ORDINE DEI CARMELITANI, Lectio"Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano"

Lectio:  Domenica, 10 Giugno, 2018
Tempo Ordinario

Marco (3, 20-35)

1)  Preghiera iniziale

O Dio di grazia e di amore,

che governi tutte le cose in cielo e sulla terra,

ascolta benigno la preghiera del tuo popolo

e concedi la tua pace ai nostri giorni.

Te lo chiediamo, per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio,

che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.  Amen.

2)  Lettura : Dal Vangelo secondo Marco (3, 20-35)

Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: "È fuori di sé".
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: "Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni". Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: "Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.

In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna". Poiché dicevano: "È posseduto da uno spirito impuro".

Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: "Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano". Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.

3)    Riflessione

Gesù non abita più a Nazareth, essendosi trasferito a Cafarnao (Mc 2,1). Quindi i suoi familiari devono coprire una distanza di circa 40 km per raggiungerlo e portarselo via, credendolo “fuori di sé”. Forse qualcuno aveva loro riferito che Gesù non si comportava in modo normale ed essi pensavano che egli avrebbe potuto compromettere il nome della famiglia. A questo punto appare chiaro che la relazione di Gesù con i suoi era in crisi. Nell’antico Israele era il clan, cioè la famiglia allargata, a garantire alle persone mutua protezione, a trasmettere la tradizione e a mantenere viva l’identità guidaica. Nella Galilea del tempo di Gesù tutto questo era venuto meno o stava subendo un declino sempre crescente, a causa del sistema Romano introdotto e imposto in quella regione, sotto il governo di Erode il Grande (dal 37 al 4 a.C.) e di suo figlio Erode Antipa (dal 4 a.C. al 39 d.C.). Il clan, o la comunità, come istituzione stava decisamente perdendo valore e forza. Le tasse dovute al governo straniero e al Tempio, il crescente indebitamento, la mentalità individualista propria dell’Ellenismo imperante, le frequenti minacce di una violenta oppressione da parte dei Romani, l’obbligo di accogliere e dare alloggio ai soldati romani, la fatica sempre più grande per sopravvivere, tutto questo aveva portato le famiglie a chiudersi in se stesse e a ripiegarsi sui propri bisogni. L’ospitalità era diventata rara, così come la condivisione e la comunione attorno alla stessa tavola; per non parlare dell’accoglienza degli emarginati. In più questa chiusura attorno ai membri più prossimi della propria famiglia veniva anche incentivata dalle pratiche religiose del tempo. L’osservanza delle norme di purità accresceva ancor più l’emarginazione di molte persone: donne, bambini, Samaritani, stranieri, lebbrosi, ammalati, storpi, esattori delle tasse, paralitici. Queste norme, invece di favorire la reciproca accoglienza e la condivisione, acuivano ancor più la separazione e l’esclusione.

          Gli scribi, che entrano in scena in questo Vangelo, accusano Gesù di esercitare un potere demoniaco: “Scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni!”. Da parte loro il giudizio era stato emesso e non erano disponibili, ormai più a lasciarsi toccare interiormente da nulla, né opere buone, né l’annuncio di salvezza e nemmeno la gioia avrebbero potuto penetrare nella loro coscienza e modificare l’opinione che si erano fatti di Gesù. E Lui, il Signore, chiama questo atteggiamento con un nome molto forte: è la bestemmia contro lo Spirito Santo. Si tratta di una forma di idolatria, con la quale noi facciamo della nostra opinione, del nostro credo, un idolo e ci rifiutiamo di permettere a Dio o a chiunque altro di spezzare questa nostra difesa ed entrare in noi per aiutarci ad allargare la nostra visuale. Questo è un peccato imperdonabile, “una colpa eterna”, perché le persone che volontariamente si imprigionano in una ideologia, si chiudono alla grazia, dando, così, inizio alla loro stessa morte. La condanna di Gesù nei confronti di questo atteggiamento è sicuramente la critica più dura che egli pronuncia in tutti i Vangeli. Critica da Lui indirizzata a persone che si erano ormai talmente chiuse nella loro trappola, che potevano solamente andare di male in peggio, fino ad arrivare a tramare la sua crocifissione.

          Da una parte questi scribi, ma dall’altra parte il gruppo dei familiari di Gesù; entrambi con il loro giudizio sbagliato nei confronti di Gesù. Gesù era diventato improvvisamente un personaggio pubblico e le autorità mal sopportavano la cosa. Forse i familiari si erano incontrati in una sorta di riunione di famiglia e avevano deciso di inviare una rappresentanza da Gesù, per prenderlo con sé e riportarlo a casa e farlo ragionare. Avevano la loro idea di come dovesse essere Gesù, in quanto membro della loro famiglia; mentre Lui non vi si conformava affatto! Ma Gesù, per tutta risposta, dichiara che i suoi legami più stretti e familiari non sono quelli del sangue o dell’eredità. Per Gesù, veri parenti, veri familiari, sono coloro che vivono una relazione d’amore con Dio, così come Lui fa (“Chi fa la volontà di Dio…”). Queste sono le persone che Lui è pronto a proteggere, come lo sarebbe nei confronti di sua madre e dei suoi fratelli di sangue; le persone che Lui considera come suoi coeredi, in tutto ciò che il Padre ha promesso. Gesù non rimane affatto chiuso negli angusti confini della sua piccola famiglia, ma apre ed estende i confini familiari, per creare una comunità ben più ampia. Gesù considera il profondo significato di famiglia, clan, comunità come espressione dell’incarnazione dell’amore di Dio come amore verso il prossimo.



4) Alcune domande per la riflessione personale

In che modo la vita della famiglia può aiutare o impedire la partecipazione nella vita della comunità cristiana?

Sei disposto ad accogliere Gesù così come Egli è, oppure vuoi un Messia fatto a tua misura, che sappia rispondere alle tue aspettative?

La calunnia, come l’accusa rivolta nei confronti di Gesù da parte degli scribi: “E’ posseduto da Beelzebul”, è l’arma dei deboli. Hai mai fatto esperienza di ciò?

Se accettiamo di far parte del gruppo dei più intimi di Gesù, sappiamo che questo comporta per noi il lasciar andare ogni genere di rivendicazione di importanza basata sulla razza, il genere, l’appartenenza etnica, la ricchezza, lo stato religioso, ecc. Sei pronto a fare ciò?



5) Preghiera conclusiva

Signore, tu ci scruti e ci conosci.

Tu sai quando sediamo e quando ci alziamo;

tu comprendi da lontano i nostri pensieri.

Provaci e conosci i nostri pensieri.

Vedi se in noi c’è una via di male

e guidaci sulla via dell’eternità.

Amen.

                            (dal Salmo 139)

Fonte:http://ocarm.org/it

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