio della ragione; in quanto cristiani, siamo stati educati da santa madre Chiesa a credere tutto ciò che afferma in materia di fede...

Ma lo sapete che nel IV secolo, quando i Padri che parteciparono ai Concili di Nicea e Costantinopoli, uscirono dall'aula conciliare con il testo del Credo, la popolazione li portò in trionfo per le strade della città, perché avevano finalmente trovato le parole per poter dire la fede?

Sarà capitato anche a voi di voler dire qualcosa, ma di non trovare le parole adatte... si è colti da un senso di frustrazione, di inadeguatezza... quasi che quello che sentiamo non fosse del tutto reale, del tutto vero... del tutto chiaro a noi, prima che agli altri.

Alcuni filosofi moderni, da Schleiermacher in poi, scrivono che non ci sono parole adeguate per comunicare il proprio sentimento religioso. In pratica siamo condannati al silenzio... o, peggio ancora, dubitiamo che si possa addirittura vivere un'esperienza religiosa.

Tantovale arrendersi, abbandonare il cammino dello spirito e percorrere altre strade, ad esempio il cimento intellettuale...

Tornando alla odierna solennità, vi confesso che non mi è facile pregare la Trinità in quanto tale: preferisco indirizzare la preghiera a Gesù, più precisamente al Cristo del Venerdì Santo.

Non solo perché il Crocifisso è il simbolo per eccellenza della nostra fede; non solo perché l'azione liturgica del Venerdì Santo è particolarmente ricca di pathos, pervasa dal silenzio, e favorisce il raccoglimento e l'adorazione del Figlio di Dio deposto dal legno...

L'ultimo soffio vitale di Cristo è lo Spirito Santo, lo stesso che (cfr. Gen1,1) aleggiava sulle acque, agli albori della creazione, quando Dio chiamava all'esistenza tutto ciò che è, semplicemente pronunciandone il nome.

Ebbene, sul Calvario la storia degli uomini vive un nuovo inizio, una nuova creazione.

In mezzo a quel caos, straordinariamente simile al caos primigenio, tra le tenebre di un pomeriggio particolare, le voci concitate della folla che rientrava in città, le manovre dei soldati pronti a lasciare la scena dell'esecuzione - chiamiamola pure scena del crimine... il peggiore della storia! -, (in mezzo a quel caos) il Signore si abbandonò tra le braccia del Padre suo, esalando l'ultimo respiro.

Quel respiro fu il protagonista della creazione nuova, chiamata Chiesa, scaturita dal costato aperto del Signore, vitalizzata dal Suo ultimo respiro, e rappresentata dalla madre e dall'amico del cuore.

Come vedete, sul monte della crocifissione, le tre Persone della Trinità sono presenti, a diverso titolo: il Padre contempla l'azione, restando per così dire all'esterno della scena. Il Figlio, la sua missione l'ha compiuta.

Ora è l'ora dello Spirito Santo: dopo avere scortato il Verbo ad incarnarsi nel grembo della Vergine; dopo aver assistito Gesù nel suo ministero pubblico, ripresentandogli la volontà del Padre affinché la realizzasse in parole e gesti; sul Calvario lo Spirito Santo diede dunque inizio alla Chiesa; ora la assiste e la assisterà fino alla consumazione dei giorni.

Come ci insegna san Paolo, lo Spirito è Colui che ci educa a chiamare Dio papà; ci suggerisce che cosa chiedere, e come chiederlo; ci trasforma con la sua Grazia infusa nei sacramenti; feconda la nostra opera di promozione umana, trasformandola in autentica carità.

L'apostolo dei pagani è il primo ad avviare una riflessione teologica seria e coraggiosa sulle tre Persone divine, prima ancora che il magistero ufficiale ne dichiarasse la natura e le reciproche relazioni; prima ancora che si cominciasse a parlare della Trinità: scrivendo ai cristiani di Roma, Paolo dichiara che siamo figli di Dio e coeredi di Cristo, a condizione, però, che prendiamo parte alle sue sofferenze. Che significa?
Un aiutino?

OK: Vangelo di Matteo, capitoli 5, 6 e 7. Rileggeteli con attenzione e capirete.

Non bisogna aver paura di leggere il Vangelo. È una buona notizia, per tutti! Anche per noi.

Fonte:/www.qumran2.net/

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