don Roberto Seregni "Primizie del Regno"

Primizie del Regno
don Roberto Seregni  
XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) 

  Visualizza Mc 4,26-34
Giornate piene. La vita dell'oratorio è entrata a pieno regime con il Grest. Una folla urlante di bambini riempirà di gioia il cortile per cinque settimane e intanto ci sono tre campi estivi da preparare e un trasloco da organizzare. Resto sereno, o almeno ci provo.

Leggo con calma queste bellissime parabola di Marco e mi dico che vorrei avere uno sguardo capace di profezia come quello del contadino. Uno sguardo che sa vedere il chicco maturo nella spiga anche quando sotto gli occhi non c'è altro che la terra brulla.
Ma andiamo con ordine.

Un uomo getta il seme nel terreno e, dopo aver fatto la sua parte, non può più fare nulla se non fidarsi e attendere. Il contadino sa che tutto avviene senza di lui e che quanto accade sottoterra non dipende da lui ma dalla potenza che abita il seme. L'agricoltore lo sa senza vedere e senza costatare: nel buio e nel nascondimento sta germogliando la vita.

Il Regno di Dio è così: non è un prodotto dell'uomo, non è un risultato di uno sforzo titanico, ma un Suo dono. Un dono sottratto alle logiche di efficienza e di visibilità che spesso condizionano la nostra spolmonante frenesia. I discepoli di ogni tempo, che vivono immersi nel dubbio e nella paura che il seme della Parola faccia cilecca e che il Regno di Dio sia un miraggio che lascia intravedere un'oasi felice nel deserto della crisi, sono chiamati a rafforzare e irrobustire la loro fiducia.
Il seme porterà frutto.

Non ci sono dubbi.

La seconda parabola che la liturgia ci offre, si gioca invece sul contrasto tra piccolezza del seme di senapa e la grandezza dell'albero che da esso può nascere. Qui, Gesù, sta parlando di sé e della sua missione. Il Regno di Dio, con tutta la sua bellezza e la sua grandezza, è già presente nella piccolezza della persona di Gesù e nell'umiltà della sua predicazione.

Dietro all'apparente piccolezza di Gesù, si nasconde una potenza e una grandezza inaudita. A noi il compito di accoglierla, di saper leggere in quell' apparente debolezza la forza di Colui che per amore è venuto per servire e non per essere servito (cfr Mc 10,45).

Coraggio, cari amici! Nella fiducia, nella pazienza e nell'accoglienza che ci vengono richieste dalla Parola, lasciamo che in noi e attorno a noi possano fiorire le primizie del Regno di Dio.

Rinnova la mia gratitudine per tantissimi amici che in queste settimane mi hanno scritto per informarsi sulla mia partenza e sulla missione di Carabayllo, purtroppo non riesco a rispondere a tutti e mi dispiace. Vi ricordo e vi chiedo di accompagnarmi con la preghiera!

donRobi

Fonte:www.qumran2.net/

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