FRA.Andrea Vaona, “nel nome” non “nei nomi”
(Mt 28,16-20).Solennità della Santissima Trinità – anno B -
Il Signore risorto è ritornato nella Galilea pagana. È qui che egli aveva cominciato ad annunciare la conversione e il Vangelo del Regno (cf. Mt 4,15.17.23). È qui, in questo luogo di frontiera, che egli aveva dato appuntamento ai suoi discepoli, che si erano dispersi quando egli, il pastore, era stato ferito (cf. Mt 28,8-10). È ritornato sui luoghi dell’inizio, per dare loro la pienezza: il Risorto è la luce decisiva che rischiara tutti coloro che camminano nelle tenebre e nell’ombra della morte.
Nonostante il dubbio dei discepoli, Gesù affida a loro il messaggio di salvezza. E la missione di annunciare un Dio che è Padre ed è Figlio ed è Spirito Santo. La formula usata qui da Matteo è unica in tutto il Nuovo testamento, per esprimere la fede in ciò che in seguito si chiamerà la Trinità. Matteo l’ha presa probabilmente dagli usi comunitari del suo tempo. Per quanto sappiamo è possibile che agli inizi si battezzasse nel nome di Gesù (Atti 2,38). “Nel nome di” esprime l’inizio di un legame personale e nuovo con qualcuno. Mediante questa formula Cristo risorto mette sullo steso piano le tre Persone divine. Il riferimento alle tre Persone – da quanto sappiamo – si è imposto a poco a poco, nella fedeltà ad una lettura approfondita del vangelo: la manifestazione di Dio nel battesimo di Gesù (3,16-17), l’insegnamento di Gesù sul Padre (7,21; 10,32;…), sul Figlio (11,27; 17,5; 21,37) e sullo Spirito (10,20; 12,28). E’ così che il detto sul battesimo ricorda la professione di fede del battezzato in Dio Trinità, rivelato da Gesù. Una dimensione tanto cara a san Francesco nei suoi scritti.
Sant’Antonio di Padova sottolinea con arguzia:
«Il Signore rivela chiaramente l’Unità della divina sostanza e la Trinità delle Persone, quando dice: Andate e battezzate tutte le genti, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (cf. Mt 28,19). Dice appunto: “nel nome”, e non “nei nomi”, per indicare l’unità della sostanza. E con i tre nomi che aggiunge, indica che sono “Tre Persone”» […] «In riferimento alle cose create, intendiamo la Trinità in una sola sostanza, vale a dire un solo Dio Padre dal quale proveniamo, un unico Figlio per mezzo del quale esistiamo, e un solo Spirito Santo nel quale viviamo; vale a dire: il principio al quale ci riferiamo, la forma, il modello al quale tendiamo e la grazia con la quale veniamo riconciliati» (Sermone VI domenica dopo Pasqua).
Si va e si fanno discepoli “nel nome di”… non nel nostro nome! Il cristiano è un missionario nella misura indicata da don Tonino Bello: “un mendicante che va a dire a un altro mendicante dove ha trovato qualcosa da mangiare”.
E san Francesco aveva intuito che la promessa di Cristo si realizza proprio in qualcosa da “mangiare”:
«Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con la vista del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con occhi spirituali, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero. E in tal modo il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: “Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo”» (Ammonizioni, I : FF 144-145).
Fonte:http://bibbiafrancescana.org
Il Signore risorto è ritornato nella Galilea pagana. È qui che egli aveva cominciato ad annunciare la conversione e il Vangelo del Regno (cf. Mt 4,15.17.23). È qui, in questo luogo di frontiera, che egli aveva dato appuntamento ai suoi discepoli, che si erano dispersi quando egli, il pastore, era stato ferito (cf. Mt 28,8-10). È ritornato sui luoghi dell’inizio, per dare loro la pienezza: il Risorto è la luce decisiva che rischiara tutti coloro che camminano nelle tenebre e nell’ombra della morte.
Nonostante il dubbio dei discepoli, Gesù affida a loro il messaggio di salvezza. E la missione di annunciare un Dio che è Padre ed è Figlio ed è Spirito Santo. La formula usata qui da Matteo è unica in tutto il Nuovo testamento, per esprimere la fede in ciò che in seguito si chiamerà la Trinità. Matteo l’ha presa probabilmente dagli usi comunitari del suo tempo. Per quanto sappiamo è possibile che agli inizi si battezzasse nel nome di Gesù (Atti 2,38). “Nel nome di” esprime l’inizio di un legame personale e nuovo con qualcuno. Mediante questa formula Cristo risorto mette sullo steso piano le tre Persone divine. Il riferimento alle tre Persone – da quanto sappiamo – si è imposto a poco a poco, nella fedeltà ad una lettura approfondita del vangelo: la manifestazione di Dio nel battesimo di Gesù (3,16-17), l’insegnamento di Gesù sul Padre (7,21; 10,32;…), sul Figlio (11,27; 17,5; 21,37) e sullo Spirito (10,20; 12,28). E’ così che il detto sul battesimo ricorda la professione di fede del battezzato in Dio Trinità, rivelato da Gesù. Una dimensione tanto cara a san Francesco nei suoi scritti.
Sant’Antonio di Padova sottolinea con arguzia:
«Il Signore rivela chiaramente l’Unità della divina sostanza e la Trinità delle Persone, quando dice: Andate e battezzate tutte le genti, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (cf. Mt 28,19). Dice appunto: “nel nome”, e non “nei nomi”, per indicare l’unità della sostanza. E con i tre nomi che aggiunge, indica che sono “Tre Persone”» […] «In riferimento alle cose create, intendiamo la Trinità in una sola sostanza, vale a dire un solo Dio Padre dal quale proveniamo, un unico Figlio per mezzo del quale esistiamo, e un solo Spirito Santo nel quale viviamo; vale a dire: il principio al quale ci riferiamo, la forma, il modello al quale tendiamo e la grazia con la quale veniamo riconciliati» (Sermone VI domenica dopo Pasqua).
Si va e si fanno discepoli “nel nome di”… non nel nostro nome! Il cristiano è un missionario nella misura indicata da don Tonino Bello: “un mendicante che va a dire a un altro mendicante dove ha trovato qualcosa da mangiare”.
E san Francesco aveva intuito che la promessa di Cristo si realizza proprio in qualcosa da “mangiare”:
«Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con la vista del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con occhi spirituali, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero. E in tal modo il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: “Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo”» (Ammonizioni, I : FF 144-145).
Fonte:http://bibbiafrancescana.org
Commenti
Posta un commento