p. José María CASTILLO, "QUESTO E’ IL MIO CORPO, QUESTO E’ IL MIO SANGUE"
CORPO E SANGUE DI CRISTO – 3 giugno 2018 - Commento al Vangelo
QUESTO E’ IL MIO CORPO, QUESTO E’ IL MIO SANGUE
di p. José María CASTILLO
Mc 14,12-16.22-26
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Nella festa del Corpus Domini, il giorno nel quale la Chiesa propone ai suoi fedeli il ricordo di ciò che significa e rappresenta l’Eucaristia per tutti i credenti in Gesù il Signore, dovremmo pensare a fondo a quello che sta capitando con la messa. Rispettiamo realmente noi cristiani quello che ci ha lasciato detto Gesù su questa questione fondamentale? Gesù infatti ha detto: “Fate questo in mio ricordo”. Cioè Gesù ci ha lasciato un mandato che dobbiamo rispettare ed al quale non dovremmo mai togliergli importanza. Perché il Signore ci ha lasciato detto questo: “Fate questo (quello che io sto facendo) perché vi ricordiate di me”. Ma - siamo sinceri - dobbiamo chiederci: la Chiesa continua a fare quello che quella notte ha fatto Gesù? Noi lo continuiamo a fare? Ci importa molto o poco se si fa o se si tralascia di compiere quel comando che Gesù ha imposto a tutti noi? Gesù ci ha lasciato detto questo proprio la notte nella quale si è congedato da quelli che ci hanno preceduto. Sono state le sue ultime volontà. Cosa stiamo facendo di quel desiderio e di quello che ha lasciato disposto Gesù?
Pensiamo per un momento non alle teologie ed ai documenti. Pensiamo ai fatti. A quello che sta succedendo nella Chiesa. Di fatto la Chiesa ha disposto le cose in maniera tale che al giorno d’oggi - così come l’autorità ecclesiastica ha legiferato su come si deve celebrare l’Eucaristia - la conseguenza è che più della metà delle parrocchie del mondo non celebra e non può celebrare la messa se non una volta a settimana. La cosa è evidente: invece di fare quello che ha fatto Gesù quella notte (condividere la mensa con un gruppo che, almeno all’inizio, si voleva bene), si sono organizzati una teologia ed un rituale che, così come si sono messe le cose, non è possibile compiere il mandato del Signore. È necessario un prete che abbia studiato, che sia celibe, che sia uomo (e mai donna), che abbia l’approvazione del vescovo (ed il vescovo deve averla da Roma)…Siamo certi del fatto che la Chiesa ha l’autorità (datale da Dio) per fare quello che sta facendo?
E la cosa più preoccupante non è quello che sta avvenendo, ma quello che avverrà tra pochi anni. Si sa che in poco tempo (negli ultimi dieci anni) il numero dei preti (nella Chiesa cattolica) è diminuito del 45%. Nei seminari non entrano giovani per prendere il posto di quelli che si ammalano, muoiono, abbandonano il ministero, etc. Questo vuole dire come minimo che il problema si aggrava ogni anno che passa. Possiamo permettere che questo stato di cose perduri e si aggravi di giorno in giorno? Certo, merita tutto il nostro rispetto e la nostra devozione la processione del Corpus Domini con quello che rappresenta. Ma, se leggiamo con calma i vangeli, non dovremmo manifestare il nostro disaccordo con la precisione che si mette nell’osservanza dei riti sacri, mentre si dimentica in maniera scandalosa il mandato di Gesù? E conviene terminare ricordando che l’importante non è cenare insieme, ma rendere vivo ed attuale quello che ha rappresentato quella cena d’addio. Pensiamoci.
Fonte:www.ildialogo.org
QUESTO E’ IL MIO CORPO, QUESTO E’ IL MIO SANGUE
di p. José María CASTILLO
Mc 14,12-16.22-26
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Nella festa del Corpus Domini, il giorno nel quale la Chiesa propone ai suoi fedeli il ricordo di ciò che significa e rappresenta l’Eucaristia per tutti i credenti in Gesù il Signore, dovremmo pensare a fondo a quello che sta capitando con la messa. Rispettiamo realmente noi cristiani quello che ci ha lasciato detto Gesù su questa questione fondamentale? Gesù infatti ha detto: “Fate questo in mio ricordo”. Cioè Gesù ci ha lasciato un mandato che dobbiamo rispettare ed al quale non dovremmo mai togliergli importanza. Perché il Signore ci ha lasciato detto questo: “Fate questo (quello che io sto facendo) perché vi ricordiate di me”. Ma - siamo sinceri - dobbiamo chiederci: la Chiesa continua a fare quello che quella notte ha fatto Gesù? Noi lo continuiamo a fare? Ci importa molto o poco se si fa o se si tralascia di compiere quel comando che Gesù ha imposto a tutti noi? Gesù ci ha lasciato detto questo proprio la notte nella quale si è congedato da quelli che ci hanno preceduto. Sono state le sue ultime volontà. Cosa stiamo facendo di quel desiderio e di quello che ha lasciato disposto Gesù?
Pensiamo per un momento non alle teologie ed ai documenti. Pensiamo ai fatti. A quello che sta succedendo nella Chiesa. Di fatto la Chiesa ha disposto le cose in maniera tale che al giorno d’oggi - così come l’autorità ecclesiastica ha legiferato su come si deve celebrare l’Eucaristia - la conseguenza è che più della metà delle parrocchie del mondo non celebra e non può celebrare la messa se non una volta a settimana. La cosa è evidente: invece di fare quello che ha fatto Gesù quella notte (condividere la mensa con un gruppo che, almeno all’inizio, si voleva bene), si sono organizzati una teologia ed un rituale che, così come si sono messe le cose, non è possibile compiere il mandato del Signore. È necessario un prete che abbia studiato, che sia celibe, che sia uomo (e mai donna), che abbia l’approvazione del vescovo (ed il vescovo deve averla da Roma)…Siamo certi del fatto che la Chiesa ha l’autorità (datale da Dio) per fare quello che sta facendo?
E la cosa più preoccupante non è quello che sta avvenendo, ma quello che avverrà tra pochi anni. Si sa che in poco tempo (negli ultimi dieci anni) il numero dei preti (nella Chiesa cattolica) è diminuito del 45%. Nei seminari non entrano giovani per prendere il posto di quelli che si ammalano, muoiono, abbandonano il ministero, etc. Questo vuole dire come minimo che il problema si aggrava ogni anno che passa. Possiamo permettere che questo stato di cose perduri e si aggravi di giorno in giorno? Certo, merita tutto il nostro rispetto e la nostra devozione la processione del Corpus Domini con quello che rappresenta. Ma, se leggiamo con calma i vangeli, non dovremmo manifestare il nostro disaccordo con la precisione che si mette nell’osservanza dei riti sacri, mentre si dimentica in maniera scandalosa il mandato di Gesù? E conviene terminare ricordando che l’importante non è cenare insieme, ma rendere vivo ed attuale quello che ha rappresentato quella cena d’addio. Pensiamoci.
Fonte:www.ildialogo.org
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