Matteo Casarotto"Immergerci in Dio "
Immergerci in Dio – Santissima Trinità
DI MATTEO CASAROTTO · 26/05/2018
La Trinità: tema per nulla semplice. Sento il rischio di usare paroloni, di perdermi in astrazioni. Allora per aggirare questi ostacoli vorrei offrirvi due racconti. Il primo è una storia che la tradizione riferisce a sant’Agostino, uno dei massimi sapienti nella storia della Chiesa.
Questo racconto riporta che un giorno Agostino, assillato da tante domande sul mistero di Dio, si era messo a camminare sulla riva del mare. E lì il grande sapiente incontrò un bambino che, scavata una buca nella sabbia, continuava a correre dal mare alla sua buca, trasportando ogni volta un po’ d’acqua.
primo racconto: non conosciamo Dio chiudendolo nelle nostre categorieAgostino si fermò a osservare incuriosito, poi, non riuscendo a trattenersi, domandò al bambino a cosa stesse giocando. “Non è un gioco”, rispose il bambino, “voglio trasportare tutto il mare in questa buca”. A questo punto il sapiente sorrise e spiegò al piccolo che era impossibile: il mare era troppo grande, non si poteva farlo stare in una buca. Anche il bambino sorrise e rispose: “Forse hai ragione, Agostino, ma sappi che è più facile per me travasare qui le acque dell’intero Oceano che alla tua mente scorgere i confini dell’amore di Dio“.
Tornando a noi, questo racconto ci fa dire: se crediamo di farci stare l’oceano in una buca, di rinchiudere il mistero del Dio vivente nella povertà dei nostri schemi e delle nostre parole, siamo condannati alla frustrazione.
Ma l’alternativa c’è, ed è semplice: perché non abbandoniamo la nostra patetica buca e accettiamo il rischio di fare un tuffo nel mare? Ovvero, fuor di metafora: perché non accettiamo il fatto che Dio non lo conosciamo a distanza, ma, al contrario, immergendoci in lui?
secondo racconto: conosciamo Dio se ci immergiamo in luiEcco allora il secondo racconto, che riguarda Madeleine Delbrel, una mistica del nostro tempo, vissuta alla periferia di Parigi come assistente sociale. Nella sua giovinezza Madeleine professava un ateismo radicale, al punto da scrivere nel suo diario: “Dio è morto. Viva la morte”. Frequentando l’università, entrò in contatto con alcuni coetanei cristiani: la loro fede la spinse ad ammettere la possibilità dell’esistenza di Dio. Madeleine così scrisse riguardo a questo momento della sua vita:
A forza di incontrarli spesso per parecchi mesi, onestamente non potevo più lasciare non il loro Dio, ma Dio nell’assurdo….
Se volevo essere sincera, non essendo più Dio rigorosamente impossibile, non doveva essere trattato come certamente inesistente. Scelsi quel che mi sembrava tradurre meglio il mio cambiamento di prospettiva: decisi di pregare.
Fin dalla prima volta pregai in ginocchio per paura, ancora, dell’idealismo. L’ho fatto quel giorno e molti altri giorni e senza misurare il tempo. Dopo, leggendo e riflettendo, ho trovato Dio; ma pregando ho creduto che Dio mi trovasse e che egli è la verità vivente, e che si può amarlo come si ama una persona.
Quando per lei Dio divenne una possibilità, Madeleine si aprì alla preghiera. Con coraggio si tuffò nella vita di Dio, della cui esistenza nemmeno era certa. E in questo modo davanti a lei si aprirono orizzonti prima inimmaginabili. Soprattutto, cominciò a credere alla possibilità che Dio avesse trovato lei, non il contrario.
Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. (Matteo 28,19)
Diventare cristiani vuol dire immergerci – questo è il significato letterale di battesimo – nella vita di Dio, lasciarci raggiungere dal Padre che nel Figlio e nello Spirito ci viene incontro e ci abbraccia.
Questo tuffo ci cambia: ci fa stare nel mondo come figli di Dio, che si rivolgono con fiducia al Padre, che seguono le orme del Figlio, che si lasciano rinnovare dallo Spirito.
Confessare la Trinità significa allora riconoscere che Dio ci è vicino. Quello che ci serve per gioirne è il coraggio di un tuffo.
Confessare la Trinità significa riconoscere che Dio ci è vicino. Quello che ci serve per gioirne è il coraggio di un tuffo. #twittomelia
Fonte:http://www.twittomelia.it/
DI MATTEO CASAROTTO · 26/05/2018
La Trinità: tema per nulla semplice. Sento il rischio di usare paroloni, di perdermi in astrazioni. Allora per aggirare questi ostacoli vorrei offrirvi due racconti. Il primo è una storia che la tradizione riferisce a sant’Agostino, uno dei massimi sapienti nella storia della Chiesa.
Questo racconto riporta che un giorno Agostino, assillato da tante domande sul mistero di Dio, si era messo a camminare sulla riva del mare. E lì il grande sapiente incontrò un bambino che, scavata una buca nella sabbia, continuava a correre dal mare alla sua buca, trasportando ogni volta un po’ d’acqua.
primo racconto: non conosciamo Dio chiudendolo nelle nostre categorieAgostino si fermò a osservare incuriosito, poi, non riuscendo a trattenersi, domandò al bambino a cosa stesse giocando. “Non è un gioco”, rispose il bambino, “voglio trasportare tutto il mare in questa buca”. A questo punto il sapiente sorrise e spiegò al piccolo che era impossibile: il mare era troppo grande, non si poteva farlo stare in una buca. Anche il bambino sorrise e rispose: “Forse hai ragione, Agostino, ma sappi che è più facile per me travasare qui le acque dell’intero Oceano che alla tua mente scorgere i confini dell’amore di Dio“.
Tornando a noi, questo racconto ci fa dire: se crediamo di farci stare l’oceano in una buca, di rinchiudere il mistero del Dio vivente nella povertà dei nostri schemi e delle nostre parole, siamo condannati alla frustrazione.
Ma l’alternativa c’è, ed è semplice: perché non abbandoniamo la nostra patetica buca e accettiamo il rischio di fare un tuffo nel mare? Ovvero, fuor di metafora: perché non accettiamo il fatto che Dio non lo conosciamo a distanza, ma, al contrario, immergendoci in lui?
secondo racconto: conosciamo Dio se ci immergiamo in luiEcco allora il secondo racconto, che riguarda Madeleine Delbrel, una mistica del nostro tempo, vissuta alla periferia di Parigi come assistente sociale. Nella sua giovinezza Madeleine professava un ateismo radicale, al punto da scrivere nel suo diario: “Dio è morto. Viva la morte”. Frequentando l’università, entrò in contatto con alcuni coetanei cristiani: la loro fede la spinse ad ammettere la possibilità dell’esistenza di Dio. Madeleine così scrisse riguardo a questo momento della sua vita:
A forza di incontrarli spesso per parecchi mesi, onestamente non potevo più lasciare non il loro Dio, ma Dio nell’assurdo….
Se volevo essere sincera, non essendo più Dio rigorosamente impossibile, non doveva essere trattato come certamente inesistente. Scelsi quel che mi sembrava tradurre meglio il mio cambiamento di prospettiva: decisi di pregare.
Fin dalla prima volta pregai in ginocchio per paura, ancora, dell’idealismo. L’ho fatto quel giorno e molti altri giorni e senza misurare il tempo. Dopo, leggendo e riflettendo, ho trovato Dio; ma pregando ho creduto che Dio mi trovasse e che egli è la verità vivente, e che si può amarlo come si ama una persona.
Quando per lei Dio divenne una possibilità, Madeleine si aprì alla preghiera. Con coraggio si tuffò nella vita di Dio, della cui esistenza nemmeno era certa. E in questo modo davanti a lei si aprirono orizzonti prima inimmaginabili. Soprattutto, cominciò a credere alla possibilità che Dio avesse trovato lei, non il contrario.
Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. (Matteo 28,19)
Diventare cristiani vuol dire immergerci – questo è il significato letterale di battesimo – nella vita di Dio, lasciarci raggiungere dal Padre che nel Figlio e nello Spirito ci viene incontro e ci abbraccia.
Questo tuffo ci cambia: ci fa stare nel mondo come figli di Dio, che si rivolgono con fiducia al Padre, che seguono le orme del Figlio, che si lasciano rinnovare dallo Spirito.
Confessare la Trinità significa allora riconoscere che Dio ci è vicino. Quello che ci serve per gioirne è il coraggio di un tuffo.
Confessare la Trinità significa riconoscere che Dio ci è vicino. Quello che ci serve per gioirne è il coraggio di un tuffo. #twittomelia
Fonte:http://www.twittomelia.it/
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